Monastero di S. Maria del Lavello

L’impianto della chiesa medievale è riconducibile ad un edificio a tre navate di cui la maggiore coperta probabilmente da una struttura lignea e le minori da una volta a botte o anch’esse da elementi in legno. I vescovi di Lavello restaurano ed ampliano l’edificio nel 1550, epoca in cui sono realizzati anche gli affreschi, e nel 1621. Negli anni successivi saranno eseguiti altri lavori, tra cui l’addossamento ai pilastri delle navate di paraste atte a sostenere le nuove coperture a volta che sostituiscono le antiche coperture lignee. Nel 1657 la chiesa è riconsacrata dal vescovo Giuseppe Bonocore. La chiesa attuale è a tre navate tutte coperte a volta, suddivise in tre campate con archi a tutto sesto poggianti su pilastri a sezione rettangolare. La terminazione della navate principale è data da un ampio vano quadrangolare coperto a crociera e rialzato di un gradino rispetto al piano di calpestio della chiesa. Sulla parete contigua al vano della sacrestia, un’epigrafe fissa al 1711 la data di costruzione dellDescrizione: Secondo quanto scriveva Serafino da Montorio nel 1715, in fondo alla navata principale a quell’epoca si conservava una immagine della Vergine dipinta su tavola oggi scomparsa. Entrata in uso: tra l’anno 1200 e l’anno 1500 Immagine: Dipinto Descrizione: Il dipinto su tela che attualmente si venera è opera del pittore Oliva. Esso risale al 1847 e raffigura la Vergine che allatta Gesù. La Vergine è rappresentata seduta e l’immagine è tagliata all’altezza delle gambe. Il busto è leggermente piegato verso il Bambino che è raffigurato coperto in parte da un drappo bianco. La Madonna appare vestita con una tunica rossa ed un manto blu mentre il capo è coperto da un velo. La tela è contenuta in una cornice lignea databile alla seconda metà del sec. XVII ed adattata al quadro ottocentesco. Il manufatto ligneo è sovrastato da un timpano ove è incisa una scena raffigurante l’Annunciazione. La raffigurazione della Vergine può trovare un precedente in un dipinto murale presente nel santuario e attribuito a Giovanni Todisco, databile alla seconda metà del sec. XVI. Entrata in uso: tra l’anno 1847 e l’anno 1847 Immagine: Dipinto
Raccolta di ex voto: No

La prima attestazione della chiesa è in un documento del 1094 nel quale Ruggero Borsa la dona all’abbazia benedettina della Ss. Trinità di Venosa. Con molta probabilità, però, la chiesa è preesistente a tale attestazione. Nel XIX secolo, in seguito alla costruzione nelle sue adiacenze del camposanto, il santuario è stato adibito a cappella cimiteriale ed il culto è venuto sempre più scemando, sino alla decisione di trasferire il dipinto venerato nell’ex cattedrale di S. Mauro in Lavello. Nell’apprezzo stilato nel 1668 dal tavolario Onofrio Tango, si attesta accanto al santuario un’abitazione del vescovo «dove suole habitare l’estate per havere più fresco, et bella vista intornoe buon aria». L’8 gennaio 1657 il vescovo di Lavello Giuseppe Bonocore concesse ai visitatori del santuario l’indulgenza plenaria di quaranta giorni. In epoca non ben precisata la dipendenza dall’abbazia venosina venne meno e la proprietà passò ai vescovi di Lavello, i quali vi mantenevano un romito per la cura materiale. E’ da presumere che la cura spirituale fu assunta allora dal clero secolare della cattedrale. Con atto del 1094 Ruggero Borsa dona la chiesa all’abbazia benedettina della Ss. Trinità di Venosa: probabilmente anche la cura spirituale fu assunta dai monaci. Dal 1965 il santuario è passato sotto il patronato della parrocchia di S. Mauro. In epoca non ben precisata la dipendenza dall’abbazia venosina venne meno e la proprietà passò ai vescovi di Lavello, i quali vi mantenevano un romito per la cura materiale. La prima attestazione della chiesa è in un documento del 1094 nel quale Ruggero Borsa la dona all’abbazia benedettina della Ss. Trinità di Venosa.

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