Ubicazione originaria del Santuario: Appesi alle pareti interne. Note sulla raccolta: Un cenno all’antica raccolta, oggi dispersa, si trova in una lettera del 30 gennaio 1937 indirizzata da mons. Alessandro Macchi, vescovo di Como, all’arciprete di Montemilone don Vincenzo Merra, dove si fa riferimento agli affreschi del santuario sui quali «stavano appiccicati calzoni imbottiti di paglia, scarpe dei reduci della guerra, quadri e quadretti, camicette e calzoncini di bambini, puliti però ecc. ecc. Tutti ex voti, a dimostrare grazie ricevute dalla Madonna.» I devoti, inoltre, hanno sempre usato donare oggetti di oreficeria. Tipologia degli ex voto: Oggetti di oreficeria, Oggetti vari, Altro Conservazione attuale: La raccolta è oggi dispersa.
Secondo la tradizione locale il culto alla Vergine sarebbe stato introdotto da alcuni monaci italogreci, i quali avrebbero scavato anguste celle intorno alla collina su cui sorge il santuario, dando così vita ad un insediamento lauriotico incentrato intorno alla grotta in cima all’altura, forse dedicata a S. Lorenzo, sulla quale più tardi sarebbe sorto l’edificio sacro. La presenza bizantina sarebbe attestata da alcuni elementi, come il nome della valle che circonda il santuario, detta Valle dei Greci. La chiesa stessa nel passato serbava segni riconducibili alla liturgia bizantina, come la raffigurazione del santo diacono Lorenzo -oggi scomparsa – sulla parete della navata sinistra nei pressi dell’abside. Successivamente il santuario divenne dipendenza dell’abbazia benedettina di Banzi. Esso sembra identificabile con la chiesa di S. Maria de Incluso o Recluso nel territorio di Montemilone, citata in molte carte dell’abbazia: già in un documento del 1063, in verità falso, apparirebbe tra le tenute restituite dai feudatari ai monaci. In seguito alla persecuzione iconoclasta, prima di fuggire i monaci italogreci dimoranti nella Valle dei Greci avrebbero nascosto la statua della Vergine in una nicchia da loro ricavata nella roccia della collina. Dopo qualche tempo si ritrovarono nella zona due mandriani, uno di Montemilone e l’altro di Minervino, che conducevano al pascolo gli animali loro affidati. Essi scoprirono la grotta e la statua in essa nascosta che ciascuno di loro voleva portare al proprio paese. Per risolvere la controversia essi decisero allora di porre il simulacro su di un carro tirato da buoi, lasciando così la decisione in mano alla Vergine stessa. Ma i buoi, giunti al bivio delle vie che conducevano ai due paesi, anziché scegliere per una direzione o l’altra, ritornarono al luogo del ritrovamento, dove fu poi costruito il santuario. Secondo la tradizione locale, non sufficientemente suffragata da documenti attendibili, il santuario sarebbe originariamente appartenuto ad una comunità di monaci italogreci per divenire successivamente dipendenza dell’abbazia benedettina di Banzi. Il santuario, infatti, sembra identificabile con la chiesa di S. Maria de Incluso o Recluso nel territorio di Montemilone, citata in molte carte dell’abbazia: già in un documento del 1063, in verità falso, apparirebbe tra le tenute restituite dai feudatari ai monaci. Nel 1090 sarebbe poi stato confermato in possesso del monastero bantino dai figli del Guiscardo, nel 1102 e 1106 da papa Pasquale II e nel 1151 da re Ruggero. Nel 1729 la comunità carmelitana risulta estinta: nei verbali della visita pastorale effettuata in quell’anno si legge infatti che il vescovo del tempo, mons. Antonio Pacecco, aveva unito il santuario alla chiesa parrocchiale di S. Stefano. Fra il XV ed il XVI secolo il santuario avrebbe perso il legame con Banzi e accanto ad esso si insediò una piccola comunità di carmelitani. Testimonianze della presenza di quest’ultimi sembrano essere l’intitolazione della chiesa a S. Maria del Carmine, riscontrata in alcune visite pastorali del secolo XVIII, e un antico quadro scomparso, nel quale veniva richiamato uno dei privilegi dell’abitino del Carmelo. In epoca imprecisata il santuario divenne dipendenza dell’abbazia benedettina di Banzi. Esso sembra identificabile con la chiesa di S. Maria de Incluso o Recluso nel territorio di Montemilone, citata in molte carte dell’abbazia: già in un documento del 1063, in verità falso, apparirebbe tra le tenute restituite dai feudatari ai monaci. Nel 1090 sarebbe poi stato confermato in possesso del monastero bantino dai figli del Guiscardo, nel 1102 e 1106 da papa Pasquale II e nel 1151 da re Ruggero. Secondo la tradizione locale, non sufficientemente suffragata da documenti attendibili, il santuario sarebbe originariamente appartenuto ad una comunità di monaci italogreci.
85020 Montemilone PZ, Italy