Santa Maria del Fosco

Il santuario quattrocentesco non risulta aver subito grossi rifacimenti fino all’Ottocento quando, dopo un primo intervento, ricordato da un’epigrafe, avvenuto nel 1811, si avvertì l’esigenza di ristrutturare ed ampliare l’edificio. Già il 14 settembre 1837 il Provicario generale Francesco Canonico Innocenzi, con un pubblico e solenne manifesto, lanciava un appello al fine di avviare una nuova fabbrica (il manifesto comprendeva quattro ordinamenti proposti e approvati dal Vescovo di Spoleto allo scopo di regolare ed organizzare la nuova fabbrica. Il progetto proposto, estremamente ambizioso, era superiore alle risorse economiche che potevano essere espresse dalle popolazioni locali: vennero autorizzati dei questuanti che andassero a raccogliere offerte per la nuova fabbrica del Fosco anche in territori piuttosto lontani. I Vescovi di Foligno, Todi, Terni e Norcia, con lettere autografe del settembre 1837 consentivano l’ingresso nelle proprie diocesi ai questuanti due volte l’anno. Nonostante queste iniziative, forse anche a causa di disorganizzazione e sperpero di fondi, i lavori si bloccarono, deludendo e rendendo sempre più diffidenti gli oblatori. Soltanto nell’agosto del 1854, il Vescovo di Spoleto Gian Battista Arnaldi, aiutato dal Vescovo di Terracina Guglielmo Aretini Sillani, riuscì a rianimare le speranze dei cittadini e a riavviare la fabbrica.Descrizione: Negli anni immediatamente successivi all’apparizione del 1413, la comunità di Castagnola, provata da un decennio di violenta pestilenza, sullo slancio dell’entusiasmo di una crescente devozione popolare, volle celebrare il ricordo di quella miracolosa epifania con la realizzazione di un affresco. La tradizione vuole che per realizzare il dipinto venisse chiamato il noto pittore Ottaviano Nelli da Gubbio: il dipinto appare oggi talmente ritoccato da un essere più chiaramente attribuibile. Raffigura la Vergine in atto di posare la mano sul capo di un fanciullo, una terza figura (angelo?) stringe in mano un giglio. Epifania: Apparizione mariana
Note sulla raccolta: Nel 1728 un sacerdote di Castagnola compose un inventario dei beni del santuario dove vengono nominate numerose pittore votive (che si conservarono per lo più inalterate finché rimase intatta la chiesa primitiva); alcune di queste immagini erano corredate da iscrizioni, tra cui se ne ricorda una del 1515. Conservazione attuale: Collezione dispersa.
Nel 1768 il santuario divenne meta di uno straordinario afflusso di fedeli in concomitanza con il diffondersi di una nuova ondata di pestilenza: il concorso di popolo fu tale che Mons. Vincenzo Acqua, Vescovo di Spoleto, dovette inviarvi “pel buon ordine” il dott. Pasquale Carosi e il can. Valerio Petrucci di Trevi: in quella occasione il Petrucci raccolse le memorie del santuario e registrò alcuni prodigi. Nel 1837 la Commissione costituitasi per l’erezione del nuovo santuario stabiliva che si registrassero in un libro di memorie i prodigi che da allora in poi si sarebbero verificati alla Madonna del Fosco.
Gli statuti della Comunità di Castagnola compilati nel 1464, scritti in un codice pergamenaceo, menzionano in due punti il santuario del Fosco: sulla prima pagina è inserita la memoria della miracolosa apparizione (che si vuole accaduta l’ultima domenica di giugno del 1413). Questo conferma quanto testimoniato da una lapide scritta a caratteri gotici e collocata nella parete a sinistra dell’altare, circa le origini del santuario. Sempre negli statuti suddetti, nel cap. XVI, si decretava come si dovesse svolgere la festa commemorativa della Madonna del Fosco. Il santuario fin dalle sue prime origini (giugno del 1413) è legato alla protezione mariana dalla peste: la devozione popolare si riaccendeva infatti in modo particolare ogni qual volta nella zona riappariva lo spettro della morte nera. Il culto della Madonna del Fosco è ancora abbastanza sentito a livello locale anche se il terremoto del 1997, rendendo parzialmente inagibile l’edificio, ha creato un notevole ostacolo al contatto fra i devoti e il luogo santo. Mentre dilagava una terribile ondata di pestilenza che, all’inizio del XV secolo effettivamente decimò le comunità di quel territorio, in mezzo a tanta desolazione, nell’ultima domenica di giugno del 1413, ad un povero pastorello si sarebbe manifestata la Vergine in un luogo isolato poco distante dall’abbazia di San Felice, nei confini del territorio di Castagnola. La Madonna espresse al giovane il suo desiderio di essere venerata in quel luogo: in cambio dell’erezione di un santuario a Lei intitolato avrebbe offerto alla Comunità devota la protezione dal flagello della peste. La leggenda di Fondazione è ricordata sia da Luigi Fausti nel suo “Ricordo del quinto centenario del Santuario della Madonna del Fosco”, Spoleto, 1913, sia da un anonimo scrittore (nominato dal Fausti) che pubblicò nel 1857, per i tipi della Tipografia Tomassini di Foligno, un piccolo opuscolo dal titolo “Memorie storiche intorno al santuario della Beatissima Vergine del Fosco, posto nel territorio di Giano”. Nell’edificio sono conservate alcune epigrafi: nella parete a sinistra dell’altare si trova un’iscrizione in caratteri gotici: ANNO DOMINI MCCCCXIII DIE DOMINICA ULTIMA MENSIS IUNII APPARUIT VIRGO MARIA CUM CRUCE ET ROSA CUIDAM PUERO. Nella parete a destra dell’altare si trova un’altra epigrafe: D.O.M. SACELLUM HOC DEO IN HONOREM BEATEA VIRGINIS DICATUM REFECTUM FUIT ANNO DOMINI MDCCCXI (questa notizia testimonia un primo rifacimento dell’edificio, effettuato anteriormente ai più incisivi interventi della metà del secolo). La sacra immagine venne fatta anche incidere in rame e le sue copie trovarono un’ampia diffusione presso la popolazione locale. Nell’archivio parrocchiale di Castagnola esistevano due bolle in pergamena dalle quali appariva che nel 1603 era stata eretta nel Santuario del Fosco la Confraternita del Santissimo Rosario, in seguito trasferita nella parrocchiale di Santa Croce a Castagnola, forse perché disponeva di ambienti di dimensione più adeguata. Il terremoto del 1997 ha reso l’edificio parzialmente inagibile e ha determinato una recessione del culto. Il culto veniva anticamente esercitato nella chiesa del Fosco da cappellani locali e dai parroci di Castagnola, che in seguito alle disposizioni date dal Card. Marcello Durazzo, Vescovo di Spoleto dal 1691 al 1697, avevano in affidamento la chiesa del Fosco.

06030 Castagnola PG, Italy
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