San Bartolomeo all`Isola
Intorno al 1000 le reliquie del corpo di san Bartolomeo furono portate a Roma da Ottone III e sono conservate nell’antica vasca di porfido dell’altare maggiore della chiesa . Nel 546 le reliquie risultano essere state a Lipari e nell’ 838 a Benevento. La città di Benevento, che ha sempre sostenuto di aver dato ad Ottone III un altro corpo, rivendica il possesso dei suoi resti custoditi nella chiesa a lui dedicata. A Roma, a causa di uno straripamento del Tevere, nel 1557 i resti furono traslati a S. Pietro in Vaticano. Nel 1560 Pio IV li fece riportare con una solenne processione all’Isola Tiberina. A seguito dei danni causati alla chiesa dai francesi nel 1798 alcune sue reliquie furono portate a S. Maria in Trastevere. In questa basilica, nella Domenica in Albis, si mostrava una sua reliquia insigne. Secondo l’Inventario del 1870, nel giorno di Pasqua parte della testa era esposta a S. Prassede. Il 1° maggio e il 24 agosto si esponeva (Diario Romano, 1926) parte di un braccio presso la basilica dei Santi XII Apostoli. All’interno della cappella degli Orsini, sulla sinistra del transetto, nella parete sinistra è conficcata una palla di cannone che colpì la chiesa durante l’assedio francese di Roma nel giugno 1849. In quell’occasione la chiesa era colma di fedeli ma la palla non ferì alcuno dei presenti e da allora la palla conservata nella medesima posizione in cui cadde è detta del miracolo. In passato in occasione della festa di san bartolomeo, il 24 agosto i venditori di cocomero erano soliti lanciare in acqua alcuni frutti che i ragazzi del popolo tuffandosi nel Tevere tentavano di raccogliere. Tale caratteristica tradizione del rione Ripa, legata alla sua festività più importante, si concluse nel 1870 quando Roma divenne capitale del regno italiano. Sotto il portico si conservano due lapidi che ricordano la concessione di indulgenze plenarie a favore delle anime del Purgatorio. La chiesa nel XII secolo passò alla giurisdizione della diocesi romana. Leone IX concesse la chiesa al vescovo di Porto. La chiesa fu domicilio del vescovo di Silavacandida concessa da Giovanni XIX a Pietro vescovo di quella diocesi nel 1026 (cfr.Di Carpegna, Il clero di Roma, p. 107).
Tiber Island, 00186 Rome, Italy