Madonna della Civita

Inizialmente fu eretta una cappella. Nel 1147,sotto il governo dell’Abate Riccardo del monastero di S. Giovanni Apostolo ed Evangelista in Fellino, la chiesa era stata riedificata. Nel 1491 la chiesa venne consacrata da Monsignor Francesco Patrizi Celletto. Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX sec. il santuario subì saccheggi e distruzioni. Nel XIX sec. venne ricostruito e ampliato e la sua funzione divenne quella di un centro religioso diocesano.Descrizione: Tela su tavola, su un supporto in gesso e olio. L’icona è stata più volte manomessa: sul capo della Vergine e del Bambino sono state poste due corone, in due momenti diversi, per celebrare e ringraziare la Vergine delle grazie ricevute. Entrata in uso: tra l’anno 842 e l’anno 938 Epifania: Icona raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino benedicente. L’icona non corrisponde completamente alla tipologia delle madonne conosciute con il nome di Odigitria. Immagine: Dipinto
Ubicazione originaria del Santuario: Gli ex voto sono conservati in due ampi locali: la stanza dei miracoli e la vecchia stanza delle offerte che ospitano oggi gran parte degli ex voto . Le tavolette votive sono esposte in un altro locale del Santuario. La Stanza dei miracoli è collocata lungo la scalinata che porta all’ingresso della chiesa. In precedenza i devoti di Fondi e Monte S. Biagio collocavano gli ex voto anche presso la chiesa della Madonna delle Grazie a Itri sull’Appia Antica Note sulla raccolta: Il documento notarile del 1690, un Apprezzo per i beni di Nicola Carafa Guzman, principe di Stigliano, è una delle prime testimonianze scritte sulla presenza di ex voto.Dalla seconda metà del XVI sec., con il banditismo prima, e, successivamente, con le invasioni francesi il Santuario fu saccheggiato più volte. Degli ex voto del 700, citati da molti cronisti e nelle visite pastorali, non c’è più traccia. Resta, probabilmente, soltanto una piccola pittura su tavola, raffigurante un contadino con un piede insanguinato a causa dell’ascia posta accanto voto. Ancora durante la seconda guerra mondiale esistevano ancora c.a. 200 ex voto pittorici presso la chiesa della Madonna delle Grazie, a Itri. Da allora non se ne ha più notizia. La chiesa oggi non conserva alcun ex voto e le testimonianze locali si riferiscono esclusivamente agli anni 30-40. Nel Santuario invece sono conservate circa 70 quadri. Tipologia degli ex voto: Tavolette dipinte, Oggetti di oreficeria, Protesi vere o rappresentate, Oggetti vari, Fotografie Conservazione attuale: Nel Santuario sono conservati c.a. 70 quadri. Negli ex voto pittorici il volto della Madonna non ha mai i tratti scuri come nell’immagine originale, mentre la rappresentazione della postura orante è sempre molto precisa. Rinvio a pubblicazioni o descrizioni a stampa: Non si ha notizia di una pubblicazione che tratti esclusivamente degli ex voto del Santuario della Civita, ma sono trattati in Ex voto tra storia e antropologia Roma 1986, pp. 129-147.
Tradizione ricca di storie di miracoli. Non esiste però una raccolta di miracoli vera e propria. Queste vengono tratte da vari scritti e dalle narrazioni miracolistiche orali, e dagli ex-voto.
La leggenda vuole che all’indomani del ritrovamento della sacra icona venisse edificata una cappella in cui esporre il quadro. Il Santuario fu fondato probabilmente nel IX secolo dai monaci basiliani del vicino cenobio di S. Giovanni in Fellino. La data di fondazione del romitorio è incerta: in un decreto di Alfonso d’Aragona troviamo che nel 938 fu costruita una cappella; in un documento del 1036 il duca Leone di Gaeta e sua moglie sostengono che il cenobio era stato fondato dal duca Giovanni e la duchessa Emilia; in una pergamena dell’agosto del 1147, attesta una donazione del giudice e notaio di Itri, Gualgano, e sua moglia Silkegarda, alla chiesa della Civita. Dal 7 maggio 1926 il Santuario venne interdetto e chiuso al culto dalla Sacra Congregazione fino al giugno successivo, quando il Comune di Itri sottoscrisse la convenzione per la sistemazione e il funzionamento del Santuario. La leggenda narra che, durante le persecuzioni dovute alla lotta iconoclasta, due monaci basiliani provenienti da Costantinopoli riuscissero a sfuggire alla persecuzione e a portare in salvo in Sicilia l’icona dell’Hodigidria. Dopo alterne vicende il quadro giunse in Sicilia e successivamente a Gaeta da dove si involò e si rifugiò sulla montagna, posandosi sui rami di un grande leccio fra i boschi di monte Fusco. Qui il primo a notarlo fu un pastore sordomuto mentre girava nel bosco alla ricerca di un suo bue scomparso, ritrovato inginocchiato e in adorazione dell’immagine posta in alto fra i rami. Alla visione del quadro il pastore riacquistò l’udito e la parola e si adoperò per far conoscere agli abitanti di quei luoghi, la grazia ricevuta. Fu subito edificata una cappella nella quale esporre l’immagine miracolosa. Un’altra festa parallela si svolge dentro la città, in onore della statua a mezzobusto in argento, riproducente l’icona della Madonna della Civita, risalente al 1839. La statua, per tutto l’anno, viene chiusa e murata, nascosta dietro una parete di una abitazione privata. La mattina del 20 luglio il popolo accompagnato dalle autorità civili e religiose, si dirige a via San Gennaro per prelevare la statua dalla famiglia de Fabritiis. Il corteo dopo una tappa alla Madonnella, ritorna in città alla chiesa dell’Annunziata dove la statua viene esposta. Il 21 luglio ha luogo la processione solenne. Dopo la messa delle 8.30, il corteo accompagna la statua decorata con fiori e grappoli d’uva, attraverso tutta la città. Il 22 luglio si riconsegna la statua: dopo la messa del mattino la statua viene riaccompagnata in corteo, in via San Gennaro. Il mattino seguente il comitato festeggiamenti la preleva per ricondurla nel suo rifugio, dove, dopo un tentativo di furto, viene riposta e murata. Nel 1777 l’icona venne incoronata dal vescovo di Gaeta in virtù delle grazie concesse ai suoi devoti. Nel 1877, dopo il placet concesso da Pio IX, ospite del S. ai tempi della Repubblica Romana del 1849, l’Arcivescovo di Gaeta, incoronò l’immagine una seconda volta per ringraziare la Madonna delle grazie concesse. Furono concesse nel 1492. Nel 1870 il Comune di Itri assunse la giuridisdizione del santuario. Ben presto le autorità comunali iniziarono ad accampare diritti, tanto da ritenere che col decreto di svincolo dei beni del santuario, avendo la personalità giuridica di questo, i beni e il santuario stesso passassero in proprietà del Comune, quale patrono. Le autorità ecclesiastiche proposero dei regolamenti e nel 1926 fu proposta una nuova convenzione che il Comune però non sottoscrisse. Da qui il decreto del 7-5-1926 emanato dalla Sacra Congregazione del Concilio, con cui si sottoponeva a interdetto locale il santuario proibendovi l’esercizio del ministero e dichiarandolo chiuso al culto. Nel giugno dello stesso anno il Municipio di Itri ritrattò le sue posizioni e sottoscrisse la convenzione per la sistemazione e il funzionamento del santuario. La Sacra Congregazione revocò quindi il provvedimento preso. Nel 1929 a seguito dei Patti Lateranensi la Santa Sede propose che il santaurio venisse ceduto all’Arcivescovo di Gaeta cessione che venne perfezionata nel luglio 1926. Non sono attestate altre cure sprituali prima di quella del clero secolare di Itri. Il decreto reale del 19-1-1858 sancisce il diritto del Sindaco di Itri di conservare una delle tre chiavi del deposito degli ex voto. Il 13-2-1858 una Bolla arcivescovile decretò che il decurionato di Itri può proporre la nomina triennale del procuratore laico del S., riservando la scelta al Superiore Generale della Congregazione dei SS. Cuori (il clero officiante il S.)al quale il procuratore sarà tenuto a dare i conti della sua gestione. Con il Concordato la gestione amministrativa passò definitivamente alla Diocesi di Gaeta. Il S. fu concesso al vescovo di Gaeta per stabilirvi una famiglia religiosa di Passionisti. Con questo decreto si nega quindi al Comune di Itri il diritto di patronato sul S. L’autorità religiosa del S. era rappresentata dal Rettore il quale veniva nominato dal Vescovo nell’ambito di una terna di sacerdoti proposta dal Sindaco di Itri. E’ da ritenere che il primo patronato possa essere stato esercitato dai duchi di gaeta che secondo le fonti sono stati i promotori del primo luogo di culto. Successivamente il patronato potrebbe essere stato esercitato dal vescovo di Gaeta, ma non vi sono fonti certe al riguardo.

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