Note sulla raccolta: Gli ex voto non sono visibili al pubblico. Tipologia degli ex voto: Luminarie, Oggetti di oreficeria, Fotografie
L’archivio della chiesa si perse con il sacco di Roma del 1527, e poi con la soppressione degli ordini religiosi del 1809. A queste distruzioni gli studiosi che si sono interessati alla storia di questa chiesa attribuiscono la mancanza di registrazioni delle numerose grazie e dei miracoli che tutti gli autori asseriscono avvenuti per mezzo della prodigiosa immagine e dell’acqua del pozzo.
La suggestiva leggenda di fondazione ci è giunta solo in redazioni piuttosto tarde (l’edizione di una di queste è in C. CECCHELLI, S. Maria in Via… (cit.)). La precisione storica di alcuni dettagli comuni a tutte queste redazioni lascia tuttavia pensare che esse derivino da una scrittura non molto posteriore ai fatti narrati): si narra che la notte tra il 26 e il 27 settembre 1256, nella stalla del card. Pietro Capocci (edificio evidentemente adiacente alla chiesa di S. Maria in Via), le acque del pozzo utilizzato per abbeverare i cavalli inondarono improvvisamente il pavimento. Sulle acque galleggiava una tegola su cui era dipinta l’immagine di Maria. Poiché nessuno tra i famigli del cardinale riusciva ad afferrare l’immagine che, pur galleggiando innaturalmente, tornava a sommergersi ad ogni tentativo di afferrarla, si risolse di chiamare il cardinale stesso che, dopo aver devotamente pregato, riuscì facilmente a prendere l’icona. Le acque tornarono così, prodigiosamente, al loro naturale livello. Il giorno successivo, dopo aver trascorso la notte in preghiera, il prelato narrò al papa l’evento prodigioso e gli annunciò di voler erigere a proprie spese un sacello sul luogo. Ordinata un’accurata verifica ed accertati i fatti, Alessandro VI stabilì infine che l’icona fosse portata in solenne processione ed esposta alla venerazione dei fedeli. La tradizione riferisce a questo punto della costruzione di una chiesa: dovette tuttavia trattarsi piuttosto di una cappella comprendente il pozzo; cappella che solo tre secoli e mezzo più tardi sarebbe stata inclusa nella chiesa. Si racconta anche che il cardinale Capocci avesse impreziosito la cappella con numerose reliquie, tra cui una particella del pozzo del patriarca Giacobbe sul quale, si narra, sedette Gesù quando convertì la Samaritana. Nel santuario è posta una lapide a commemorare la miracolosa apparizione dell’immagine. Gregorio XIII (1572-85), concesse indulgenza plenaria nel giorno della Natività di Maria, nel venerdì dopo la terza domenica di Quaresima (un tempo festa della conversione della Samaritana), nel sabato santo, e nelle prime tre feste di Pasqua. Concesse inoltre 50 giorni di indulgenza a chi assisteva alle litanie cantate la sera presso l’altare della Madonna del Pozzo. E ancora allargò a questa chiesa le indulgenze che si ottengono visitando la Madonna del Popolo e la Madonna della Pace, ordinando che anche la Madonna del Pozzo fosse esposta dalla Mezza Quaresima alla terza festa di Pasqua (POMPILIO TOTTI, Ritratto di Roma moderna, Mascardi, Roma 1638, pg. 314: «Questa miracolosa Imagine si scuopre, come quella del Popolo, e della Pace, da meza Quaresima insino a Pasqua, per il qual tempo Gregorio XIII le concesse indulgenza…»). Gregorio XV concesse poi indulgenza plenaria anche il giorno dell’Annunziata. Il patronato iniziale è indubbiamente da attribuire al fondatore del santuario, il cardinale Pietro Capocci.
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