Raccolta di ex voto: Dato non disponibile Ubicazione originaria del Santuario: Controllare
Il primo termine cronologico (313) non è documentato, ma solo convenzionale. Le reliquie di san sebastiano vennero traslate al Vaticano nell’anno 826: si deve presumere che in seguito a questo evento il santuario legato al martire -ma non il complesso nel quale esso si trovava- sia caduto in abbandono. Il ristabilimento del culto di San Sebastiano nel luogo originario si ha per opera di Onorio III, il quale nel 1218 riporta nella cripta parte delle reliquie del martire e riconsacra l’altare, come attesta un’iscrizione fatta incidere in quell’occasione. La leggenda inerente la fondazione del santuario coincide, in questo come in altri casi di santuari martiriali, con la leggenda riguardante la sepoltura del martire; essa è narrata nella Passio, secondo la quale, dopo il martirio, Sebastiano sarebbe apparso in sogno ad una matrona di nome Lucina, riferendole le seguenti parole: in cloaca illa quae est iuxta circum invenies corpus meum pendens in gompho; hoc tu dum levaveris perduces ad Catacumbas et sepelies in initio cryptae iuxta vestigia Apostolorum (Acta Sanctorum, Gennaio, II, pp. 621-660). Il dato relativo alla personalità del martire come un militare, indicato nella Passio, trova una corrispondenza iconografica in un pannello musivo, attribuibile al VII secolo, conservato nella chiesa di S. Pietro in Vincoli. Si rimanda, per questo aspetto, alla rassegna cronologica dei dati presentata dal Krautheimer in Corpus Basilicarum Christianarum Romae, IV. In una bolla del tempo di Leone X, tramandata in un documento del 1520, si enumerano una serie di indulgenze per coloro che visitano il santuario (Grisar). Un monastero venne fondato presso la basilica, allo scopo di assicurare la cura del santuario, da Sisto III (432-440); questo, caduto in rovina, venne restaurato da Nicolò I (858-867). Nel 1161 la cura del monastero e della basilica -e quindi anche del santuario- fu affidata da Alessandro III al priore e ai frati della chiesa di S. Maria Nova al foro romano e nel 1167 all’ordine cisterciense, che vi risiedette fino al 1826, quando Leone XII affidò chiesa e monastero ai frati dell’ordine francescano, che ancora oggi vi risiedono e hanno cura del santuario (per maggiori dettagli si veda Grossi Gondi).
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