Ubicazione originaria del Santuario: In sagrestia Note sulla raccolta: Molti erano in passato gli ex voto: costituiti inizialmente da grano poi da monili d’oro che avevano formato un cospicuo tesoro. In seguito grucce e tavole dipinte. Purtroppo oggi per alterne vicende sono spariti quasi tutti e l’oro è stato trafugato dai ladri. Tipologia degli ex voto: Tavolette o lamine con iscrizioni, Oggetti di oreficeria, Protesi vere o rappresentate, Oggetti vari Conservazione attuale: Oggi gli ex voto sono andati quasi tutti perduti: ne restano solo pochi, per lo più cuoricini, conservati in una rientranza protetta da una finestrella, proprio sotto la nicchia dove si trova la statua. Un quadretto, conservato nel Loco Pio di Sant’Antonio, è custodito gelosamente dalla Confraternita. Infine i gioielli, antichi e nuovi, che sono stati donati alla Madonna dopo i furti subìti dal santuario, sono conservati dai padri Maristi in un luogo sicuro, ed utilizzati solo il giorno della festa per ornare la statua. Il manto prezioso, che indossa oggi il simulacro, è un ex-voto donato nel 1977. Rinvio a pubblicazioni o descrizioni a stampa: Un’ampia descrizione viene fornita da (Petrella in La Madonna di Pratola Peligna Ars Grafica Vivarelli (1998))
I miracoli sono riportati oralmente dalla tradizione popolare.
L’anno 1540 risulta da un’iscrizione in calce all’affresco miracoloso.Una bolla di Clemente III del 1188 menziona tra le altre chiese,una certa Santa Maria in Pratula, ma non ci sono attestazioni riferibili all’attuale santuario. Nel 1921 con Decreto d’Interdizione della Santa Sede, il santuario fu chiuso e riaperto nel 1923. La leggenda, risalente al XV° secolo, narra che un uomo, contagiato dalla terribile epidemia di peste che stava mietendo vittime in tutto il paese, si fosse rifugiato in una chiesa diroccata per morire in un luogo sacro. Durante la notte gli era apparsa in sogno una donna bellissima con un manto celeste, che lo aveva esortato a tornare in paese perchè il morbo contagioso era ormai scomparso. La mattina, Fortunato, così si chiamava l’uomo, aveva trovato sotto le macerie ed i sassi un’immagine della Vergine con le mani giunte, in atto di proteggere sotto il suo manto coloro che a Lei, si rivolgevano in preghiera. Il racconto del sogno e la vista della sacra immagine avevano subito riaccesa la fede dei superstiti, che si erano rivolti a lei affinché li liberasse dalla malattia. Prodigiosamente, da quel momento la popolazione era salva. Poi la gente si era data da fare per trasportare in paese l’affresco miracoloso: l’aveva incorniciato e caricato su un carro, e si era avviata verso l’abitato. A un certo punto i buoi si erano fermati e non avevano più voluto proseguire: era un chiaro segno che la Vergine voleva restare lì, alle prime case di Pratola e lì era stata edificata la prima cappella. Dopo alterne vicende per contendersi l’amministrazione del santuario, la Santa Sede il 22.7.1921 emanò un Decreto di Interdizione con cui sciolse anche la Confraternita del Santissimo Sacramento. Tale provvedimento non fu però rispettato dai laici che nel 1922 celebrarono la festa della Madonna della Libera con il solo rito civile. I contrasti continuarono fino alla vigilia della nuova festa del 1923. Alla vigilia della festa mariana del 1923, la Confraternita del Santissimo Sacramento fece atto di sottomissione, riconsegnando le chiavi del santuario alle autorità ecclesiastiche che provvidero alla riapertura dello stesso. L’anno dopo, nel primo pomeriggio del giorno 14 agosto, fecero ingresso a Pratola padre Giuseppe Gennaro, rettore Bertola e padre Quarello che, quali rappresentanti dei Padri Maristi, presero possesso del santuario e della parrocchia. Il santuario nel 1999 è stato designato chiesa giubilare per ottenere il dono dell’Indulgenza Plenaria. Nel 1873 il vescovo Tobia Petroni trasferì la sede della parrocchia dalla chiesa di San Pietro Celestino al santuario della Madonna della Libera scatenando la reazione della Confraternita laica del Santissimo Sacramento. In quell’anno la Congregazione dei frati Maristi presero possesso del santuario e della parrocchia.
Vico Santacroce, 3, 67035 Pratola Peligna AQ, Italy