Nostra Signora di Corte

Della Chiesa antica si è conservato tutto il braccio destro destro del transetto, con le due cappelle, parte del rialzato del coro ed infine un ambiente coperto da volta che si può supporre adibito a sacrestia. I lavori di restauro effettuati a più riprese a partire dal 1600 al fine di conservare questa parte antica del tempio e rendere possibile il culto della Vergine, hanno dato origine in definitiva ad una nuova Chiesa, orientata da nord a sud, comunicante con le due cappelle a pianta quadrata.Descrizione: G. Spano (v. bibl., p. 46) parla di un antico e lurido simulacro di legno della Vergine. La Cappella dedicata a Nostra Signora di Corte nella Chiesa parrocchiale di Sindia espone una statua lignea della Vergine che in origine recava sul braccio sinistro il Bambino (alt. 1 m. e 20 ca. : v. foto in G. Masia, tav. III). Il simulacro, cavo, conteneva delle reliquie ossee, perdute in seguito ad uno dei tanti spostamenti subiti: solo recentemente, infatti, è stato restituito alla comunità di appartenenza da parte della Soprintendenza che ne ha effettuato il restauro (1982). Certa tradizione popolare parla di una statua inviata a Cabuabbas direttamente da San Bernardo (v. Archivio privato di G. Masia: lettera inviata a Mons. Fazioli datata 15-2-1948). Se questa fosse la statua lignea restaurata la si potrebbe datare al XII secolo. Mentre la statua della Vergine incoronata nel 1948, esposta sull’altare maggiore della Chiesa parrocchiale, è un’opera recente (1947) dell’artista Suffesser di Val Gardena. Immagine: Statua
Note sulla raccolta: Gli ex voto, per lo più catene e oggetti vari di oreficeria, ornano il simulacro della Vergine nei giorni della festa. Particolari e degne di nota sono le due corone che vengono poste, nella stessa occasione, sul capo della Madonna e del Bambino. Le prime, in argento dorato con lavorazione a filigrana, furono donate da una famiglia per la solenne incoronazione nel 1948. In occasione del ventennale, le corone sono state sostituite da due corone d’oro, dono della comunità parrocchiale. Queste, in occasione della solenne benedizione impartita da Papa Giovanni Paolo II (v. foto in G. Masia, tav. II), sono state impreziosite con diamanti. Tipologia degli ex voto: Oggetti di oreficeria, Altro Conservazione attuale: Il particolare valore degli oggetti ha imposto specifiche misure di sicurezza.
Tanti miracoli vennero segnalati nella petizione che nel 1984 il Parroco di Sindia, Mons. Guseppe Masia, inoltrò al Capitolo Vaticano al fine di ottenere l’incoronazione del simulacro di Nostra Signora di Corte. Tali miracoli o grazie, verificatisi nel secolo scorso, furono inseriti nella petizione su indicazione del Vescovo Mons. Frazioli, come emerge dalla lettera inviata a Mons. Masia datata 2 aprile 1948 (v. Archivio privato G, Masia). La menzione dei miracoli avrebbe infatti positivamente influenzato il giudizio del Capitolo sull’importanza del culto della Madonna di Corte.
La fondazione dell’Abbazia si deve a Gonario II di Torres, che al ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, incontrò a Chiaravalle San Bernardo. Da questi ottenne l’invio nel suo Giudicato di un gruppo di Monaci Cistercensi, ai quali fece una serie di donazioni, prima fra tutte la Curtis di Cabuabbas. E’ del 5 marzo 1149 l’atto di fondazione dell’Abbazia. Dalla bolla di Callisto III, datata 8 luglio 1458, risulta che già da oltre sessant’anni l’Abbazia versava in stato di completo abbandono: …nullus monacus resedit (Cossu Pinna, v. bibl., p. 40). L’abbazia di Cabuabbas ha ispirato una copiosa produzione letteraria in prosa ed in versi. La splendida novella di Pietro Casu Il tesoro di Pedrasenta riproposta anche da G. Masia (op. cit.) cela un fondo di verità nelle vicende che portarono alla distruzione del santuario. Se infatti la cupidigia umana non fu la causa prima del ritorno dei monaci in terra ferma tuttavia la convinzione diffusa che i monasteri celassero ricchi tesori, contribuì non poco alla devastazione del complesso. Tutt’ora vive un’antica credenza sull’esistenza di una Chiesa sotterranea con una statua tutta d’oro, protetta da strani prodigi, che l’avrebbero salvata dai ripetuti tentativi di sottrarla alla custodia del tempo. Fiabe o paristorias sull’abbazia di Cabuabbas si trovano raccolte anche nell’articolo di Antonio Ledda citato in bibliografia. L’abbazia di Cabuabbas non ebbe lunga vita: crebbe e morì nello spazio di tre secoli. Anzi il tempo di pieno splendore del complesso si riduce al periodo compreso tra il 1150 e il 1297 (nel 1297 l’abbazia è già in piena crisi incapace di darsi un Priore: v. G. Masia, pp.38-39). Ciò che si offre alla vista del pellegrino è solo una piccola parte della Chiesa antica, sulla cui progressiva distruzione hanno giocato un pesante ruolo diversi fattori: il tipo delle coperture adottate, pesantissime volte a botte, tessute in cantoni di trachite e basalto, l’asportazione dei blocchi di trachite liscia utilizzati, secondo quanto riporta lo Spano, per costruire case ed altre chiese nel vicino villaggio di Sindia, ed in particolare, la Chiesa di San Demetrio, per volere del Dottore Inquisitore Generale della Sardegna Gavino Pintor Serra (1688). Andati via i monaci il titolo di Abate di Santa MAria di Corte passò al Vescovo di Bosa che fu investito dell’incarico fin dai tempi antichissimi (P. Martini, v. bibl., p. 430). Andati via i monaci il titolo di Abate di Santa Maria di Corte passò al Vescovo di Bosa che fu investito dell’incarico fin dai tempi antichissimi (P. Martini, v. bibl., p.430). Il primo Abate Padre di Cabuabbas fu Bernardo di Chiaravalle che si occupò personalmente dell’Abbazia figlia per soddisfare l’accorata preghiera di Gonario II di Torres. Quando i monaci abbandonarono la Sardegna, l’abbazia passò sotto la giurisdizione dei monaci di Scrivia Torinese. Quando i monaci abbandonarono il monastero la cura spirituale della chiesa fu affidata ai diversi Parroci della Parrocchia di Sindia. Ma solo in seguito al decreto dell’8 settembre 1982, col quale la Parrocchia di Sindia assumeva il titolo di Parrocchia Abbaziale al Parroco è stato riconosciuto il titolo di Parrochus Abbas come emerge dalla lettera che l’Abate Generale Sighard Kleiner inviò a Mons. Masia in risposta ad una precisa richiesta in merito (Archivio privato di G. Masia, v. bibl.). Il I maggio del 1990 il Parroco è stato insignito del titolo di Priore della Parrocchia Abbaziale di Nostra Signora di Corte. Nella cronaca sarda del Liber judicum turritanorum del sec.XII, risulta che San Bernardo inviò a Cabuabbas 150 monaci e 50 conversi. Gli studiosi sono concordi nel ritenere un’ esagerazione l’assegnazione di 200 cistercensi al nuovo monastero. G. Zanetti (vedi bibliogr.) parla di 12 in tutto, fra monaci e conversi, essendo questo un numero simbolico e sacro nella tradizione benedettina. L’unione delle oblate di Sindia conta 28 adesioni, ed è stata recentemente ricreata (1922) ma esisteva fin dagli anni ’50. Oltre ad osservare lo specifico Programma di Vita, le Oblate si occupano della cura materiale della Chiesa di Corte e della Cappella di Nostra Signora di Corte nella Chiesa parrocchiale. Il giorno della festa preparano e distribuiscono il pane del monastero. Gonario di Torres, affascinato e soggiogato dalla portata spirituale e dalla personalità carismatica di Bernardo di Clairavaux, introduce l’ordine cistercense in Sardegna, finanziando con doti di terre, la fondazione dell’Abbazia di Cabuabbas. Egli stesso, alla sua morte, entrerà nell’ordine Cistercense di Clairvaux.

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