San Giovanni in Laterano

La Basilica, circondata da altri edifici, forma il centro del complesso lateranense. La planimetria del IV secolo, sulla quale gli scavi hanno fornito indicazioni precise, coincideva in buona parte con quella odierna. La basilica era a cinque navate con abside. Le navate erano divise da colonne, in marmo numidico giallo quella centrale e in verde antico quelle laterali. Le colonne avevano caapitelli corinzi sui quali si impostavano le arcate, mentre il pavimento era in marmo africano. Lungo i secoli si sono costantemente susseguiti gli interventi dei pontefici per restauri e modifiche. Leone Magno restaurò la basilica danneggiata dal saccheggio dei Vandali del 455. Successivamente Adriano I (772-795) ricostruì il nartece e Sergio III (904-911) dovette compiere un radicale restauro poichè un terremoto aveva danneggiato la Basilica. Altri interventi furono compiuti da Giovanni XII (965-972), che fece costruire nel portico l’oratorio di San Tommaso oggi distrutto, e da Alessandro III (1159-1181) che affidò a Niccolò D’Angelo la ricostruzione della facciata.Al tempo di Nicolò IV (1288-1292) fu eseguito da Jacopo Torriti il mosaico absidale, distrutto e sostituito da una copia nel 1878-1884 sotto Leone XIII. Le truppe di Ladislao d’Ungheria nel 1413 danneggiarono nuovamente la basilica, Martino V provvide a fare grandiosi restauri, che proseguirono sotto Eugenio IV. La chiesa venne arricchita dal pavimento cosmatesco nel 1421. Quasi ogni pontefice fino ad Innocenzo X, arricchì il Laterano di nuove opere; cionnonostante il tempo faceva pesare il suo scorrere, così Innocenzo X, riedificò la Basilica interamente affidando l’ opera al Borromini. Clemente XII compì l’ opera del Borromini, facendo innalzare la nuova facciata da Alessandro Galilei che la portò a termine nel 1734. Un campanile appartenente alla cattedrale doveva già esistere al tempo d Pasquale III poichè nel 1115 risulta in parte distrutto a causa di un fulmine; ma probabilmente in precedenza ve ne doveva essere un altro che risaliva forse ai tempi di Sergio III (904-911). L’attuale campanile ha la caratteristica di essere formato da due piccoli campanili gemelli, risalenti all’età romanica, restaurati nel XIV secolo. Essi si innalzano sopra la Loggia delle Benedizioni e sono costruiti in pietra silice dal taglio simmetrico. Il chiostro del XIII secolo è opera del Vassalletto e di suo figlio che vi hanno lavorato assieme; le colonne a spirale erano ricoperte da piccoli mosaici oggi incompleti.Descrizione: Al centro del transetto si trova l’altare papale che contiene all’interno, protetta da grate dorate di legno una antichissima tavola di legno che secondo la tradizione sarebbe stato l’antico altare sul quale i primi papi a partire da san Pietro e fino a Silvestro I avrebbero celebrato le funzioni sacre. Nella parte superiore del tabernacolo gotico che sovrasta l’altare, opera dell’architetto senese Giovanni di Stefano (1367-1370), sono conservate in due preziosissime custodie d’argento in forma di busti, le venerate reliquie delle teste degli Apostoli Pietro e Paolo. Secondo la tradizione Silvestro I ripose i corpi di Pietro e Paolo rispettivamente nelle basiliche Vaticana e Ostiense, mentre fece portare le teste dei due Apostoli nella basilica Lateranense. Il Baronio riferisce che le due reliquie rimasero a San Giovanni in Laterano fino al tempo del pontificato di Stefano VII (886-897). In seguito a un violento terremoto le preziosissime reliquie furono portate nella cappella del Sancta Sanctorum, rimasta miracolosamente incolume, e poste in un altare specificatamente dedicato ad esse. Presso quest’altare era usanza tirarle fuori dalle loro teche ogni venerdì santo per farne ostensione ai fedeli dalla Loggia delle Benedizioni. Nicolò III (1277-1280) soppresse l’altare e ripose le due reliquie in un’arca di cipresso, nella quale rimasero fino al 1368 quando Urbano V le ritrasferì nella basilica del Laterano con una solenne cerimonia. (cfr. Lauer, Le Palais de Latran, pp. 262-266). Oltre alle reliquie che sovrastano l’altare è esso stesso oggetto di culto e venerazione. Nel medioevo l’altare aveva di per sè valore di reliquia ed era trattato con particolare riguardo. L’altare ligneo incastonato all’interno dell’altare oltre ad essere ritenuto quello usato da Pietro e dai suoi primi successori, per la sua forma era anche associato agli oggetti di culto che il popolo d’Israele aveva portato con sè durante la traversata del deserto. Questa associazione trovava sostegno nella credenza che il tesoro del tempio di Gerusalemme fosse conservato nella cripta sotto l’altare maggiore del Laterano. In questo modo l’altare, dove poteva celebrare solo il papa, rappresentava il simbolo della continuità tra Vecchia e Nuova Alleanza nelle cariche di sommo sacerdote e pontefice. Tale idea aveva anche una rappresentazione concreta nella Liturgia stazionale del Giovedì Santo, soprattutto nel corso del XII secolo, quando San Giovanni in Laterano era in competizione con San Pietro come nuovo Tempio. (cfr. De Blaauv, Cultus et decor, pp. 292-297). Reliquia: Ossa Descrizione: Nella parte sinistra del transetto si trova l’altare del Sacramento eretto da Clemente VIII, le cui quattro grandi colonne di bronzo dorato la tradizione riteneva provenissero dalla casa di Costantino o dal tempio di gerusalemme. Al di sopra del tabernacolo, situato sopra l’altare, dietro una lastra di cristallo si conserva un frammento di tavola lignea che secondo la tradizione sarebbe appartenuto alla mensa dove sedettero nell’ultima cena Gesù e gli Apostoli. Reliquia: Altra Descrizione: Nella Cappella del Transito, seconda della navata laterale sinistra, è situato un affresco che rappresenta la morte della Vergine, circondata dagli Apostoli. Il dipinto, probabilmente di scuola giottesca, risale al XIV secolo ed in origine era sittuato presso nella sala dove siu tenevano i concili del Laterano. Quando questa sala fu demolita, al tempo di Sisto V, nel distacco dal muro l’affresco andò in parte in frantumi, rimanendo intatti solo il volto e il busto della Madonna. Per tale motivo si rese necessario ridipingere il resto dell’affresco, ma l’immagine della Madonna divenne oggetto di un fervido culto da parte dei fedeli. L’immagine fu incoronata nel 1684. Immagine: Dipinto Descrizione: Davvero ingente è il numero di reliquie e oggetti sacri conservato nella basilica Lateranense. AL lato della porta verso la sagrestia si trova la Tabula magna lateranensis,che elenca tutte le reliquie conservate nella basilica al tempo di Nicola IV (1291). Tra queste un brandello di porpora che la tradizione sosteneva fosse della tunica di Cristo e la margella detta del pozzo della Samaritana. Reliquia: Ossa, Tessuto, Oggetti specifici, Sangue Descrizione: I due santi Giovanni Evangelista e Battista avevano ricevuto un culto particolare nei due oratori a loro dedicati da papa Ilario (461-468) presso il Battistero Lateranense, ma anche la Basilica divenne un centro di culto dei due santi. Nel XII secolo l’oratorio sotterraneo sotto l’altare maggiore conteneva numerose loro reliquie e icone a loro dedicate. Tra le altre, si conservavano il cilicio di Giovanni Battista, fabbricato in pelle di cammello, e la tunica di Giovanni Evangelista. (cfr. Jounel, Le cult des saints, p. 371). Reliquia: Ossa, Tessuto, Oggetti specifici
Note sulla raccolta: Tra gli ex voto va menzionata la tavola commissionata dall’umanista e canonico di San Giovanni Filippo Inghirami a una artista toscano tra 1503 e 1508. L’ex voto rappresenta l’umanista miracolosamente salvatosi dopo essere stato disarcionato dalla sua mula e essere stato travolto da un carro di bufali. Il destinatario dell’ex voto è Cristo Salvatore. Tipologia degli ex voto: Tavolette o lamine con iscrizioni, Tavolette dipinte, Oggetti di oreficeria, Oggetti vari

La basilica, ufficialmente Mater et Caput di tutte le chiese di Roma e nel mondo, come recita un’iscizione su un fregio marmoreo nella facciata, è la cattedrale di Roma e ha il primato sulle stesse basiliche vaticana e ostiense. Sorge sugli avanzi della casa dei Laterani nella parte più meridionale del Celio. I Laterani possedettero il palazzo e l’area sino al tempo del console designato Plauzio Laterano, il quale coinvolto nella congiura dei Pisoni contro Nerone, fu ucciso e le proprietà vennero espropriate. In seguito le case dei Laterani presero il nome di Domus Faustae e al tempo di Costantino erano di proprietà imperiale. L’imperatore Costantino fece erigere la basilica e la donò al pontefice. Fino dall’ anno 313 la Domus Faustae risulta come sede del papa e qui si tenne il primo concilio di papa Milziade (311-314) contro i donatisti. Con ogni probabilità la costruzione della basilica, voluta da Costantino, cominciò intorno al 313 in seguito alla demolizione dei castra equitum singularium. Il Martyrologium romanum indica il 9 novembre come giorno festivo della basilica: Romae dedicatio Basilicae Salvatoris. Tale data si trova per la prima volta nella seconda versione della Descriptio Ecclesiae Lateranensis, databile al 1153-1154. Sebbene non sia indicato l’anno, se si ipotizza che la consacrazione sia avvenuta di domenica, giorno abitualmente dedicato alle consacrazioni dal medioevo, si possono individuare solo due anni in cui il 9 novembre sia capitato di domenica durante il regno di Costantino e il pontificato di Silvestro I: il 312 o il 318. (cfr. Krautheimer, Corpus basilicarum, V, 1980, p. 94). Intorno alle origini della basilica fiorì presto la leggenda secondo la quale essa sarebbe stata fondata da Costantino in segno di riconoscenza verso papa Silvestro che lo avrebbe battezzato e guarito dalla lebbra. A tale leggenda diffusa a Roma nel V secolo da una Vita Sylvestri anonima e accolta dal Liber Pontificalis se ne aggiunse un’altra, probabilmente intorno al XIII secolo secondo la quale il volto del Salvatore sarebbe apparso al pontefice e al popolo nel giorno della consacrazione della basilica che, per questo motivo sarebbe stata inizialmente dedicata al Salvatore. Tale leggenda potrebbe essere sorta da un’errata interpretazione della frase di un Lezionario del X-XI secolo che riportava come la: imago Salvatoris depicta parietibus primum visibiliter omni populo apparuit. (cfr. Valentini Zucchetti (ed.),Descriptio lateranensis ecclesiae, p. 333). La notte tra il 23 e il 24 giugno, alla vigilia della festa di San Giovanni Battista si svolgeva e si svolge tutt’ora una festa popolare nel corso della quale vengono innalzati nuemrosi falò. La festa è detta anche notte delle streghe. Secondo Jounel i canonici Regolari di San Frediano di Lucca curavano l’Ufficio divino nella Basilica Lateranense sin dall’XI secolo. Uno di essi, il priore Bernardo, aveva redatto negli anni tra 1140 e 1145 l’Ordo Officiorum ecclesaie lateranensis. Accanto a questi canonici, però, anche chierici romani si occupavano dell’amministrazione dei sacramenti. Nei giorni in cui la Stazione liturgica era di turno al Laterano i canonici lasciavano il posto ai chierici della Casa pontificia che assistevano il papa nella celebrazione dell’Ufficio divino e della Messa. (cfr. Jounel, Le culte des saints, p. 191).

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