San Bartolomeo all`Isola

Nel 1557 la chiesa fu travolta da una piena del Tevere che provocò il crollo dell’ala destra dell’edificio. In quell’occasione la violenza delle acque trascinò via il ciborio medievale. A causa dell’inondazione il papa decise di trasferire le reliquie dei santi fino ad allora conservate nella chiesa in Vaticano dove rimasero per tre anni. In Vaticano furono portate anche le quattro colonne di porfido del ciborio caduto,oggi conservate nei Musei Vaticani. Subito dopo iniziò una fase di restauri e ricostruzione. Nell’archivio vaticano si trovano i conti della fabbrica di San Bartolomeo all’isola relativi ai restauri del 1583 (Armellini, Le chiese di Roma, p.621).Descrizione: Sotto l’altare maggiore in una vasca di porfido è conservato il corpo di san Bartolomeo. Oltre che in questa chiesa sue reliquie risultano sparse in varie chiese europee. Nel 1238 quella della calotta cranica fu portata nella cattedrale di Francoforte sul Meno. Altre sono nella certosa di Colonia e nel monastero di Lune, presso Luneburg. S. Edoardo donò una parte di un braccio alla cattedrale di Canterbury. Altre ancora risultano in Francia. In Italia la città di Pisa vantava il possesso di parte della sua pelle. Entrata in uso: nell’anno 1000 Reliquia: Ossa


Intorno al 1000 le reliquie del corpo di san Bartolomeo furono portate a Roma da Ottone III e sono conservate nell’antica vasca di porfido dell’altare maggiore della chiesa . Nel 546 le reliquie risultano essere state a Lipari e nell’ 838 a Benevento. La città di Benevento, che ha sempre sostenuto di aver dato ad Ottone III un altro corpo, rivendica il possesso dei suoi resti custoditi nella chiesa a lui dedicata. A Roma, a causa di uno straripamento del Tevere, nel 1557 i resti furono traslati a S. Pietro in Vaticano. Nel 1560 Pio IV li fece riportare con una solenne processione all’Isola Tiberina. A seguito dei danni causati alla chiesa dai francesi nel 1798 alcune sue reliquie furono portate a S. Maria in Trastevere. In questa basilica, nella Domenica in Albis, si mostrava una sua reliquia insigne. Secondo l’Inventario del 1870, nel giorno di Pasqua parte della testa era esposta a S. Prassede. Il 1° maggio e il 24 agosto si esponeva (Diario Romano, 1926) parte di un braccio presso la basilica dei Santi XII Apostoli. All’interno della cappella degli Orsini, sulla sinistra del transetto, nella parete sinistra è conficcata una palla di cannone che colpì la chiesa durante l’assedio francese di Roma nel giugno 1849. In quell’occasione la chiesa era colma di fedeli ma la palla non ferì alcuno dei presenti e da allora la palla conservata nella medesima posizione in cui cadde è detta del miracolo. In passato in occasione della festa di san bartolomeo, il 24 agosto i venditori di cocomero erano soliti lanciare in acqua alcuni frutti che i ragazzi del popolo tuffandosi nel Tevere tentavano di raccogliere. Tale caratteristica tradizione del rione Ripa, legata alla sua festività più importante, si concluse nel 1870 quando Roma divenne capitale del regno italiano. Sotto il portico si conservano due lapidi che ricordano la concessione di indulgenze plenarie a favore delle anime del Purgatorio. La chiesa nel XII secolo passò alla giurisdizione della diocesi romana. Leone IX concesse la chiesa al vescovo di Porto. La chiesa fu domicilio del vescovo di Silavacandida concessa da Giovanni XIX a Pietro vescovo di quella diocesi nel 1026 (cfr.Di Carpegna, Il clero di Roma, p. 107).

Tiber Island, 00186 Rome, Italy
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