Cripta dei Cappuccini

Si tratta di una cripta posta sotto la chiesa di Santa Maria della Concezione, cui si accede a metà della scalinata che si trova all’inizio di Via Veneto. La cripta si articola in cinque vani-cappelle messe in comunicazione da un corridoio cui arriva la luce attraverso cinque finestre. Le cinque cripte-cappelle sono decorate dalle ossa di circa 4000 cappuccini morti tra il ‘500 e il 1870, e anche gli altari e i lampadari sono fatti con ossa.Secondo la leggenda un artista colpevole di un delitto aveva trovato ricovero dentro il convento, e durante la sua permanenza decise di ornare le sei stanze dell’ossario, che secondo l’intenzione dell’artista doveva divenire un monumento al monito Memento mori per ogni pellegrino (Cf. Lamberto Lelli, La chiesa della Concezione e il cimitero de’ Cappuccini a Roma, in Romana Tellus, 1912, pp. 374-376). La prima cripta detta della principessa, ospita al centro lo scheletro di una principessa Barberini. La seconda cripta detta delle tibie, ospita otto mummie poste in piedi con il saio ancora in dosso, poste in otto nicchie fatte con ossa. La terza cripta, detta dei bacini; la quarta detta dei teschi. L’ultima cripta, è la Cappella Espiatoria, al centro della quale una lapide ricorda gli Zuavi dell’esercito pontificio, morti a Porta Pia il 20 settembre del 1870 combattendo contro le truppe italiane. La cripta è annessa, fin dall’origine, alla chiesa dei Cappuccini, Santa Maria della Concezione.Descrizione: Terra trasportata dalla Terra Santa che ricopre il pavimento della cappella delle tibie e dei femori. Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile

Il 15 aprile del 1631, i cappuccini si trasferiscono dalla chiesa di Santa Croce e Bonaventura dei Lucchesi, nel terreno (dove oggi sorge il cimitero e la chiesa) donatogli dal Papa Urbano VIII nel 1626, per la sollecitazione del fratello Antonio Barberini dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. In quell’occasione trasferiscono nel nuovo sito anche le ossa del cimitero di San Bonaventura dei Lucchesi che vennero usate per decorare il santuario. Tutte le epigrafi del santuario sono state trascritte in: Cordovani, 1999, pp. 38-43. Nel ‘700 e nell’’800, visitarono la chiesa il Marchese de Sade e Hans Christian Andersen. Entrambi raccontarono l’impressionante emozione provata di fronte a quel monumento-archetipo della Roma barocca con l’ossessivo richiamo alla morte, rispettivamente nel Diario di Viaggio (1775) e ne L’improvvisatore (1835). Il 30 luglio del 1797, Pio VI concesse l’indulgenza plenaria a quanti avrebbero visitato la cripta la prima domenica di ottobre.

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