Eremo di San Guglielmo di Malavalle

Il monastero di San Guglielmo oramai è ridotto ad un rudere, i locali monastici sono in stato molto avanzato di degrado. La chiesa abbaziale, invece, è ancora piuttosto intedra nella parte nord, con l’abside aggettante che sovrasta il letto di un torrente. La chiesa doveva essere una aula unica rettangolare e monoabsidata, coperta da volte a botte archiacuta. Lo spazio interno è diviso in tre navate, con due coppie contrapposte di semipilastri quadrangolari che si compongono in due ‘archi-diaframma’ a sesto acuto. La campata orientale coincide col settore presbiteriale, rialzato. La facciata è parzialmente interrata e con tetto a due falde spioventi, recentemente restaurato. Al progetto originario pertenevano tre porte architravate con una lunetta estradossata. Durante il secolo XIV il monastero iniziò a decadere e venne abbandonato. Nel 1597 Giovanni Niccolucci da Batignano, priore di Montecassino, si ritirò lì per condurre vita eremitica e vi ricostituì una comunità di frati agostiniani. In quell’occasione il complesso fu restaurato: memoria di quei restauri sono le grandi finestre seicentesche quadrangolari ancor oggi visibili nei paramenti murari. L’edificio fu nuovamente abbandonato nella seconda metà del Settecento.Descrizione: Vengono onorati: i luoghi di vita del santo (monastero di Malavalle) edifici oggi diruti, che risalgono alla metà del XII e inizi sec. XIII; le reliquie del santo (omero mascella e due tibie) oggi nella chiesa di San Giovanni Battista a Castiglione della Pescaia, il cranio, gli speroni, il morione dell’elmo lo stendardo e il cilicio, conservati nella parrocchia di Tirli e altri frammenti ossei custoditi nella chiesa di Braccagni. Entrata in uso: nell’anno 1157 Reliquia: Ossa, Tessuto, Oggetti specifici Luogo: Bosco
Note sulla raccolta: Attualmente è rimasto un solo ex voto. Tipologia degli ex voto: Oggetti di oreficeria Conservazione attuale: Per ragioni di sicurezza omettiamo la collocazione attuale.

Qui di seguito ci riferiamo alla cella di san Guglielmo, poi insediamento guglielmita e agostiniano. Nel 1156 viene costruita la cella del romitorio presso lo Stabulum Rodis sulla quale, secondo la tradizione, si sarebbe poi sviluppato l’insediamento guglielmita. Il monastero fu fondato da san Guglielmo da Malavalle. Riportiamo qui di seguito un’interessante leggenda relativa a san Guglielmo raccontata dai fedeli della zona. Secondo loro, infatti, Gugliemo giunse in Maremma e dopo aver attraversato la piana paludosa di Braccagni raggiunse un poggio presso Buriano dove cresceva un enorme albero di sughero, . Siccome era cavo, san Guglielmo si ritirò a vivere al suo interno. Un giorno alcune fanciulle che si erano recate ad attingere acqua presso quella fonte, videro uscire dalla querce san Guglielmo, che intanto aveva assunto l’aspetto di un uomo selvatico. Egli pregò le fanciulle di recarsi dal signore di Buriano, il conte Goffredo, per avvisarlo del fatto che lui desiderava parlargli. Mentre spiegava queste cose Guglielmo aiutava le goivani a rifornirsi di acqua, riempiendo alcuni recipienti detti barlette. Poi caricò le barlette su alcuni asini, ma alla rovescia, cioè con l’apertura rivolta a terra. Le ragazze, allora, iniziarono a gridare al miracolo. La notizia dell’accaduto si diffuse tra gli abitanti di Buriano, percià essi iniziarono a recarsi presso l’albero di san Guglielmo, dove egli li istruiva ed insegnò loro ad usare l’erba agrimonia, perciò detta anche erba di san Guglielmo, che scaccia i serpenti e guarisce dai loro morsi. Tali eventi convinsero persino il conte Goffredo, che così fece dono a San Guglielmo di un territorio posto sul Monte Pruno. Inoltre si racconta che san Guglielmo scacciò un drago dalle selve di Malavalle e ancor oggi nella canonica della chiesa di Tirli si conserva un osso che secondo la tradizione appartenne al drago abbattuto. Per quanto concerne, invece, l’albero di sughero, ricordiamo che fino al 1964 c’era davvero un grande albero di sughero, detto la sugherona e ai bambini del luogo si raccontava che essi fossero nati lì dentro. Ancora oggi molti devoti di Buriano possiedono qualche scheggia dell’albero, che trattano come una reliquia. [Notizie tratte da G. Batini, Gli alberi della fede in Toscana, Prodigi, miracoli, leggende e folklore, Firenze, Le Lettere 1998, pp. 107-112]. Il culto di Guglielmo interessa tutta la zona di Castiglione della Pescaia, dato che anche le reliquie del santo furono portate a Castiglione probabilmente già dal XIII secolo. Il culto è vivo anche nella chiesa di Buriano e nella chiesa di Sant’Andrea apostolo a Tirli, dove si conserva il cranio di san Guglielmo, insieme ad un paio di speroni, il morione di un elmo, uno stendardo ed un cilicio che si dice siano appartenuti al santo. Questa scheda è stata compilata da Beatrice Sordini e Isabella Gagliardi. Fu papa Clemente III ad inserire tra i benefici della diocesi grossetana l’eremo di San Guglielmo.

58043 Castiglione della Pescaia GR, Italy
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