San Nicolò a Tordino

Non si hanno notizie circa la tipologia architettonica del complesso cultuale di cui, oggi, rimangono solo pochi ruderi: essi hanno reso possibile, però, la ricostruzione del suo intero assetto planimetrico.Descrizione: Più che le spoglie di San Atto, ad essere venerata era la sua tomba, che si trovava fuori dal monastero del Tordino, probabilmente nel vicino cimitero. Non è possibile stabilire precisamente la data in cui cominciò tale venerazione, perché del Santo non si hanno notizie sicure: non figura nei martirologi della Chiesa e la storiografia cassinese lo ignora completamente. Egli morì prima del 1056, visto che in tale data risulta superiore del monastero un certo frate Gregorio. Reliquia: Ossa Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile
Il Palma (Storia della città…, 1978), parlando del monastero di San Nicolò a Tordino, ricorda l’esistenza, nell’archivio capitolare di Teramo, di una “Vita di San Atto”, nella quale sono enumerati tutti i miracoli compiuti dal Santo dopo la sua morte. Di questa “Vita” il Palma riporta le parti salienti.
Il monastero di San Nicolò fu fondato, secondo la tradizione locale, nel febbraio del 1003: invece, secondo fonti più autorevoli, nel dicembre del 1004. A partire sicuramente dalla seconda metà del XVIII secolo cominciò ad andare in rovina, tanto che gran parte dei materiali con cui era stato edificato furono utilizzati per la costruzioni di case e ponti. Si salvò solo la chiesa che, ridotta nelle dimensioni, visse più a lungo del monastero: nel 1808, pochi minuti dopo la fine della Messa, cadde il tetto che copriva due navate e da allora, anch’essa, andò completamente distrutta. La leggenda di fondazione del monastero di San Nicolò a Tordino, come si desume dalla “Vita di San Atto”, esistente nell’archivio capitolare, è riportata dal Palma (Storia della città…, 1978): Attone, lasciata la città natale di Fermo, si recò nella località. Qui, animato da nobili intenti, indusse il conte Trasmondo a costruire il cenobio sul Tordino, dove poté condurre una vita ispirata da ideali santi, aiutando i bisognosi, ospitando i pellegrini e curando gli infermi. Secondo il Palma (Storia della città…, 1978), da uno dei miracoli operati da San Atto, avvenuto lontano dal monastero, “nel luogo dov’era il venerato corpo dell’uomo di Dio”, si può desumere che i resti mortali del Santo non fossero conservati nel monastero ma nelle sue adiacenze, forse nel cimitero. Che cosa sia successo della tomba di San Attone e delle sue spoglie, Palma non sa dirlo, non essendovene più memoria né scritta né orale. Per quanto riguarda i dati cronologici rilevanti, va segnalato che alla fine del XII secolo i monaci di San Nicolò riuscirono a svincolare il loro abate dalla soggezione a Montecassino, pur mantenendo nei suoi riguardi un giuramento di fedeltà. Con tale atto, il monastero diventò di fatto una potenza economica con privilegi ed esenzioni proprie e con relative autonomie. Dalla metà del Trecento, invece, San Nicolò fu sottoposta all’autorità del Papa, che da quel momento ne elesse l’abate, ne continuò a riscuotere le decime e ne diresse d’autorità la vita monacale. Tra il 1397 e il 1408, il cenobio fu gestito dai Duchi di Atri, ai quali fu sottratto dall’abate cassinese Enrico Tomacelli, che ne rivendicò a sé i diritti. Quando nel 1477 il monastero fu annesso al Capitolo aprutino, il cardinale Giovanni d’Aragona, figlio di re Ferdinando II, in qualità di Abate Commendatario di Montecassino, non riconobbe giuridicamente fondata l’annessione, poiché riteneva che il cenobio del Tordino gli spettasse di diritto, essendo una dipendenza cassinese. La vertenza fu giudicata dal vescovo di L’Aquila, che confermò il possesso di San Nicolò al Capitolo. Nella prima metà del Cinquecento San Attone costituì una diocesi “Nullius”, soggetta agli abati del monastero del Tordino e in seguito al Capitolo aprutino. Tale giurisdizione entrò in vigore nel 1477 in seguito ad una bolla emanata da Sisto IV. Nel corso del Quattrocento, prima dell’annessione al Capitolo aprutino, il monastero di San Nicolò fu in mano a commendatari: tra essi ci fu il cardinale Latino Orsini, cui Niccolò V lo affidò nel 1448. Sotto la commenda di quest’ultimo il monastero pervenne alla totale dissoluzione e perdette quasi tutti i suoi beni che, dal 1477, andarono ad accrescere le entrate del Capitolo aprutino. Da questo momento la chiesa del monastero divenne sede parrocchiale e lo fu certamente fino al 1808, data della sua completa distruzione. Anche dopo l’annessione al Capitolo continuarono le liti con i vescovi per il possesso del monastero. Queste proseguirono fino al 24 gennaio 1793, quando Ferdinando IV di Borbone emanò una “provisio” a seguito della quale il monastero venne affidato al Vescovo di Teramo. Nel 1802 Ferdinando IV annesse il cenobio al Regio Patronato e nel 1803 lo concesse al Capitolo. Sin dalla sua fondazione, San Nicolò a Tordino fu sotto la giurisdizione del monastero di Montecassino. La sua dipendenza da quest’ultimo fu particolare e mai del tutto completa, a causa, soprattutto, delle ingenti ricchezze di cui il cenobio del Tordino godeva. Tali ricchezze, probabilmente, interessarono anche il vescovo della diocesi teramana che, a lungo, fu in contrasto con Montecassino per la sottomissione di San Nicolò, tanto che, nel 1148, si giunse ad un processo cui presero parte il vescovo stesso e l’abate di Montecassino. Ognuna delle parti sostenne che il monastero di San Nicolò gli era sottoposto e mirò a dimostrarlo tramite testimoni e privilegi papali: sia il vescovo che l’abate cassinese risultarono convincenti nella loro posizione e alla curia regia il processo apparve lungo e di difficile soluzione, ma alla fine, dopo un attento studio di tutte le prove addotte, i Giustizieri decisero di confermare la proprietà di San Nicolò a Montecassino. Nonostante la sentenza del 1148 le mire vescovili proseguirono nei secoli. Dal 1150 il monastero del Tordino si governò in modo più o meno autonomo: questo portò alla dispersione di quasi tutte le sue ricchezze tanto che, giunto ai limiti della sopravvivenza religiosa e civile, San Nicolò fu annesso al Capitolo aprutino con una bolla di Sisto IV del 1477.

64100 Sant’Atto, Province of Teramo, Italy