San Salvatore

Sopra l’ipogeo, verso la fine del Seicento, fu edificata una chiesa intitolata al Salvatore. Si tratta di una costruzione semplice, a pianta rettangolare. In origine l’edificio era costituito da una sola navata. Attualmente, invece, l’interno della chiesetta consta di due navate separate da pilastri di arenaria. Nella navata a destra, voltata a botte, è ubicata la sacrestia. Nel presbiterio quadrangolare sono presenti tre nicchie. Nel corso dell’Ottocento la chiesa subì delle modifiche relative all’ampliamento della navata destra.Descrizione: Simulacro policromato rappresentante Gesù Salvatore, attribuibile al 1700. La statua, alta circa 80 cm., ci fornisce l’immagine del Cristo con la barba: con la mano sinistra sorregge un piccolo globo simboleggiante il mondo, con la destra innalza un mazzetto di fiori. Il simulacro, collocato dentro una portantina, rappresenta l’oggetto di culto, fulcro della corsa-processione che ha luogo, a completamento del novenario, il sabato mattina e la domenica sera della prima settimana di settembre. Entrata in uso: tra l’anno 1700 e l’anno 1799 Immagine: Statua
Ubicazione originaria del Santuario: Nelle pareti dell’ipogeo sono tuttora visibili numerose immagini che raffigurano imbarcazioni, perlopiù navi isolate, che potrebbero essere testimonianza di ex-voto marinari. Nella chiesa, invece, non compaiono attestazioni di ex-voto.

Il Santuario è costituito da un edificio ipogeico, diventato luogo di culto cristiano nel VI sec. d.C. Ciò è documentato dalla presenza, nel primo vano a sinistra rispetto all’ingresso, di un’altare di tipologia cristiana. Verso la fine del XVII secolo sulla zona sovrastante è stata costruita una chiesa dedicata al Salvatore. Nel presente lavoro, pertanto, molte notizie riguardano la chiesa in quanto attuale sede delle funzioni liturgiche. La leggenda relativa alla fondazione della chiesetta seicentesca narra che l’edicola edificata sopra l’antico ipogeo sia sorta ad opera di un contadino, il quale, mentre era impegnato nel lavoro di aratura dei campi, vide il carro trainato dal giogo dei buoi sprofondare in una voragine creatasi nel terreno. Probabilmente, egli stesso fu trascinato nel gorgo sabbioso. Il contadino fece voto che, in cambio di un miracoloso salvataggio, avrebbe edificato una chiesa in onore del Santo Salvatore. La leggenda è pubblicata in G. Pau, Il Sinis, STEF, edizioni della Torre, 1979, cap. V, p. 51. Una tradizione che è stata ripristinata una ventina d’anni fa è quella relativa al trasporto in processione di un simulacro di piccole dimensioni (Santu Srabadoreddu) da parte di un gruppo di donne cabraresi scalze e in costume folkloristico. Il corteo parte dal paese di Cabras l’ultimo venerdì del mese di agosto, giorno in cui hanno inizio le novene dedicate a San Salvatore, e giunge nell’omonimo villaggio. Il simulacro ligneo viene depositato nella chiesetta dove rimane per tutta la durata del novenario: infatti, il lunedì successivo alla chiusura dei festeggiamenti, durante la mattinata, ha luogo la processione delle donne che riportano la piccola stauta a Cabras, nella pieve della Vergine Assunta. La partenza dal villaggio è preceduta dalla celebrazione della Messa. Ciò segna la conclusione di tutti i riti officiati in onore del Salvatore. Pare che questa usanza sia da collegare ad un avvenimento storico avvenuto agli inizi del XVI secolo (1509) allorquando la villa di Cabras subì le incursioni barbaresche: infatti, in quel frangente, durante la difesa armata attuata dagli uomini, le donne si preoccuparono di portare in salvo la statua del Santo. Sembra che, a ricordo di tale fatto, fino al 1913, furono proprio le donne a trasporate il simulacro da Cabras a San Salvatore. Successivamente sono subentrati gli uomini che tuttora mantengono la tradizione con la corsa degli scalzi. La parrocchia di Cabras, di cui non si conosce la data di fondazione, fu elevata a pievania il 10 luglio 1834. Tuttavia, è opportuno segnalare che la primitiva parrocchia fu quella di Santa Croce o Santo Spirito. Il villaggio di San Salvatore, intorno alla metà degli anni Sessanta, fu adattato a set cinematografico per la registrazione di un film western: infatti, il piccolo agglomerato campestre assunse le caratteristiche di un villaggio messicano dotato di un saloon, di una fontana e di un arco scomparsi nel 1990 in seguito ad un incendio. Non sono stati rinvenuti dati inerenti alla giurisdizione. Si ha notizia che l’arcivescovo di Oristano, il 3 ottobre 1830, in occasione di una visita pastorale effettuata presso la parrocchiale di Cabras, raccomandò al parroco l’obbligo della cura spirituale della chiesetta.

09072 San Salvatore OR, Italy
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