Santa Lucia vergine e martire

L’architettura si ispira allo stile romanico. La facciata è sobria ed elegante, è ornata da un rosone centrale di antica pietra in taglio, dal protiro con il portale, da pietre bugnate ed archetti pensili; sul lato destro s’innalza il campanile. L’interno, con pareti rustiche su cui si aprono vetrate istoriate e con tetto in legno, è ad una sola navata; in fondo alla quale, nella parte posteriore, un grande arco fa da cornice alla grotta.Descrizione: Rude immagine in pietra raffigurante la Santa con due occhi su un vassoio e con una borsa di viandante a tracolla risalente agli inizi del ‘600. Nel 1974 la statua fu trafugata e quella attuale fu fatta realizzare nel 1975 come copia della precedente. Entrata in uso: tra l’anno 1600 e l’anno 1643 Immagine: Statua Luogo: Grotta
Note sulla raccolta: Gli ex-voto risalgono alla fondazione del santuario. Tipologia degli ex voto: Luminarie, Tavolette o lamine con iscrizioni, Oggetti di oreficeria, Protesi vere o rappresentate, Oggetti vari

La leggenda vuole che durante la primavera del 1600, ai piedi della cima Santa Lucia al Monte, alcuni pastori si accorsero che le pecore al pascolo erano attratte da qualcosa che si nascondeva dietro i rovi; incuriositi andarono a vedere e notarono una grotta, vi entrarono e si diressero in fondo alla caverna, dove comparvero, in due angoli opposti, due figure irradianti una grande luce, che dichiararono di essere Santa Lucia e San Michele. Così i pastori, tornati in paese, raccontarono tutto al parroco, che ebbe una duplice visione: quella di Santa Lucia, che gli diceva di voler essere venerata in quella grotta, e l’altra di San Michele, che gli diceva di volere assumere sotto la sua protezione il paese. I pastori tornarono più volte nella grotta e, un giorno, trovarono un’immagine in pietra della Santa. Dopo l’apparizione e il ritrovamento dell’immagine, la grotta divenne meta di pellegrinaggi tanto che si provvide alla valorizzazione del luogo. Fu eretta una volta sotto il macigno, si scavò una nicchia nella roccia, dove si collocò la statua della Santa e si chiuse l’ingresso dell’antro con un cancello. Le messe erano celebrate solo nel periodo in cui il santuario era aperto, e cioè dall’8 maggio al 29 giugno. A volte i pellegrini si recavano al santuario fuori stagione, si presentavano all’eremita che abitava nei pressi del luogo sacro e si facevano aprire il santuario. Una volta aperto il santuario, l’eremita assisteva alla visita mettendosi in un angolo e recitava le litanie dei santi che i fedeli gli chiedevano. Quest’abitudine è durata fino agli inizi degli anni Settanta; oggi invece il santuario è sempre aperto in quanto custodito dalla comunità mariana Oasi della Pace. La leggenda di fondazione fu pubblicata da Domenico Mastrantuono, La grande siracusana Santa Lucia vergine e martire, Ariano, 1915. Il 28 maggio del 1989 l’arcivescovo di Benevento Carlo Minchiatti stabilì che i fedeli avrebbero potuto ottenere l’indulgenza plenaria nell’anniversario della consacrazione. L’arcivescovo Serafino Sprovieri, con il decreto del 30 novembre del 1999, stabilì che i pellegrini avrebbero potuto lucrare l’indulgenza plenaria per l’intero Anno Giubilare.

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