Santa Maria del Castagneto

La chiesa è costituita da una navata che termina con l’abside, da una serie di edifici che poggiano sul fianco sinistro e dalla torre campanaria, la quale, inserita sull’antica muratura portante del complesso ecclesiale, ha una pianta quadrata di m.1,70 di lato ed un’altezza da terra alla sommità di m.15,70, con una ripartizione in tre ordini, di cui l’ultimo a quattro fornici, per la cella campanaria.Descrizione: La Madonna siede su un semplice scanno e ha il Bambino benedicente sulle ginocchia; veste un abito rosso con disegni in nero e in argento. La statua, che sembra di fattura bizantina, dovrebbe risalire al secolo XIII. Entrata in uso: nell’anno 1342 Immagine: Statua
Note sulla raccolta: Alcuni ex-voto risalgono ai secoli corsi. Tipologia degli ex voto: Oggetti di oreficeria

Una bolla di Clemente VI del 31 maggio del 1342 menziona il santuario come già esistente, per cui è da considerare anteriore a quella data, anche se non è possibile sapere di quanto. Il dibattito storiografico sull’origine del santuario è ancora aperto.Infatti, le prime attendibili notizie su di un monastero Sancte Mariae que vocatur ad Castanietum, propinquo castro Piniano si ricavano da un processo celebratosi a Benevento tra il marzo e l’agosto dell’897, alla presenza del duca Radelchi e dell’imperatrice Ageltrude. Da esso si evince che la chiesa fu fondata da Teodorata, moglie del duca di Benevento Romoaldo I, convertitasi da poco al cattolicesimo, e che in seguito suo figlio Gisulfo la donò al monastero di San Vincenzo al Volturno. Quindi il santuario avrebbe fatto parte di un antico complesso monastico. Clemente VI nel 1342 concesse l’indulgenza di 40 giorni ai pellegrini che avessero visitato il santuario nella festa della Madonna, nelle maggiori feste liturgiche dell’anno e dei Santi più venerati; l’indulgenza era estesa anche a quelli che avessero recitato in ginocchio al tramonto tre Ave Maria e poteva essere lucrata da chi nel proprio testamento avesse fatto lasciti di oggetti preziosi alla chiesa, oltre che da coloro che stabilivano di essere sepolti in quel luogo. Il 25 maggio del 1908 il vescovo Angelo Michele Iannacchino concesse 50 giorni di indulgenza.

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