Beata Vergine dello Stirone

Cappella costruita intorno a un pilastro, con affissa immagine della Vergine, lungo il torrente StironeDescrizione: Affresco di pittore ignoto del XVI secolo, di modesta fattura artistica Entrata in uso: nell’anno 1599 Immagine: Dipinto
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile

Il culto verso un’immagine della Madonna col bambino, posta originariamente su un pilastro sito lungo il torrente Stirone, venne ufficializzato nel 1599. Di lì a poco, per accogliere i numerosi fedeli, venne costruita una cappella che divenne poi la chiesa della Madonna dello Stirone. Nel 1722, il rilievo cittadino assunto dalla devozione verso l’immagine ritenuta miracolosa, unito alle annose accuse vescovili di cattiva gestione della stessa, suggerì di trasferire l’effigie dalla chiesa della Madonna dello Stirone (poi soppressa) alla neo eretta chiesa dei Gesuiti. Quest’ultimo tempio venne elevato a santuario nel 1957. (le notizie sotto riportate sono state tratte da ASPr, fondo Culto, busta 77) Il 9 agosto 1599 si posava la prima pietra dell’oratorio della Beata Vergine di Stirone, voluto dalla comunità e dal duca Ranuccio Farnese per collocare degnamente un’immagine della Vergine dipinta su un pilastro della via Claudia presso il ponte dello Stirone e ritenuta miracolosa. Privati cittadini e il duca stesso sovvenzionarono l’opera con cospicue elemosine. Il progetto originario era di Maurizio Bacchini, confermato dall’architetto ducale Bresciani. Il 1 gennaio 1600 era possibile celebrare la prima messa sotto un portico eretto provvisoriamente; nel 1601 e 1602 è documentata la prosecuzione della fabbrica, le cui volte furono affrescate dal Baglioni nel 1610. La gestione delle elemosine, impiegate per lo più nell’acquisto di censi fruttiferi, era affidata a quattro sindaci affiancati da un tesoriere: questi venivano proposti dalla comunità e confermati dall’autorità ecclesiastica (si addiveniva solitamente alla nomina di due laici e di due ecclesiastici, i quali a loro volta nominavano il cappellano che doveva officiare l’oratorio). L’autorità sull’oratorio, esercitata tramite la nomina di reggenti, fu oggetto di reiterate dispute tra la comunità, spalleggiata dal duca, ed il vescovo, culminate nel 1654 in una sentenza – rimasta inapplicata – del vescovo Casoni che avocava a se’ ogni diritto sulla gestione dell’oratorio. Il 5 dicembre 1616 il duca Ranuccio I Farnese aveva fondato l’Opera Pia della Beata Vergine dello Stirone dotandola di 18.000 scudi. La disposizione non venne però rispettata dai successori del duca. Pur venendo l’oratorio regolarmente officiato da un cappellano, soprattutto in occasione delle ricorrenze legate alla vita della famiglia ducale, al principio degli anni ’60 del XVII secolo il vescovo – sin dai primi anni in conflitto con la comunità per il governo dell’oratorio – ne denunciò la trascuratezza e la povertà. Nel 1691 abbiamo i primi indizi di trattative intraprese con la Compagnia di Gesù perché subentrasse nei beni e negli obblighi all’opera pia, che si conclusero con la convenzione del 3 gennaio 1696, rogata dal notaio camerale Ranuccio Pisani. La convenzione fu vantaggiosa sia per i Gesuiti, che vedevano confermata la loro presenza in città, sia per il duca Ranuccio II che affidava ai religiosi l’adempimento degli obblighi disposti dall’avo. La convenzione indicava inoltre in un fondo appositamente ceduto dalla Camera Ducale presso la strada di Salso il luogo dove edificare la chiesa della beata Vergine, in quanto l’antico sito dell’oratorio era minacciato dalle acque dello Stirone. Padre Bramieri, primo rettore e responsabile della fabbrica, ottenne un ulteriore scambio coi prati presso San Michele ove il tempio della Gran Madre di Dio fu inaugurato nel 1722. Traslata in quell’anno la sacra immagine alla nuova chiesa dei Gesuiti, l’oratorio perse la denominazione originaria e venne dedicato a San Giuseppe. Le vicende storiche si riflessero nella struttura dell’archivio dell’ente: si formarono archivi paralleli, a Fidenza e a Parma. il vescovo fidentino a partire dagli anni 60 del XVII secolo denunciò la trascuratezza e la povertà dell’oratorio e, nel 1691, intraprese trattative con la Compagnia di Gesù perché subentrasse nei beni e negli obblighi all’opera pia. Nel 1722 il santuario venne spostato (vedi scheda sul santuario della Gran Madre di Dio).

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