San Felice

L’attuale edificio è il rifacimento integrale di un edificio religioso preesistente, forse il Cenobio fondato da S. Mauro, sorto per opera dei benedettini. La facciata è di tipo romanico spoletino (modello S. Salvatore di Spoleto), con rosone, simboli evangelici e storie di S. Felice, di scultura romanica umbra. L’interno è a navata unica con presbiterio sopraelevato e cripta. Accanto all’abbazia i locali del convento sono stati ristrutturati e trasformati dalla diocesi di Spoleto in una casa religiosa di ospitalità, che riceve singoli e gruppi per ritiri, esercizi spirituali o visite turistiche nella zona. Dispone di 50 posti letto, sala incontri, sala ristorante e parcheggio.Descrizione: Nella cripta è collocato un sarcofago di pietra ove si conservano le ossa di San Mauro, di San Felice e della nutrice di quest’ultimo. Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia
Raccolta di ex voto: No

Secondo l’agiografia san Mauro, giunto dalla Siria in questi luoghi insieme ad altri trecento compagni, si ritirò in un eremo insieme al figlio Felice e alla nutrice. Gli abitanti della valle si rivolsero a loro per essere liberati da un orrendo drago che ammorbava l’aria, il piccolo Felice si recò nella grotta del mostro e uccise l’animale. Il santo, fino alla sua morte, continuò a fare miracoli e prodigi, predicò il vangelo e bonificò la valle. Sul luogo della sua sepoltura, di quella del padre e della nutrice venne edificata la primitiva chiesa. La leggenda di fondazione vuole che il santuario sia stato edificato dopo la morte di san Felice avvenuta il 16 giugno 535, ma la prima attestazione della sua presenza si trova in un lezionario conservato nell’archivio del Duomo di Spoleto, dove si parla della basilica di san Felice, ricostruita ex novo sulla tomba dei santi Felice e Mauro nel 1194. Questo edificio per la sua eleganza si può considerare uno dei più grandi esempi di architettura romanica umbra della fine del XII secolo. Accanto alla chiesa sorse, in epoca imprecisata, un monastero benedettino che nel secolo XII divenne priorato dipendente dall’abbazia di Sassovivo. In passato il luogo, come è attestato in alcune visite pastorali, era meta di devoti che vi si recavano per ottenere guarigioni di varia natura ottenute per mezzo del potere terapeutico del sepolcro dei santi Felice e Muro e dell’acqua miracolosa di una vicina sorgente. L’intero complesso è stato recentemente restaurato e il convento è stato trasformato in centro di accoglienza dotato di camere e servizi di ristoro per coloro che desiderano soggiornarvi. Secondo l’agiografia san Mauro, giunto dalla Siria in questi luoghi insieme ad altri trecento compagni, si ritirò in un eremo insieme al figlio Felice e alla nutrice. Gli abitanti della valle si rivolsero a loro per essere liberati da un orrendo drago che ammorbava l’aria, il piccolo Felice si recò nella grotta del mostro e uccise l’animale. Il santo, fino alla sua morte, continuò a fare miracoli e prodigi, predicò il vangelo e bonificò la valle. Sul luogo della sua sepoltura, di quella del padre e della nutrice venne edificata la primitiva chiesa. (Leggenda conservata nei volumi manoscritti miniati del secolo XII oggi custoditi nella Biblioteca Capitolare di Spoleto). La leggenda è stata anche raffiguarata in quattro scene scolpite a bassorilievo sotto il rosone della facciata (fine secolo XII). Nel 1530 l’Abbazia di S. Felice di Narco fu concessa in commenda ai nobili Lauri di Spoleto, i cui eredi vi hanno esercitato il patronato fino all’unità d’Italia, quando tornò di spettanza dell’Arcivescovo di Spoleto.

4, Localita’ Castel S.felice, Sant’Anatolia Di Narco, PG 06040, 06040 Sant’Anatolia di narco PG, Italy