Santa Maria del Giglio

La chiesa dell’ospedale fu ampliata e divenne una chiesa a navata unica, coperta da sette capriate lignee, sotto le quali una cornice continua lungo le pareti segna l’imposta della volta prevista dal progetto e mai realizzata. La chiesa fu nuovamente ristrutturata nel 1705.Descrizione: Immagine della Vergine che allatta Gesù di autore ignoto e databile agli inizi del XV secolo. Oggi, accanto all’altare dove si trova l’immagine sacra, c’è una teca che conserva il giglio miracolosamente rifiorito. Entrata in uso: nell’anno 1664 Immagine: Dipinto
Ubicazione originaria del Santuario: Appesi sulle pareti interne del santuario. Tipologia degli ex voto: Oggetti di oreficeria Conservazione attuale: Per motivi di sicurezza non si forniscono gli estremi per l’identificazione del luogo in cui sono conservati gli ex voto.
Lorenzo Gimignani, sagrestano, fu desgnato dall’ordinario diocesano nel 1664 per registrare giornalmente i miracoli segnalati dai devoti che accorrevano sul luogo.
Da oratorio dedicato a San Silvestro papa e legato al vicino ospedale di San Silvestro, fondato da Dolce Mazzamuti prima del 1276, la chiesa venne trasformata tra 1673 e 1680 in santuario dedicato alla Madonna del Giglio, dopo i miracoli che erano avvenuti intorno ad un affresco a soggetto mariano esterno alla chiesa e sopra un pozzo, nel 1616 e nel 1664. Allora fiorì un giglio secco. Da quel miracolo derivò il nome del santuario. Il miracolo del 1664 richiamò molti fedeli, anche provenienti da zone al di fuori dei confini granducali, come è attestato dalle lettere di Giovan Francesco Buonamici, di Francesco Ambrogi e del vicario Gini. Dalla parte di fuori [della città] eravi sopra un pubblico pozzo l’immagine di Nostra Donna col Bambino Gesù in braccio, dipinta. Una divota persona appese a questa immagine un giglio: il quale, dopo esservi stato molti giorni, secco affatto, ed arido divenne, ma il 26 agosto dell’anno 1664 rifiorì lo stesso giglio, e verde, e bello ritornò, come da molte persone fu attentamente osservato. Per questo avvenimento cominciarono le genti a venerare spezialmente questa immagine, e continovando da ogni parte a concorrervi in gran quantità di popolo, Maria Vergine si degnò di fare moltissime grazie e miracoli, che registrati giornalmente in un libro, furono da Monsignor Francesco Rinuccini, Vescovo di Pistoia e Prato, in buona parte riconosciuti. Colle oblazioni e limosine che fecero i fedeli, si ampliò l’Oratorio di San Silvestro dove fu poi la sacra immagine trasferita, ed allora si principiò a chiamare la chiesa di Santa Maria del Giglio. Ella è uffiziata da un priore e da alcuni cappellani, parte de’ quali ancora giornalmente assiste alle confessioni, concorrendovi un buon numero di popolo non solo dalla città, ma particolarmente dalla vicina campagna. Pubblicata da Bianchini, Notizie istoriche intorno alla Sacratissima Cintola di Maria Vergine, Prato 1722. Il racconto del Bianchini si attiene alla registrazione presente nei Diurni del tempo, conservati nell’Archivio Comunale, alla data 3 settembre 1664, infatti, leggiamo: Item, servatis servandis, ordinano al Governatore de Ceppi che somministri quella quantità di legnami che bisognasse perv fare due rastrelli alla strada del quartiere di San Silvestro, dove si è scoperta, pochi giorni or sono, una devotissima immagine della Beata Vergine che fa molte gratie, situata sopra un pozzo nella strada publica nella facciata di fianco della chiesa di San Silvestro, dove concorre gran quantità di popolo, e dove si sono veduti alcune boccie di gigli bianchi freschi, attaccati a un ramo secco per tutte le parti; quelle boccie, cioè gigli non aperti interamente, sono naturali, ed erano al numero di quattro, et uno ne fu levato; et come tali sono stati riconosciuti da Monsignore Illustrissimo Vescovo Rinuccini, et da altri mandati di Firenze d’ordine dei Serenissimi Padroni: et detti rastrelli devano servire per impedire il passo a’ bestiami, et per riparere a’ disordini che potessero advenire per la frequenza del popolo, massime in occorrenza della prossima Firea; et per poi ristarne ancora (dei detti legnami) per servitio della fabbrica, che si volesse fare per ora interina, per riparare alle cattive staggioni d’acque e venti fino a che sia risoluto sopra il trasporto di detta miracolosa immagine. Un’ulteriore testimonianza coeva al miracolo del giglio è particolarmente interessante: si tratta della lettera scritta a Francesco Cicognini (Canonico di Santa Maria in Trastevere e fondatore del famoso collegio pratese Cicognini) da Giovanni Francesco Buonamici, non solo ritroviamo la descrizione del miracolo del giglio, ma anche la notizia della guarigione di una bambina. Ella, di nome Maddalena, abitante nel vicino paese di Montemurlo e muta dalla nascita, iniziò a parlare perché la Vergine del Giglio, come asseriva la Bambina, le era apparsa e le aveva sfiorato le labbra con le dita. La lettera, datata 19 settembre 1664, è conservata nell’Archivio del Collegio-Convitto Cicognini di Prato. Questa scheda è stata compilata da Virgina Barni. Il santuario fu affidato alla cure di un collegio di dieci sacerdoti appositamente incaricati. A capo dei sacerdoti veniva designato un priore dall’autorità diocesana competente. Nel 1788 la collegiata fu soppressa, perciò il Comune di Prato chiese all’amministrazione del patrimonio ecclesiastico il permesso di utilizzare il santuario come stanza mortuaria del cimitero posto nelle immediate vicinanze e che oggi è scomparso. La concessione arrivò in data 17 giugno 1788. Dal 1791 la chiesa divenne oratorio della compagnia di San Bartolomeo.

59100 Prato, Province of Prato, Italy
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