Santa Croce in Gerusalemme

L’aula di culto del santuario fu allestita nell’ambito della residenza imperiale del Sessorium, costruita tra il 180 e il 211 d.C., e scelta dalla stessa Elena come sua abitazione romana. Tuttora restano tracce delle strutture del Sessorium. La basilica andò ad occupare un vasto ambiente rettangolare, forse l’atrio del Palazzo imperiale; il vano fu trasformato in aula di culto mediante la chiusura delle aperture sul lato breve ovest e l’aggiunta dell’abside a est. Rimasero integre le cinque aperture lungo i lati maggiori, con le relative finestre, e la facciata fu allestita ad ovest. Internamente, l’aula fu divisa in tre zone mediante due archi trasversali a tre fornici sorretti da colonne, eliminati poi nel XII secolo, quando si creò l’attuale assetto longitudinale a tre navate, durante i lavori di Lucio II. In un vano adiacente e comunicante con l’aula (la cd. cappella eleniana) furono ospitate le reliquie della Santa Gerusalemme, probabilmente in una fase successiva rispetto alla fondazione della chiesa.Descrizione: L’oggetto del culto erano le reliquie della croce di Cristo, custodite in un ambiente contiguo la chiesa. Non si conosce l’epoca di questa sistemazione, ma essa deve considerarsi posteriore alla fondazione del santuario: infatti, la tradizione del ritrovamento della croce sul Golgota non risale oltre il 351, anno in cui si data la prima testimonianza di Cirillo, ad Costant., 3 (Patr. Gr., 33, cc. 1167 e ss.), il quale non attribuisce però questo ritrovamento né a Costantino né ad Elena. La leggenda dell’inventio da parte della madre di Costantino si sviluppò solo più tardi, ed è attestata esplicitamente nel 395 da Ambrogio (vd. supra). testimonaecquando infattileggend Entrata in uso: tra l’anno 351 e l’anno 395 Reliquia: Oggetti specifici
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile

La fondazione della chiesa si pone all’epoca di Costantino ma, più precisamente, nel periodo compreso tra il viaggio dell’imperatrice Elena in Terra Santa, compiuto nel 326, e la morte della stessa (circa 330). Il santuario è rimasto sempre in vita nel corso dei secoli; tuttavia, sembra che attraversasse un periodo di relativo abbandono, come molti altri santuari romani, all’epoca dell’esilio avignonese dei papi (Armellini). San Cirillo, nel 351, riporta per primo la tradizione del ritrovamento all’epoca di Costantino della croce di Cristo sul Golgota (ad Costant, 3 : Patr. Gr., 33, cc. 1167 ss.), senza però attribuire la scoperta ad Elena. Sulla base di una leggenda sviluppatasi intorno al 350-360, Sant’Ambrogio nel 395 parla per primo dell’inventio da parte di Elena. Accenni alla leggenda si trovano poi anche in Rufino (m. 410 d.C.), Socrate (circa 439), Sozomeno (c.425) Teodoreto (m.458), Paolino di Nola. La leggenda narrava che, durante il viaggio a Gerusalemme di Elena, madre dell’imperatore Costantino, furono scoperte tre croci, quella di Cristo e quelle dei due ladroni, prive di qualsiasi segno di identificazione. Il vescovo della citta’, Macario, le porto’ in processione e una di esse risano’ miracolosamente una donna, cosicche’ venne riconosciuta come la vera Croce di Cristo. Elena la divise in tre parti: una la lascio’ a Gerusalemme, una la invio’ a Costantinopoli e la terza la porto’, insieme con il titulus, a Roma, in una teca d’argento, per donarla alla chiesa che ebbe il nome di Sancta Hierusalem. Il titulus crucis di Gesù Nazareno, re dei Giudei, in tre lingue, e la reliquia della croce furono trovate nel 1492 nella nicchia sopra l’arco trionfale, dove erano state sistemati da Lucio II, già cardinale di Santa Croce. Secondo il racconto di Stefano Infessura, il 1 febbraio 1492 durante i lavori di restauro nella chiesa, sulla sommita’ dell’arco trionfale si trovo’ una nicchia con all’interno una teca di piombo, recante -su una tabella fittile- l’iscrizione titulus crucis. Nella teca vi era una tavoletta con incisa l’epigrafe su tre righe (in latino, greco ed ebraico) JESUS NAZARENUS REX JUDAEORUM. Non si conosce l’epoca della sistemazione della reliquia; tuttavia, sulla teca vi erano tre sigilli del Card. Caccianemici (poi papa Lucio II, 1144-5), il quale opero’ importanti restauri nella chiesa. Una iscrizione celebrante la scoperta del Titolo della Croce si conserva nella cordonata che collega il transetto con la cappella di Sant’Elena. La cappella di S. Elena venne decorata con mosaici per iniziativa di Valentiniano III, di sua sorella Honoria e sua madre Galla Placidia, forse sotto il pontificato di Celestino I (422-432), il cui ritratto fu riconosciuto nel XVII secolo da G. Mancini. Tra i diversi restauri della chiesa attestati nel corso dei secoli, si ricordano per importanza quello di Gregorio II (715-731), menzionato nel Liber Pontificalis, di Lucio II (1144-5), del cardinal Mendoza (1484-1493), il quale fece eseguire gli affreschi dell’abside. Alla fine del X secolo, fu eretto un primo monastero adiacente la chiesa, forse ad opera di Benedetto VII (974-983). Recenti scavi archeologici hanno riportato alla luce i resti di una vasca battesimale paleocristiana foderata di lastre di marmo, di circa 4 metri di diametro. La struttura è ubicata in un vano contiguo al lato est della cappella di S. Elena. Una nuova cappella delle reliquie, opera dell’architetto Florestano di Fausto, è stata relaizzata nella prima metà del ‘900; vi si conservano tre frammenti della croce, all’interno di un prezioso reliquiario del Valadier (1803), un chiodo e due spine della crocifissione, e parte del titulus crucis. Sembra che al tempo di Gregorio Magno il santuario dipendesse direttamente dal papa, che vi officiava per mezzo di chierici secolari. La prima giurisdizione è legata alla famiglia imperiale di Costantino. La chiesa, situata nell’ambito della residenza di Elena nel Sessorium, doveva svolgere la funzione di cappella palatina, sebbene questa funzione dell’edificio sia stata recentemente messa in dubbio da M. Cecchelli. Nel 1560, in sostituzione dei Cerosini, Papa Pio IV trasferì a S. Croce i monaci cistercensi della Lombardia, che dimoravano fino ad allora a San Saba. Alla fine del XIV secolo, i Certosini abitarono a S. Croce, finché non vene per loro edificato il monastero di S. Maria degli Angeli presso le Terme di Diocleziano, dove si trasferirono alla metà del XVI secolo. Nel 1062, Alessandro II sostituì i benedettini con i canonici regolari della congregazione di S. Frediano di Lucca; questi vi rimasero all’incirca per 270 anni, con il privilegio di scegliere dalla loro congregazione il titolare della basilica. Leone IX, intorno all’anno 1050, affidò il monastero annesso al santuario a Richerio abate di Monte Cassino. Il monastero era stato costruito alla fine del X secolo da Benedetto VII. Papa Lucio II (1144-1145), già cardinale di Santa Croce, allestì presso la chiesa un convento di canonici regolari. Al tempo di Gregorio Magno, sembra che la chiesa fosse officiata da chierici secolari.

Piazza di S. Croce in Gerusalemme, 00185 Roma, Italy
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