Madonna del Giglio

Intorno agli anni settanta del Settecento l’oratorio fu ingrandito grazie alle elemisina dei fedeli. Il materiale di costruzione era materiale povero, cioè mattoni e massi grezzi. Il santuario e il convento necessitavano di restauri e infatti negli anni 1848-1859 iniziarono gli impoenti lavori che dettero alla struttura il suo aspetto attuale. L’ingegner Antonio Mariani da Prato fece il disegno e diresse gratuitamente i lavori, in suffragio e memoria della consorte Erminia Conti che era stata educata nel Conservatorio. La primitiva loggetta che precedeva la porta maggiore fu abbattuta e sostituita da un portico a tre archi ogivali su pilastri, con una fascia in pietra, la volta a crociera e il muro di bozze. Anche sul retro la chiesa venne ampliata e allargata, perciò fu tagliata la roccia su cui era affrescata la Vergine e l’immagine fu posta sull’altar maggiore.Descrizione: Immagine della Vergine con il Bambino racchiusa in un tabernacolo e sulla cui datazione vi è molta incertezza, poichè fu ritoccato più volte. E’ comunque collocabile tra XVI e XVII secolo. Entrata in uso: tra l’anno 1700 e l’anno 1722 Immagine: Dipinto
Raccolta di ex voto: No
Esistono attestazioni di miracoli ma non una raccolta.
La leggenda di fondazione viene riferita dalla tradizione orale al secolo XVI e nel libretto di Padre Ballerini -citato in bibliografia- si fa anche una data, 1581, ma questa non trova riscontri documentari. La visita pastorale del cardinale Boncompagni del 1692, condotta nella parrocchia della Sambuca, non fa menzione di alcun oratorio intitolato alla Madonna del Giglio. La fama, sparsa fra le genti di montagna, che Santa Maria del Giglio risanava dal male agli occhi, mosse nel 1722 Rosalia Ottari, una fanciulla bolognese, a farvisi condurre. La giovane, giunta presso l’immagine riacquistò la vista. Fissò dunque la sua dimora presso l’immagine venerata e, grazie anche al fatto che continuavano ad accadere miracoli e grazie, ottenne la costruzione di una chiesetta in loco. Nel corso del XX secolo l’afflusso di popolo e la devozione verso il santuario della Sambuca è andato molto calando. Sappiamo che nel 1722 una giovane bolognese, Rosalia Ottari, si recò al tabernacolo di Santa Maria del Giglio perché era cieca e si era sparsa la fama che chi pregava presso quel tabernacolo potesse riacquistare la vista. Giunse al tabernacolo, pregò e fu miracolata. Volle dunque fermarsi presso il tabernacolo ad abitare, perciò la popolazione locale le costruì una casetta e intorno al tabernacolo edificò una piccola chiesa. In particolare avrebbe sovvenuto i lavori la nobile famiglia dei Forteguerri di Pistoia. I nobili pistoiesi Forteguerri sovvenzionarono in maniera abbastanza consistente anche gli interventi di restauro e ampliamento del santuario e del piccolo monastero che avvennero a metà del XIX secolo. Questa scheda è stata compilata da Isabella Gagliardi e da Enrica Totti. Il castello della Sambuca nel X secolo era al centro del territorio di Villa de Pavano, che Ottone III riconobbe il 25 febbraio del 998 di giurisdizione temporale dei vescovi di Pistoia. I diritti del vescovo pistoiese in loco furono poi riconosciuti dagli homines de Pavana e Sambuca nel 1055 e da Sigifredo di Agichi, dominus dell’alto Appennino nel 1086. La giurisdizione spirituale spettava invece al vescovo di Bologna e dipendeva dalla Pieve di Sn Pietro di Succida. Un placito del 1104 tenuto alla presenza di Matilde di Canossa definisce chiaramente la questione, peraltro ribadita dai privilegi papali concessi nel secolo XII al vescovo di Pistoia. Nel XIV secolo il castello passò al Comune di Pistoia. La chiesa di san Giacomo e di San Cristoforo compare negli elenchi delle decime del 1300 quale dipendenza della Pieve di Succida. Soltanto il 27 agosto del 1781, con breve di Pio VI la chiesa di Sambuca passò alla diocesi di Pistoia insieme ad altre sei parrocchie. La giovane ragazza bolognese miracolata per intercessione della Vergine, cioè Rosalia Ottari (o Ottani)decise di vivere presso l’immagine miracolosa. Grazie alle elemosina, dispensate dalla popolazione locale e da importanti famiglie della Sambuca, ottenne di far costruire una chiesa e una abitazione sul luogo. Mentre i lavori di edificazione erano in corso, Rosalia si trasferì a Pistoia, dove fu ospitata dalla nobile famiglia Forteguerri. A conclusione dei lavri si trasferì alla Sambuca e, ben presto, fu conosciuta con il titolo di monaca santa. A lei si unirono due compagne, entrambe originarie della Sambuca: Una Lizzani e una Bettini. Così si formò il primo nucleo di eremite custodi del santuario, situazione, questa, che diversifica il santuario della Sambuca dagli altri santuari montani, dove inceve si riscontra la presenza di eremiti custodi di sesso maschile. Poiché le giovani donne non professavano alcuna Regola, furono indotte dal clero competente ad accettare il terzariato francescano cappuccino e a conformarsi alla Regola confermata da Niccolò IV nella bolla Supra montem Catholicae fidei. Rosaria Ottari prese dunque i voti e il nome di Suor Girolama, la Lizzani di Suor Chiara e la Bettini di Suor Maria. Prospero Lambertini, Arcivescovo di Bologna e successivamente papa con il nome di Benedetto XIV, approvò la scelta delle tre donne. La visita pastorale da lui ordinata e condotta dal Canonico Annibale Beccadelli nel 1731, recita infatti: Deie 26 augusti 1731. Ad oratorium Beatae Virginis Mariae vulgo del Giglio quod est peregre custoditum a tribus sororibus collegialiter viventibus, sub regula Sancti Francisci, in annesso parvo monasterio ibidem elemosinis conctructo et iisdem sororibus donato, quarum vivendi norma approbatur ab Eminentissimo Ordinario. Nell’anno 1731 le tre religiose emisero la professione del Terz’Ordine alla presenza di un frate cappuccino di Bologna. Dalla Visita Pastorale condotta il 29 agosto del 1742 da Monsignor Scarselli, Vescovo di Mennito, delegato di Prospero Lambertini, apprendiamo che si era resa necessaria l’elezione di una superiora che si preoccupasse del rispetto della Regola e che amministrasse le elemosina. Dalla visita del 25 luglio 1747, effettuata dal vicario foraneo, sappiamo che ancora l’elezione della superiora non era avvenuta. Intanto le religiose avevano iniziato ad accogliere nel monastero le giovani faniulle della zona, per istruirle nella dottrina cristiana. Una simile attività educativa, nel corso del secolo XVIII sarebbe divenuta preponderante rispetto alle altre. Con la soppressione del governo italiano, nel 1866, il Conservatorio non fu toccato, ma passò al controllo del Ministero dell’Istruzione Pubblica. Il Conservatorio perse la sua originaria funzione nei primi anni del XX secolo e si trasformò in brefotrofio con annessa una scuola elementare. Nel secondo dopoguerra, allorché la montagna pistoiese si spopolò, l’istituzione fu chiusa. Dal 1939, anno in cui la struttura è stata affidata alla Suore Francescane dell’Immacolata, è divenuta una casa di riposo e viene usata per effettuarvi ritiri ed esercizi spirituali.

51020 Sambuca Pistoiese PT, Italy
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