Madonna della Salvia

Esternamente l’edificio appare molto semplice, con pianta rettangolare, senza distinzione fra corpo ed abside. La facciata è sormontata da un campaniletto a vela con due celle campanarie. Su di essa si apre il portale riquadrato in pietra, sormontato da un foro centrale circolare ed affiancato, sulla sinistra, da una finestrella archiacuta. Internamente l’abside si presenta pentagonale, con volta nervata da costoloni ad andamento stellare di ascendenza gotico-tedesca raccordati a chiavi in forma di rosette e a scudi con stemmi: è un esempio di rete tardogotica frequentemente riscontrabile in Friuli, in Istria, nel Cadore e in territori d’influenza tedesca (Cuscito 1992).Descrizione: Piccola scultura in pietra più volte ridipinta raffigurante la Madonna in trono col Bambino, che tiene in mano una mela. Probabile prodotto di arte popolare, databile al XVI secolo (testimonianza orale). Entrata in uso: tra l’anno 1525 e l’anno 1525 Epifania: Madonna in trono con il Bambino. Immagine: Statua
Ubicazione originaria del Santuario: Appesi alle pareti del santuario. Note sulla raccolta: Si conservano una sola tavoletta dipinta con l’episodio del salvataggio del capitano Bombarelli (inizio sec. XX) e gli oggetti di oreficeria. Tipologia degli ex voto: Tavolette dipinte, Oggetti di oreficeria Conservazione attuale: Per ragioni di sicurezza omettiamo la collocazione attuale.

La citazione del 1525 si ricava dal Libro di perticationi delle Ville di San Pelagio, Sgonich, S. Croce, Duino, Prosecho e Contovello scritto da’ Giusto Ravizza Notaro l’anno 1525 dove la chiesa appare come Santa Maria Nuova. Forse la tradizione riportata dal Tomasin 1890-1902 del rinvenimento del simulacro della Vergine fra piante di salvia, è da considerarsi quale il nucleo di una leggenda di fondazione andata perduta. Nel diario della visita episcopale alla diocesi del 1693, la cappella viene descritta come filiale della chiesa di San Gerolamo, appartenente alla parrocchia di Opicina, sotto la giurisdizione di Trieste. Tra il 1859-1888 il patronato viene retto dal capitano Pietro Bombarelli e dai suoi eredi, fino agli anni ’60 del Novecento. Nel Prospectus Beneficiorum Ecclesiasticorum del 1866 il patronato è segnalato come Municipium Tergestinum. Comunità di Contovello.

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