Madonna di Rupecava

Convento, chiesa e grotte. Una lapide oggi non più visibile informava di alcuni ampliamenti eseguiti nel convento, che iniziarono nel 1649 e terminarono nel 1666. La struttura, addossata a tre grandi caverne, si sviluppa su tre livelli. La chiesa :il portone d’ingresso è sormontato da una finestra rettangolare; a fianco, altre due finestre rettangolari, con stipiti ed architravi in pietra serena. Una trabeazione sormonta l’architrave della porta. L’interno è ad unica navata e presenta un tetto in capriate lignee. Tuttavia sottolineiamo, come appare dalla Visita Castelli, che alcune pratiche devozionali avvenivano anche nella grotta accanto alla chiesa. Inoltre, poiché nella prima Età Moderna si era affermata la leggenda che Sant’Agostino avesse fondato quell’eremo, i fedeli si recavano a visitare tutto il complesso.Descrizione: La scultura lignea raffigurante la Vergine venne portata nella pieve di Ripafratta circa trent’anni fa. La scultura, databile agli anni 1321-1347, è attribuita ad Andrea Pisano. Nel 1475 la scultura era vestita. In tempi recenti la scultura aveva un mantello di seta azzurra, trapuntato con stelle dorate. Entrata in uso: tra l’anno 1350 e l’anno 1399 Epifania: Nel 1937 avvenne una apparizione della Vergine, che provocò un notevole afflusso di fedeli. Immagine: Statua
Tipologia degli ex voto: Altro Conservazione attuale: All’interno della grotta della goccia, dove i pellegrini si recavano in preghiera per ricevere in testa una goccia d’acqua (ritenuta un rimedio per l’emicrania), si conserva il graffito, eseguito con il coltello, della Madonna col Bambino. Tale graffito è datato 1622 e probabilmente si tratta di un ex voto.

La prima menzione sicura del romitorio è il 1214, il giorno 13 settembre, allorché i Da Ripafratta (i cui eredi furono in seguito i Gaetani ed i Roncioni) dotarono la chiesa di Santa Maria di Lupo Cavo che, a sua volta, era retta da un eremita. Tra gli anni 1570-1587 cessò l’indipendenza dell’eremo, dato che venne annesso al convento di San Nicola di Pisa. L’annessione fu ribadita nel 1749. Secondo la tradizione qui si sarebbe recato sant’Agostino per scrivere il De Trinitate . In particolare si racconta che il santo di Ippona componesse il trattato stando all’interno della cosiddetta grotta infera, ubicata al di sotto della grotta della goccia. Qui il santo fu duramente attaccato da un diavolo, che gli lanciò un fulmine sulle mani per impedirgli di scrivere. Cfr. F. Becucci, Lupocavo. Storia e tradizioni del popolare santuario, Pisa, Lisci, 1987 e A. Pellegrini, La leggenda di Lupo-Cavo, Rivista delle Tradizioni Popolari Italiane, I (1894), p. 587. Si tramanda la leggenda che l’eremo avesse ospitato personaggi illustri per santità come san Bernardo, san Guglielmo d’Aquitania e san Francesco d’Assisi. Durante il conflitto che oppose Pisa a Firenze e che segnò la perdita definitiva dell’indipendenza di Pisa nel 1509, l’eremo fu incendiato e numerose testimonianze artistiche e archivistiche deperirono in quell’occasione. Durante le soppressioni napoleoniche l’eremo fu spogliato del patrimonio fondiario, che constava di numerosi appezzamenti posti nella Valdiserchio. Tra i visitatori illustri del santuario ricordiamo: nel 1814 esso fu visitato dal Granduca Ferdinando III insieme al principe Rospigliosi; il 24 settembre 1832 da Carlo Lodovico Infante di Spagna e Duca di Lucca. La chiesa è stata sconsacrata nel 1991. Questa scheda è stata compilata da Roberto Boldrini e Isabella Gagliardi. Per l’attuale Giubileo è stata richiesta l’indulgenza dal clero competente. Dal 1570 al 1587 l’eremo venne privato dell’autonomia ed utilizzato come grancia dal convento di San Nicola di Pisa. Precedentemente al Visitatore Apostolico Castelli (1576) l’eremo e la chiesetta erano esenti, a seguito della Visita di cui sopra, il luogo iniziò ad essere visitato anche dagli arcivescovi pisani. Nel 1749 sappiamo che un sacerdote dell’ordine degli Eremitani di Sant’Agostino officiava l’eremo ed aiutava il parroco di Ripafratta. Dopo l’aggregazione al San Nicola di Pisa, i frati officiavano nell’eremo, fino alla soppressione napoleonica. Dopo questa soppressione si trovano sporadiche notizie della presenza di sacerdoti officianti. Il diritto di giuspatronato della famiglia Da Ripafratta si affermò soltanto a seguito di numerosi processi e di molte controversie con gli eremitani di Sant’Agostino. La famiglia rivendicava infatti il ruolo di donatrice del terreno sul quale il rettore Guglielmo aveva fatto edificare la chiesa, consacrata il 13 settembre 1214. In ogni caso il diritto di giuspatronato dei Da Ripafratta fu assunto e nel 1619 passò ai Roncioni, eredi dei Da Ripafratta. Il patronato fu ulteriormente confermato da una postilla ad una copia dell’atto del 1213 effettuata il 24 settembre 1795.

56017 San Giuliano Terme, Province of Pisa, Italy
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