Santa Maria

Ricostruito a partire dal 1855 a seguito del crollo del 1802, attualmente l’edificio si presenta ad aula unica rettangolare con volte a vela, con abside a botte e ingloba l’antica cappella; addossata al fianco destro sorge la sacrestia. Di grande semplicità la facciata, dominata dal timpano e da una finestra semicircolare.Descrizione: Deposizione: affresco raffigurante la Vergine che sorregge il Cristo morto, già segnalato nella visita pastorale di Francesco Visconti del 1646 come esistente nella cappella orientale. Dato come illeggibile nelle ricognizioni del 1680 e del 1688, è stato recentemente recuperato. Nel 1942, infatti, per volere di don Francesco Brambilla, l’antico dipinto era stato sostituito dall’opera del pittore Giovanni Misani di soggetto analogo e di m. 2.10 X 2.50, come risulta dal Libro Cassa del santuario (agosto 1941). Entrata in uso: tra l’anno 1576 e l’anno 1646 Immagine: Dipinto
Ubicazione originaria del Santuario: Pareti interne del santuario e attorno all’altare della Beata Vergine Note sulla raccolta: Il 5 giugno 1903 don Antonio Carcano annotava nel Libro Mastro il numero dei quadretti per grazia ricevuta appesi all’altare dell’Addolorata, compreso quello raffigurante la Vergine di Caravaggio, poco distante. A seguito della visita pastorale di Monsignor Cazzani del 1930 fu ordinato di riporre gli ex voto in sacrestia, considerando il loro scarso valore artistico (Rubagotti – Perucchini, Il Libro Mastro, 2000). Tipologia degli ex voto: Tavolette o lamine con iscrizioni, Oggetti di oreficeria, Oggetti vari Rinvio a pubblicazioni o descrizioni a stampa: Trascrizione delle annotazioni di don Antonio Carcano in: Rubagotti – Perucchini, Il Libro Mastro, 2000, vol. II, pp. 134-136.
Le grazie ricevute furono annotate dal sacerdote Antonio Carcano nel registro noto come Libro Mastro di Gallignano, recentemente trascritto e pubblicato: Rubagotti – Perucchini, Il Libro Mastro, 2000, vol. II, p. 134.
Santuario di origini antiche, le cui prime notizie risalgono al 1576, in occasione della visita pastorale del vescovo cremonese Nicolò Sfondrati. Il 12 maggio 1802 una violenta scossa di terremoto provocò il crollo della chiesa campestre, a esclusione della cappella orientale; quest’ultima venne inglobata nel più ampio edificio eretto dagli abitanti del borgo a partire dal 1855 per ottenere la liberazione dal colera; l’edificio liturgico fu ufficialmente aperto al culto il 27 dicembre 1899. La chiesa, segnalata a partire dal 1576 e in parte distrutta con il terremoto del 1802, fu ricostruita a partire da 1855 e riaperta al culto il 27 dicembre 1899, dopo un lungo restauro. In questo periodo divenne centro di particolare devozione e luogo di pellegrinaggio, tanto che il sacerdote don Carcano istituì un Registro Offerte e Spese dell’oratorio(1915).Il santuario fu sottoposto alle visite pastorali dei presuli cremonesi; tra queste ricordiamo: Sfrondati (1576); Visconti (1646); Isimbardi (1680); Settala (1688); Litta (1722). La cappellania e la chiesa dell’Addolorata sono indicate in un documento del 1794 come dipendenti della parrocchia di Gallignano. Nel Promemoria sul diritto d’uso che ha la chiesa di Gallignano sull’oratorio della Vergine Addolorata di Villavetere (archivio parrocchiale) si ribadisce la proprietà dei patroni locali, l’utilizzo da parte della popolazione di Gallignano e l’amministrazione della locale prebenda. Agli inizi del ‘900 il vescovo Geremia Bonomelli dichiarò che l’oratorio era da considerarsi fra le chiese sussidiarie della parrocchia di Gallignano, dunque con funzioni di cura d’anime per gli abitanti delle località distanti dal centro abitato. Il sacerdote di Gallignano contribuiva alle spese di mantenimento dell’edificio con un contributo annuo di 50 lire. Nella visita Sfondrati del 1576 si nominano dei patroni, che in quella del 1680 (vescovo Isimbardi) si specificano essere i membri della famiglia Covi, i quali ne commissionarono la struttura, che forse è da intendersi come un semplice ampliamento. L’oratorio era infatti di diritto della contessa Teodora Cove, abitante a Bergamo. Nel 1688 (visita Settala), il patronato era esercitato dal nobile Pietro Martinenghi, che aveva nominato suo amministratore Giovanni Andrea Valenti. Nella visita Litta del 1722 si segnala un nuovo patrono, il nobile Francesco Secco. Il patronato dei conti Covi durò moltissimo tempo. Nell’anno 1855 don Carcano ricorda, infatti, il conte Ermete Covi, patrono della cappella e della piazzetta antecedente, mentre un fratello del Covi aveva provveduto al finanziamento del tetto della chiesa. Ai Covi succedette Ambrogio Benzoni, entrato in contrasto con il locale parroco, a causa delle processioni dei devoti che si recavano alla cappella e che provocavano danni alle colture. A Crema, il 14 giuno 1902, si sottoscrisse un accordo con il vescovo cremonese Geremia Bonomelli, per la proprietà e l’uso dell’oratorio, in base al quale il Benzoni concedeva l’accesso all’oratorio attraverso le sue proprietà terriere, purchè non si recasse danno alle coltivazioni. Alla morte del Benzoni l’oratorio ritornò ai Covi, che ne attuarono un radicale restauro. Nel 1932 l’oratorio era di proprietà Morgagni. Irma Morgagni era infatti moglie del conte Cesare Covi.

26029 Gallignano CR, Italy
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