Santa Maria del Soccorso

Il santuario è un edificio semplice : aula unica e tetto a capanna con un portico a tre campate sui lati, che diventano cinque in facciata. Il portico esterno crea un effetto di classica regolarità con i suoi cinque archi ribassati. La luce degli archi è identica in tutte le campate (coperte con volte a crociera) creando un effetto di classica regolarità. Gli archi non presentano alcuna modanatura e sono sostenuti da colonne. Gli archi non presentano alcuna modanatura e sono sostenuti da colonne, possono essere definite tuscaniche anche se in versione spuraia. Degna di rilievo la soluzione angolare, dove a due massicci pilastri, disposti ad angolo retto, si addossano due semicolonne: il lato dei pilastri ha una dimensione maggiore della sezione dell’arco, assumendo così all’esterno l’aspetto di una parasta che si prolunga fino al tetto, come a chiudere l’impaginato del portico di facciata. Tale portico, su progetto dell’architetto mediceo Alfonso Parigi il Vecchio (cognato di Bartolommeo Ammannati e capostipite di una famiglia di architetti strettamente legati alla committenza medicea) trovò giustificazione funzionale soprattutto nella necessità di offrire riparo ai pellegrini sempre più numerosi, divenendo il prototipo per una serie di chiese, soprattutto santuari mariani, sorte sul finire del XVI secolo in Toscana. La facciata è conclusa da una cornice dentellata in mattoni. Anche la facciata, modello per altre realizzazioni successive, è assai interessante e su di essa spicca lo stemma mediceo. Quel tipo di facciata è analogo, per esempio, a quello della distrutta chiesa fiorentina di Santa Maria della pace, che sorgeva appena fuori della Porta Romana (come mostra la veduta del Buonsignori del 1584). L’insieme si contraddistingue per la calcolata sobrietà degli elementi decorativi: sia il portico che la facciata giocano infatti sul contrasto tra pietra grigia, il bianco dell’intonaco e il rosso del cotto usato per il mattonato, la copertura del loggiato e la cornice di gronda. Non sopravvive il campanile originale, sostituito nel 1826. L’interno è modesto. Il santuario fu restaurato nel secondo dopoguerra.Descrizione: La pittura raffigura la Vergine che allatta il bambino, è opera di Antonio di Miniato e risale al XV secolo. Entrata in uso: tra l’anno 1570 e l’anno 1575 Immagine: Dipinto
Ubicazione originaria del Santuario: Sconosciuta. Tipologia degli ex voto: Oggetti di oreficeria Conservazione attuale: Per motivi di sicurezza non si forniscono gli estremi atti ad identificare la collocazione degli ex voto, tanto più che numerosi di essi sono stati già rubati.
I miracoli legati a quest’immagine furono pubblicati da Bianchini Giuseppe, Notizie istoriche intorno alla Sacratissima Cintola di Maria Vergine che si conserva nella città di Prato in Toscana.
Presso le mura orbane, oltre Porta Santa Trinita, lungo la strada che ancora oggi collega Prato con Poggio a Caiano, era locato un tabernacolo con l’immagine della Vergine Maria ritratta nell’atto di allattare. Molto probabilmente quel tabernacolo, relativo all’ospedale del Ceppo, era stato eretto (come l’ospedale) con il danaro dell’eredità del mercante pratese Francesco di Marco Datini, su un fondo che egli possedeva e che è ricordato nel suo testamento. Dopo i prodgii, avvenuti forse nel 1570 (cfr. leggenda di fondazione) fu edificato un piccolo oratorio, benedetto il 30 aprile del 1575. La leggenda recita che il 6 novembre 1570, durante una tremenda tempesta, una pastorella pascolava il suo gregge intorno al tabernacolo con l’affresco della Vergine su cui si sarebbe sviluppato il santuario. Sia la pastorella che il gregge furono miracolosamente salvati dalle acque. La leggenda fu pubblicata da Bianchini, Notizie Istoriche intorno alla Sacratissima Cintola di Maria Vergine, Firenze 1722. Questa scheda è stata compilata da Virginia Barni ed Emanuela Ferretti. L’officiante era sostentato dalle offerte dei fedeli. Il patronato mediceo è ricordato anche dall’imponente stemma di famiglia collocato sulla facciata della chiesa.

59100 Prato, Province of Prato, Italy
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