San Romedio

La chiesa di San Romedio racchiude il nucleo pi antico dell’omonimo santuario, arroccato su uno sperone roccioso nei pressi di Sanzeno ed edificato, nelle forme odierne, grazie a numerosi interventi tra i secoli XI e XVIII. Al secolo XI risale, infatti, la costruzione dell’aula trapezoidale originaria, convertita nel corso degli interventi promossi da alcune figure come Aricarda Monaca e Federico di Cles nel XIII secolo in due distinti locali, l’odierna cappella di San Nicol ed il sacello delle Reliquie. A meridione di queste due cappelle fu edificato, nel 1536, un terzo locale a pianta poligonale irregolare, denominato chiesa maggiore o di San Romedio. nel XVIII secolo che vengono promossi corposi interventi architettonici, al termine dei quali il santuario acquista il suo assetto definitivo. Il prospetto anteriore esterno non visibile poich l’edificio di culto incluso in una struttura pi ampia, che include al piano inferiore la chiesa di San Michele; gli edifici di culto sono collegati da una scalinata coperta che permette di accedere alle chiese sul lato occidentale. Il prospetto meridionale esterno, individuabile nella porzione superiore del corpo di fabbrica pi elevato del complesso, aperto da due bifore a profilo ogivale, intervallate da una meridiana dipinta. Il prospetto occidentale aperto da una finestra lunettata di ridotte dimensioni. Il lato settentrionale, cos come quello orientale, sono quasi completamente occultati dal prolungamento delle falde di copertura, che vanno a definire uno spazio coperto raggiungibile dalla scalinata di accesso al tempio. Il campanile sorge all’angolo sud orientale della struttura; presenta un fusto quadrangolare, partito dalla cella campanaria da una cornice. La porzione inferiore, recante lesene angolari, presenta sul prospetto meridionale un’apertura mistilinea sovrastata dal quadrante dell’orologio; la cella aperta, sui quattro lati, da una monofora a tutto sesto rinserrata da lesene angolari, ed coronata da una ripida cuspide a piramide quadrata, coperta da scandole lignee e desinente in sfera e croce apicale. L’interno rivela una suddivisione in tre distinte unit spaziali; il locale di accesso coincide con l’aula maggiore, coperta da un soffitto piano caratterizzato da una specchiatura mistilinea centrale e raccordato alle pareti da una serie di cornici modanate. La parete settentrionale affacciata mediante un’apertura ad arco a sesto ribassato alla cappella di San Nicol, elevata da sette scalini rispetto al piano pavimentale dell’aula maggiore. L’accesso principale alla cappella per garantito dal portale lapideo a destra dell’apertura, caratterizzato da un’arcata a tutto sesto sorretta da lesene, nel cui incasso ospitata una struttura architravata e ornata da rilievi sovrastata da una lunetta, rinserrata da due colonne dotate di alto basamento e capitelli a caulicoli a sostegno di un’ulteriore arcata a tutto sesto. La cappella di San Nicol presenta un soffitto piano ornato da una specchiatura circolare centrale e raccordato alle pareti da cornici; la parete orientale aperta da una finestra rettangolare e reca un accesso ora murato. Il prospetto meridionale interno si affaccia sul sacello delle Reliquie mediante una finestra rettangolare sdraiata e inferriata e un portale a tutto sesto protetto da un’inferriata. Questa porzione scandita in tre campate e due navate dalle volte a crociera che coprono l’ambiente, sorrette da peducci lapidei lisci e ornati e da colonne desinenti in capitelli fogliati e a dado scantonato; due strette finestre rettangolari si aprono sulla parete di fondo delle navate laterali; la parete meridionale della navata centrale aperta da una nicchia centinata ospitante le reliquie di San Romedio. Le pareti interne, i soffitti e le volte dei tre ambienti presentano impianti decorativi ad affresco attribuibili a fasi molto distanti tra loro in ordine di realizzazione, aventi carattere ornamentale e figurativo.Crescita successiva di cappelle ed edifici di servizio sotto la cappella primitiva (NB! si tratta di uno sperone di roccia)Descrizione: Il luogo aspro e suggestivo gi di per s scenario adatto al raccoglimento; il pellegrinaggio si connette con la natura ’eremitica’ del sito. Nella cappella pi alta si conserva quello che viene considerato il teschio del santo. Reliquia: Ossa Luogo: Vetta
Ubicazione originaria del Santuario: scalinate interne del complesso cultuale Note sulla raccolta: Elenco di 336 pezzi compilato nel 1917 dal priore don Antonio Casagrande Tipologia degli ex voto: Tavolette dipinte, Protesi vere o rappresentate, Oggetti vari Conservazione attuale: i più antichi sulle scalinate interne del complesso cultuale; altri depositati altrove Rinvio a pubblicazioni o descrizioni a stampa: 51 descritti in Ex Voto, pp. 167-174.
Il priore don Antonio Casagranda curò nel 1917 un elenco di 42 grazie straordinarie verificatesi a partire dal 1650.
1000&nbsp;-&nbsp;1090&nbsp;(costruzione intero bene)<br><br>La pubblicazione del Proprio Liturgico Diocesano tridentino curata da Iginio Rogger nel 1985 concluse un secolare dibattito intorno all’esistenza e alla collocazione cronologica della figura di San Romedio, membro di una nobile famiglia bavarese di Thaur ritiratosi in eremitaggio intorno all’anno 1000 presso l’attuale santuario. Sulla scorta dei dati storici ricavati da Rogger, stato cos possibile fornire un intervallo cronologico in cui collocare l’erezione della parte pi antica del complesso, le attuali cappelle di San Nicol ed il sacello delle reliquie. L’estremo cronologico ante quem adottato giustificato dall’assenza di menzione del culto dell’eremita nel Sacramentario Udalriciano (1045) e dalla presenza, nel successivo Sacramentario Adelpretiano, di due atti di donazione di beni al santuario, per volere dei vescovi Adelperone e Gebardo. L’atto di donazione di Adelperone (1090) rappresenta la prima menzione diretta del santuario.Le prime notizie scritte risalgono alla fine dell’XI secolo o all’inizio del XII (episcopati di Adelperone e di Gebardo). La tradizione locale, fino a tempi recenti, collocava Romedio fra IV e V secolo in quanto contemporaneo di Vigilio, terzo vescovo e patrono di Trento. Ci sulla base dei testi dell’agiografo domenicano duecentesco Bartolomeo da Trento. Pi che di leggenda di fondazione si deve parlare della leggenda relativa alla vita del santo a cui il santuario fa riferimento. La successione cronologica delle diverse costruzioni del complesso santuariale (sec. XII; sec. XV; sec. XVI; sec. XVII; ecc. – cfr. campo 21) mostra una ininterrotta serie di importanti interventi edilizi. 1536: indulgenza per chi concorreva alla costruzione del santuario. L’assenza di vincoli verso la pieve induce a considerare [la chiesa] come dipendente dal vescovo (Rogger). Almeno dal XIII secolo si parla di priorato: il priore o rettore, prete secolare, godeva di un beneficio. Si trattava spesso di un canonico della cattedrale di Trento, sostituito da un vicario al quale rimaneva affidato il servizio pastorale (Rogger). Forse preesisteva un altro patronato laicale (famiglia Cles?). Il santuario rimase sotto il patronato dei Thun almeno fino al 1865.

Località San Romedio, 38010 Coredo TN, Italy