Sancta Sanctorum

Il Sancta Sanctorum, anticamente detto San Lorenzo in Palatio faceva parte dell’antico Patriarchium, poi demolito, di cui si conserva oltre l’oratorio di San Lorenzo, la Scala Santa, e il triclinio di Leone III. Il Patriarchium (che fu residenza papale fino al 1377) era costituito da un complesso di edifici nati a fianco la basilica dedicata al Salvatore, nella zona donata da Costantino al papa Milziade (311-314). Il Patriarchium si estendeva su parte dell’odierno palazzo e università del Laterano, su parte della piazza San Giovanni e comprendeva l’attuale santuario della Scala Santa, a fianco della basilica costantiniana. Una scala a tre rampe conduceva dal portico d’ingresso alla sala del concilio. A sud-est del portico si trovava il piccolo oratorio privato dei papi: il Sancta Sanctorum. Sisto V (1585-1590) per ovviare alle pessime condizioni di conservazione del Patriarchium, trascurato e danneggiato a causa del trasferimento della dimora papale prima in Avignone e in seguito in Vaticano, fece demolire tutto, conservando solo l’antico oratorio, il Sancta Sanctorum, davanti al quale fece trasportare la Scala Santa del Patriarchium. Nella risistemazione affidata a Domenico Fontana, venne costruito l’edificio a due piani, oggi comunemente chiamato Scala Santa. L’attuale piccola cappella del Sancta Sanctorum coincide quasi interamente con il primitivo oratorio. Ne sono testimonianza i piloni sotterranei provenienti dall’antico Patriarchium. Il primitivo ingresso doveva trovarsi di fronte all’altare attuale. Un portone in bronzo del IV secolo chiude l’ingresso della cappella. Nella parete occidentale (di fronte all’altare) vennero aperte tre finestre che dovevano dar modo ai fedeli di guardare all’interno. Da uno stretto corridoio si accede ad un secondo vano di circa sette metri per lato, dove si trova il vero e proprio Sancta Sanctorum, l’altare papale. Nel piano superiore furono anche costruite due stanze che dovevano ospitare il “Collegio Sistino”. Nel 1623 venne eretto l’oratorio del SS. Sacramento al quale fu addossato nel 1743 il triclinio di Leone III. A sinistra della Scala Santa il papa Mastai Ferretti fece costruire nel 1852, il convento che doveva ospitare i Padri Passionisti.Descrizione: Immagine ritenuta acheropita (non fatta da mano umana), rappresentante il Cristo in trono. Si conserva sopra l’altare papale. In ragione della grande venerazione che questa immagine ebbe durante tutto il medioevo, durante il Rinascimento la cappella veniva spesso chiamata del SS. Salvatore. L’immagine è nominata per la prima volta nel Liber Pontificalis nella vita di Stefano II (752-757), il quale la portò in processione (già allora era considerata “sacra icona”) per scongiurare il pericolo d’invasione Longobarda. Due tradizioni sono attribuite all’immagine: gerosolimitana, dipinta da San Luca e poi terminata per virtù angelica; bizantina, durante l’iconoclastia di Leone III Isaurico, il patriarca Germano avrebbe affidato l’immagine alle acque del mare che la portò a Roma. L’immagine è coperta da una lastra d’argento istoriata dei tempi di Innocenzo III (1198-1216), che ne lascia intravedere solo il volto del Cristo. Nel 1907 fu eccezionalmente concesso di rimuovere la lastra d’argento per permettere un’ispezione per ricostruire l’epoca di fattura dell’icona; come arco cronologico possibile è stato individuato il pontificato di papa Ilaro (461-468), anche se altri la datano al VI secolo. Entrata in uso: tra l’anno 461 e l’anno 468 Immagine: Icona Descrizione: Sotto l’altare papale secondo la ricognizione del Grisar del 1905 (che confermò la tradizione medievale) furono trovate molte reliquie che presentarono non pochi problemi di identificazione. Alcune reliquie risalgono al tempo di Gregorio Magno (590-604); il numero complessivo dei “resti sacri” è davvero elevato perché fin dall’antico la cappella venne usata come deposito e archivio delle sacre reliquie. Nel 1905 vennero anche trovati molti reliquiari, avori, stoffe, teche e pergamene (tra cui la famosa croce aurea gemmata del VI; l’arca di cipresso di Leone III; la croce aurea smaltata dei tempi di Pasquale I), che vennero in quell’occasione trasferite nel Museo Sacro della Biblioteca Vaticana. Solo le reliquie furono lasciate sotto l’altare nell’arca di Leone III e deposte in nuovi reliquiari d’argento. Entrata in uso: tra l’anno 590 e l’anno 604 Reliquia: Ossa
Tipologia degli ex voto: Tavolette o lamine con iscrizioni, Oggetti di oreficeria

La prima attestazione esplicita della cappella si trova nel Liber Pontificalis nella Vita di Stefano III (768-772). Benedetto XIV conferma nel 1742 le indulgenze concesse dai suoi predecessori nella Notificazione d’avvertimenti a ben regolare il divoto esercizio della Via Crucis: … chiunque si impieghera a meditare la Passione del Signore in questo santo Esercizio acquista per concessione de’ sommi pontefici le stesse Indulgenze che acquisterebbe se visitasse personalmente la stazione della Via Crucis in Gerusalemme (Cfr. Tomasi, p. 118). La cura spirituale del santuario e il possesso sono stati concessi “in perpetuo” da Pio IX ai Passionisti, con la Costituzione apostolica “Inter plurima templa”. Fu lo stesso Sisto V ad istituire il “Collegio Sistino” appositamente per l’ufficiatura del santuario. Sisto V affidò il giuspatronato del santuario alla famiglia Peretti, la quale estintasi lo passò alla famiglia Sforza-Cesarini. Il giuspatronato della famiglia fu abolito da papa Mastai Ferretti con un decreto del 13 giugno 1853.

Piazza di San Giovanni in Laterano, 14, 00184 Roma, Italy
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