San Feriolo a Caminino

La Pieve più antica andò in rovina nel corso del secolo XVI e nel 1592 le reliquie venerate furono trasportate a Montemassi. La Pieve venne quindi destinata a stalla per gli animali. Nei primi anni del Seicento il clero competente cercò di restaurare l’edificio sacro, la chiesa fu completata nel 1637 . Inizia così il processo di decadenza dell’edificio, che sarà parzialmente distrutto nel 1815. Nel 1824 questa chiesa figura nel Catasto Leopoldino come convento diruto, mentre ogni funzione religiosa veniva svolta nella cappellina che era stata edificata presso la fonte miracolosa. La cappellina, costruita nel 1804, fu nuovamente riedificata nel 1857. Il luogo fu alienato con le soppressioni del governo italiano e perse ogni significato religioso. Allora esso fu destinato ad uso agricolo. Dell’antica pieve restava traccia nella denominazione di una stanza posta a pianterreno e qualificata negli inventari come stanza del romito. La Pieve di San Feriolo oggi risulta inglobata totalmente all’interno del complesso colonico all’interno del quale, tuttavia, sono ancor oggi visibili elementi appartenuti all’edificio sacro.Descrizione: Le reliquie del santo. Oltre ad esse, dal 1683, è attestato il ricorso dei fedeli alle acque di una sorgente posta nelle prossimità della chiesa e che sarebbe sgorgata nel punto esatto in cui il santo morì. Entrata in uso: nell’anno 1276 Reliquia: Ossa Luogo: Fonte
Raccolta di ex voto: No

Il santuario fu abbandonato intorno al 1592, poiché a quell’epoca le reliquie di san Feriolo furono traslate nella chiesa di Montemassi. Nel 1562 la chiesa di San Feriolo era fatiscente, ma rimaneva un punto di riferimento per i fedeli che, ancora nel 1604, tentarono di recuperare al culto parte dell’edificio innalzando un tetto provvisorio sopra i tre altari della chiesa, ormai quasi distrutta. Lo stesso vescovo approvò l’iniziativa, ordinando al pievano di Montemassi di celebrare la Messa di Pasqua nella chiesa di San Feriolo. Dopo pochi anni, tuttavia, l’edificio era già diventato un ricovero per animali. Tuttavia i fedeli continuarono a recarsi sul luogo per attingere l’acqua della fonte nelle prossimità della chiea, fonte che sarebbe sgorgata nel punto esatto dove morì san Feriolo. Dal 1683, infatti, è chiaramente testimoniato il ricorso dei fedeli all’uso delle acque di san Feriolo, considerate taumaturgiche. Nei primi anni del Seicento il clero competente cercò di restaurare l’edificio sacro, e decise, a causa dei costi, di costruire una chiesina con alcune stanzette per l’abitazione di un romito. La chiesa fu completata nel 1637, anche grazie all’impulso ai lavori che fu dato dal beato Luca del Teglia, stanziatosi in loco. Questa nuova chiesa fu dedicata quindi alla Santissima Trinità . Nel giorno di festa della Santissima Trinità partiva dalla chiesa una processione solenne. Tuttavia la ripresa fu soltanto momentanea perché in una visita pastorale del 1666 di Monsignor Ugolino si legge che a Caminino non risiedeva alcun romito . Inizia così il processo di decadenza dell’edificio, che sarà parzialmente distrutto nel 1815. Nel 1824 questa chiesa figura nel Catasto Leopoldino come convento diruto, mentre ogni funzione religiosa veniva svolta nella cappellina che era stata edificata presso la fonte miracolosa. La cappellina, costruita nel 1804, fu nuovamente riedificata nel 1857. Il luogo fu alienato con le soppressioni del governo italiano e perse ogni significato religioso. Allora esso fu destinato ad uso agricolo . Dell’antica pieve restava traccia nella denominazione di una stanza posta a pianterreno e qualificata negli inventari come stanza del romito. Secondo la tradizione popolare san Feriolo fu un soldato romano che, convertitosi al cristianesimo, si era rifugiato in Maremma per sfuggire alle persecuzioni del governo di Roma. Raggiunto dagli arcieri romani, venne ucciso a Caminino, nei pressi di una sorgente che iniziò a sgorgare acque rosse. Questa scheda è stata compilata da Beatrice Sordini. Nessun patronato è attestato sul santuario.

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