Beata Vergine della Verucchia

La chiesa del 1483, caduta in rovina alla fine del XVI secolo, venne rifatta all’inizio nel 1683. L’edificio è di semplice architettura con un portale sormontato da un bassorilievo rappresentante la Madonna col Bambino. L’interno è a una navata e cinque cappelle con cinque altari. Il soffitto e le pareti sono state affrescate nel secolo scorso. Nel 1956 prende avvio una campagna di restauri dell’edificio a cura dei Minori Osservanti che avevano assunto la custodia del santuario. Nel corso dei lavori si provvide anche alla costruzione della canonica del convento e di altri edifici.Descrizione: Immagine della Vergine col Bambino detta anche Madonna del Castellaro, opera di ignoto autore del Quattrocento. L’immagine della Vergine fu incoronata nel 1929. Entrata in uso: tra l’anno 1400 e l’anno 1450 Immagine: Dipinto Descrizione: Tronco di biancospino conservato in una bacheca tra la seconda e la prima cappella di sinistra, recante la scritta Tronco dello spino sul quale apparve la Madonna. Entrata in uso: nell’anno 1690 Epifania: La devozione per l’effige crebbe notevolmente alla fine del Seicento quando, secondo la tradizione, la Vergine apparve ad una giovane, tale Antonia Virgili di Rosola, di anni 17, orfana, maltrattata dai parenti. Un giorno la ragazza, nota per la sua religiosità, si trovava nei pressi del poggio della Verrucchia, quando improvvisamente ebbe una visione della Vergine fra i rami di una pianta del biancospino. La notizia si diffuse nei dintorni e da quel momento il ramo della pianta fu portato in chiesa, diventando esso stesso oggetto di devozione. Il tronco dello spino è conservato in una bacheca tra la seconda e la prima cappella di sinistra e reca la scritta Tronco dello spino sul quale apparve la Madonna. Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia
Note sulla raccolta: datazione Sei-Ottocento Tipologia degli ex voto: Tavolette dipinte, Oggetti di oreficeria

Sul luogo esisteva già una chiesa nel XII secolo, quando il borgo aveva un castello ed era probabilmente sede di una corte. La giurisdizione del luogo è affidata alla famiglia feudataria dei Da Verrucchia. Nel 1291 questa chiesa risulta dipendente dalla pieve di Missano. La decadenza dei da Verrucchia e il passaggio del borgo alla giurisdizione del comune di Montequestiolo determinarono anche la decadenza della chiesa che venne rifatta e ampliata solo nel 1483. Spesso lasciato cadere in rovina, il santuario fu abbandonato in due occasioni: sul finire del XVII secolo e negli anni Cinquanta del Novecento. Il decreto di riconoscimento dell’avvenuta elevazione a santuario risale al 1993. Alla fine del Seicento, secondo la tradizione, la Vergine apparve ad una giovane, tale Antonia Virgili di Rosola, di anni 17, orfana, maltrattata dai parenti. Un giorno la ragazza, nota per la sua religiosità, si trovava nei pressi del poggio della Verrucchia, quando improvvisamente ebbe una visione della Vergine fra i rami di una pianta del biancospino. La notizia si diffuse nei dintorni e da quel momento il ramo della pianta fu portata in chiesa, diventando esso stesso oggetto di devozione. Il tronco dello spino è conservato in una bacheca tra la seconda e la prima cappella di sinistra e reca la scritta Tronco dello spino sul quale apparve la Madonna. BIBLIOGRAFIA – I seguenti testi, già inseriti nel repertorio bibliografico in collegamento a santuari della diocesi di Modena, presentano riferimenti e bibliografia utili per la ricerca in corso: LIBRO – BALDELLI FRANCA, Gli archivi parrocchiali della provincia di Modena, 1994. (Il lavoro prende in esame tutte le parrocchie della diocesi Modena-Nonantola ricostruendone brevemente la storia e il patrimonio documentario. In particolare: Santuario della Beata Vergine della Verucchia: pp. 112-113) – LIBRO – SILINGARDI GIANCARLO, Santuari Mariani Modenesi, Modena 1979 (Santuario della Beata Vergine della Verucchia: pp. 149-166) – LIBRO – MONTANARI GIANCARLO, Itinerari mariani, Modena 1991, (L’ autore prende in esame alcuni fra i principali oratori e santuari dedicati alla Vergine della diocesi di Modena-Nonantola fornendo notizie sulla storia, l’ arte, la devozione: Santuario della Beata Vergine della Verucchia: I, 152-159) – ARTICOLO IN MISCELLANEA – PEZZOLI S., Repertorio generale dei santuari in Emilia Romagna, in Arte e santuari in Emilia Romagna, Cinisello Balsamo 1987 (Diocesi di Modena: Santuario della Beata Vergine della Verucchia: p. 205) – LIBRO – / – L’ Emilia Romagna paese per paese, Firenze 1987-1989, voll. VI (Breve descrizione del contenuto; è una pubblicazione che, procedendo in ordine alfabetico, descrive dal punto di vista geografico, economico, istituzionale, storico e artistico i comuni emiliano romagnoli. Parlando del patrimonio artistico e delle tradizioni legate ad ogni singolo paese si sofferma anche sui luoghi di culto. Diocesi di Modena: Santuario della Beata Vergine della Verucchia: V, 358-359) – LIBRO – LONGAGNANI, MANICARDI, SCHIFANI CORFINI , Le Case le Pietre le Storie. Itinerari nei comuni della provincia di Modena, Modena 1980 (Breve descrizione del contenuto: è una guida, a cura della Provincia di Modena, che prende in rassegna tutti i luoghi da visitare nei singoli comuni. All’ inizio sono proposti anche alcuni itinerari tematici, uno dei quali è proprio dedicato ai santuari. Santuario della Beata Vergine della Verucchia: p. 56 e 352) – LIBRO – AA.VV I mille santuari Mariani d’ Italia illustrati, Roma 1960 (Santuario della Beata Vergine della Verucchia) – LIBRO – Amministrazione Provinciale di Modena. Istituto per i beni culturali della Regione Emilia Romagna, Insediamento storico e beni culturali. Alta valle del Panaro., Modena 1988 (Si tratta di una rilevazione, con breve scheda storico-artistica esplicativa numerata per comune, frazione e siti, di tutti gli insediamenti storici dei comuni della Valle del Panaro: Santuario della Beata Vergine della Verucchia) – LIBRO – AA.VV. Monasteri e conventi francescani in Emilia Romagna, Bologna 1995 (Santuario della Beata Vergine della Verucchia: p. 125) -. In particolare si ricorda l’attività di padre Antonio Pantera.

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