Santa Maria ad Melotum
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile
Un manoscritto della seconda metà dell’Ottocento, scritto da don Giacomo Marcuzzi sacerdote coordinatore a Madonna dal 1881 al 1883 e intitolato Cose relative alla chiesa della B.V. di Meloto, contiene notizie storiche e trascrizioni di documenti. La trascrizione integrale delle pagine finali è la seguente: È certo che grazie segnalate e straordinarie in gran numero furono dispensate in ogni tempo dalla B.V. in questo Santuario: ma memorie non ci sono. Tradizionalmente si racconta che certo Daniel Dafti di Innsbruck storpio che adoperava le grucce, passava per Campo di Osoppo pellegrinando, coll’intenzione di portarsi a qualche Santuario a chiedere alla Vergine la grazia della guarigione. Avendo sentito sonare le piccole campane di questa chiesa, che allora erano collocate sopra un piccolo campanile a due archi sul davanti dell’atrio, come s’usava allora, domandò a qual chiesa appartenessero. E avuta risposta che alla B.V. di Molotolo (appartenevano, n.d.r.), ispirato internamente da quella fiducia che è ad un tempo dono di Dio e prende e aiuta a meritare la grazia, voltosi a quella parte, vi si portò, e ivi colle preghiere depose anche le grucce…. E ancora: Li 29 agosto 1872 una fanciullina, Elisabetta Pecile di Fagagna, per sua disgrazia è andata in una caldaia di grasso bollente, con una gamba per intiero, e con l’altra quasi simile. Per questa orribile scottatura era tormentata da dolori assai grandi, e il male ridotto a uno stato assai grave. Erano otto giorni che si tormentava, quando il 6 settembre par suoi affari passando per questa via Giambattista suo padre dolente oltremodo della disgrazia della sua figlia, entrò in chiesa, e fece voto alla B.V. delle Grazie. Tornato a casa trovò la figlia sollevata da tanti dolori che soffriva, e seppe che questo sollievo coincideva col’ora in cui egli avea fatto il voto nella chiesa della B.V. di Meloto…. Sempre il Marcuzzi descrive un dipinto datato 1544 che riporta il probabile aspetto della chiesa della chiesa con la facciata dipinta che rappresenta una processione di pellegrini che giunge al santuario. Ad avvallare la tesi della apparizione e delle numerose e miracolose guarigioni qui avvenute si conservano alcuni quadri del pittore gemonese Giacomo Brollo, nato nel 1834 e morto nel 1907.
La chiesa viene menzionata per la prima volta in un documento del 1277 in cui un notaio di Gemona scriveva çacharia ecclesiastico ecclesie Sancte Marie de Malotul Buje. Viene citata ripetutamente anche negli statuti comunali del 1371 e nel Catapane dal 1465 a tutto il secolo XVII. Si racconta che molti anni fa, un contadino stava arando il suo campicello. Improvvisamente sopra ad un melo, proprio in cima, vede una nuvola bianca. Egli si ferma attonito e a poco a poco, dalla nube, come ne uscisse dai veli vaporosi, compare la Madonna con il Bambino in braccio. Egli allora corre a raccontare il prodigio, e la voce dell’apparizione si allarga in un lampo. Il popolo unito, in quel luogo ha costruito una chiesa e la madonna l’ha chiamata del melo: Beata Vergine de Melotum. Intorno alla chiesa si è formato un borgo chiamato borgo di Madonna e oggi è uno dei più grandi di Buia. La data sopra riportata è quella della prima notizia sulla dedicazione del santuario. Si presume che il clero secolare abbia preso in cura spirituale il santuario fin da quella data.
Piazza Madonna, 33030 Buia UD, Italy