San Valentino

A causa dell’afflusso dei visitatori, venne abbattuta la facciata e allungata la navata stessa e ne fu costruita un’altra. Alla costruzione avrebbe provveduto il conte Teseo Terzi, patrizio bresciano e capitano della Valle, tra il 1515 e il 1520. Un’epigrafe/ex voto recita infatti : IN DIVO HOC A/DEO OPT./MAX. MIRA. CONSEC./QUOD PIE VOVIT STRUCT./HAC FIDELITER/PERSOLVIT THESEUS/ TERTIUS BRIX./PATRICIUS/MDXX. Successivamente venne edificato l’altare di San Rocco (dal 1576) e sostituito l’altare centrale quattrocentesco con uno settecentesco ancora esistente.Descrizione: La tela secentesca raffigura san Valentino prima del martirio. La fanciulla guarita da san Valentino rivolta alla madre e al centurione romano regge un cartiglio che reca la seguente scritta Valentinus facultatem mihi videndi iterum dedit/Flavii amore respondeo amare. Le viene risposto: Christianum esse non licet. La tela, originariamente conservata nella canonica di Breno, venne poi traspostata nella chiesa di San Valentino per sostituire la bellissima pala del Romanino, trasferita nella parrocchiale di Breno. Entrata in uso: tra l’anno 1601 e l’anno 1650 Immagine: Dipinto Descrizione: Si tratta di una tela del Romanino che raffigura la Sacra Conversazione: è collocata tra il primo e il secondo altare di sinistra della parrocchiale di Breno. La tela è databile agli anni 1525-1535. In origine il quadro si trovava nella chiesa di San Valentino. Entrata in uso: tra l’anno 1525 e l’anno 1535 Immagine: Dipinto
Ubicazione originaria del Santuario: In loco, lungo le pareti Note sulla raccolta: Si va da un affresco del 1510 a una serie di quadretti di età contemporanea. Tipologia degli ex voto: Tavolette dipinte, Oggetti vari Conservazione attuale: In loco nel santuario

Il santuario venne edificato in un periodo non precisato, comunque collocabile nel XV secolo. Esso conobbe vari periodi di declino, tra cui quello successivo alle leggi eversive del 1799 e uno più tardo, attorno a metà Ottocento, quando il vescovo intimava di restaurare le finestre del santuario stesso. La chiesa di San Valentino conobbe, dopo le leggi eversive del 1799, un periodo di declino: passò in mani profane e venne spogliato di ogni rendita. Nel 1861 il degrado era tale che mons. Verzeri ordinava il restauro delle finestre; vi si celebrava ormai solo nella festa del 14 febbraio, e gli ex voto e le visite divennero semper più sporadici. Solo a partire dalla fine degli anni Sessanta del Novecento furono attuati alcuni interventi di restauro per il santuario, grazie anche all’interessamento di alcuni illustri mecenati. Venne inoltre saldamente legato al tempio il pronao, cosa che permise di aprire i due archi laterali originali. Purtroppo la stabilità statica della costruzione sembra gravemente compromessa a causa dei continui smottamenti avvenuti a partire dalla fine degli anni Settanta. Le indulgenze relative al santuario furono concesse da Paolo V nel 1610 e confermate ancora nel 1890. Il vescovo intervenne più volte, anche se invano, per tentare di dirimere una questione di conflitto tra il parroco e la confraternita di San Valentino. Gli atti della visita pastorale del 1809 affermano che il popolo accorre a San Valentino per devozione o anche solo in visita. San Valentino è curata dal parroco, accanto al quale agiva un eremita (a volte due) che però una visita pastorale del 1716 dice senza regolare mandato del vescovo. Nel 1777 gli eremiti erano ancora due. In seguito, a San Valentino rimase un solo eremita fino agli anni ’30 del Novecento. La confraternita era denominata anche Schola di San Valentino. La confraternita viene descritta come priva di beni, se non elemosine. Nel 1573 contava circa venticinque confratelli che risultano pagare una cifra di iscrizione destinata a coprire le spese per la cera della processione, per le messe al loro altare e per le esequie dei confratelli. Essi fanno celebrare messa la seconda domenica del mese. Presentano resoconti al parroco, ma non annualmente. Dopo la visita di mons. Celeri, la confraternita venne obbligata a nominare quattro massari che rendano conto annualmente al parroco della destinazione delle elemosine. Le regole o statuti della Schola di San Valentino sono stati datati dal Guerini, che li ha pubblicati, al secolo XV, tuttavia egli ritiene si trattino di una versione rielaborata di un più antico statuto del secolo XII: Guerrini, Lo statuto della Disciplina, 1959.

25043 Breno, Province of Brescia, Italy
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