San Restituto

Una chiesa esisteva verosimilmente agli inizi del ‘600 sulla catacomba: essa si è voluta riconoscere in un edificio, lungo circa 29 m e largo 17, raffigurato in una planimetria degli inizi del ‘600 conservata nell’Archivio dei Padri Cappuccini (cfr. Bibliografia citata in Fiocchi Nicolai 1998, p. 71, nota 24). Sappiamo che la chiesa era in piena efficienza nel 1703, quando il Piazza (C. B.Piazza, La gerarchia cardinalizia, Roma, 1703, p. 210), la dfinisce ricchissima badia Concistoriale, di entrata di sopra cinque mila scudi. A quel tempo vi si officiava per lo più il giorno del Santo Titolare. Alcune reliquie di S. Restituto si trovavano allora sotto l’altare. In un documento del 1624 si ricorda che il corpo del santo riposava nella basilica (cfr. C. Cristallini, L’evoluzione storico-urbanistica dell’abitato, in Monterotondo e il suo territorio, Roma, 1995, p. 119). Per il termine cronologico del 1782 si veda quanto detto alla scheda seguente (Ulteriori cambiamenti di tipologia architettonica). Da una visita pastorale compiuta dal Cardinale Corsini si evince che nel 1782 la chiesa, ormai caduta in rovina, era stata ridotta, da forme più ampie (amplioris quidem forma hec olim erat) ad un piccolo oratorio (sacellum) (cfr. R. Cordovani, Proposta per una ricerca: la chiesa e le catacombe di San Restituto a Monterotondo, in Il riequilibrio del patrimonio culturale di Monterotondo, Mentana, 1989, p. 36. Questa cappella è indicata ancora in una pianta di Monterotondo del 1867 e fu vista ancora da F. Gori e da E. Stevenson nella seconda metà del secolo scorso (cfr. Fiocchi Nicolai 1998, p. 64). Il Tomassetti, nel 1891, non potè più rintracciare la struttura (G. Tomassetti, Della Campagna Romana, in Archivio della Società Romana di Storia Patria 14, 1891, p. 101, nota 1).Descrizione: Come in tutti i santuari martiriali, al centro del culto era la tomba (e , quindi, il corpo) del martire, situata, secondo quanto informa la Passio, in crypta, in inferioribus, cioè in un cimitero sotterraneo (vedi scheda: Tipologia Architettonica. Per quanto attiene l’entrata in uso, informa ancora la Passio che Restituto venne martirizzato durante la persecuzione di Diocleziano; possiamo ritenere, quindi, che il santuario sia entrato in uso a partire da questo momento o, meglio, a partire dal momento in cui una certa Giusta, pia matrona, si curò di seppellire il corpo del martire. Reliquia: Altra Luogo: Altro
Raccolta di ex voto: No Note sulla raccolta: Una lapide fu posta nel 1580 a commemorazione del martirio del santo (S. Restitutus martir / Romae Via Aurelia III / kalendas Iunii passus / est laus Deo / anno MDLXXX); essa si trovava murata sulla facciata della chiesa di Monterotondo e si conserva oggi affissa ad uno dei muri perimetrali della villa Cecconi che sorge nel luogo dell’antico santuario.
Alla richiesta di miracoli di guarigione si fa riferimento nella Passio: cfr. scheda precedente.
Il termine cronologico del 431 si riferisce alla più antica attestazione del santuario, quella contenuta nel Martirologio Geronimiano (431-450). Ancora alla fine del XVIII secolo (a tale indicazione si riferisce l’anno 1800 Convenzionalmente indicato nella scheda) la comunità locale festeggiava il martire. Nella Passio si dice che una matrona di nome Giusta seppellì il corpo di San Restituto in una cripta situata in un terreno di sua proprietà. E’ questo il santuario nel quale si recano i malati per chiedere la guarigione. Un’aggiunta di età medievale alla Passio riferisce che il corpo di San Restituto sarebbe stato traslato da questo cimitero alla chiesa romana di Sant’Andrea in Aurisario (o in Catabarbara) al tempo di un papa di nome Adriano, non meglio precisato (gli studiosi suppongono Adriano I o Adriano IV). Tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600 la chiesa è ricordata in atti notarili relativi alla compravendita di terreni per la costruzione del Convento dei Padri Cappuccini. Narra la Passio che la matrona Giusta, che si occupò di trasportare il corpo di Restituto dal luogo del martirio (Roma) al luogo della sepoltura (un praedium di sua proprietà situato al XVI miglio della Nomentana), avvertì di ciò il vescovo di Nomentum, Stefano, colui che evidentemente aveva giurisdizione sull’area nella quale il martire venne sepolto. Il santuario si trovava infatti solo a tre miglia di distanza dalla città di Nomentum. I termini cronologici indicati vogliono far riferimento Convenzionalmente alla probabile datazione della Passio. Si veda quanto detto alla scheda precedente circa la giurisdizione.

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