San Michele Arcangelo al Monte Faito

Edificio a tre navate.Descrizione: L’Arcangelo è rappresentato come un giovane guerriero; la statua è anteriore al XVI secolo. Immagine: Statua Luogo: Vetta
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile
Testimonianze della prodigiosa resudazione della statua sono state raccolte a partire dal Settecento e sono conservate nell’Archivio del Capitolo di Stabia. Il più antico documento in cui si parla del miracolo della statua è la deposizione fatta da alcuni Sorrentini e Massesi, fuggiti dalla loro città per l’invasione turca e rifugiatisi sul Faito il 13 giugno del 1558.
La prima attestazione del santuario compare nella Cronaca dell’Anonimo Sorrentino del IX secolo in cui si legge che allora nella chiesa si celebrava la messa ogni giorno e che vi si recavano pellegrini per chiedere grazie o per ringraziare dei favori ottenuti. Dopo l’incendio del 1818, il santuario visse una fase di declino. La statua del Santo, colpita da un fulmine e distrutta, nel 1862 fu restaurata e trasferita nella cattedrale di Castellammare. La zona del santuario fu successivamente infestata dai briganti, il che contribuì a far diminuire il numero dei pellegrini e così, tra il 1862 e il 1865, la chiesa fu completamente abbandonata e col tempo si ridusse in ruderi. Nella prima metà del XX secolo il vescovo Federico Emanuel organizzò un comitato per la ricostruzione del santuario. Il nuovo tempio fu consacrato nel 1950. Nella Cronaca dell’Anonimo Sorentino, scritto del IX secolo, si parla della vita di Sant’Antonino e dell’episodio dell’apparizione dell’Arcangelo. Secondo la leggenda, l’arcangelo Michele apparve a San Catello e Sant’Antonino, ritiratisi a vita eremitica sul monte Faito, chiedendo loro di costruire una chiesa in suo onore in quel luogo. Nel XIII secolo sorse una contesa fra il vescovo di Stabia e quello di Lettere, perché la città di Pimonte, la più vicina al monte Aureo, era annoverata nella diocesi di Lettere; in quell’ocasione la questione fu risolta a favore della diocesi di Stabia. La polemica si riaccese nel 1580, quando papa Gregorio XIII affidò al vescovo di Lettere il compito di investire il chierico al quale veniva affidata la chiesa. Per questo motivo il vescovo di Lettere iniziò a pretendere che la chiesa fosse di sua giurisdizione. Anche in quest’occasione fu deciso a favore del vescovo stabiese, come si evince da un atto notarile del 1589, in cui si afferma che la chiesa è nel territorio e nella diocesi di Castellammare di Stabia.

80053 Castellamare di Stabia Na, Italia
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