Santa Maria di Farfa

Al di sotto dell’edificio di culto attuale a tre navate (sec. XV, consacrato nel 1496) e con disposizione ortogonale rispetto ad esso, è stata individuata la preesistente chiesa medievale: a navata unica, presentava a NO un transetto sporgente con abside semicircolare, fornita di cripta, mentre a SE terminava con un corpo quadrangolare fiancheggiato da torri, conservatosi in buona parte fino ai nostri giorni. Non si tratta di una costruzione unitaria, ma è il risultato di diverse fasi edilizie: 1) edificio originario (probabilmente del secolo VIII) a navata unica, transetto sporgente ed abside semicircolare rivolta a NO; 2) in un secondo momento (probabilmente nel secolo IX) venne rialzato il pavimento nella zona dell’abside, creando una cripta (visibile sotto l’attuale presbiterio), dotata di fenestella confessionis, che attesta la presenza di reliquie venerate; più o meno contemporaneamente, dalla parte opposta dell’edificio, venne realizzato un organismo costituito da un corpo quadrato affiancato da due torri gemelle (westwerk), una delle quali sopravvive entro l’attuale campanile. Forse anche sotto questa struttura, in simmetria con la parte occidentale, vi era una cripta. Il complesso conventuale medievale, circondato da mura, comprendeva, oltre alla chiesa: chiostri separati per i monaci e per i laici; un ambiente porticato ed un’area cimiteriale riservata ai religiosi presso l’abside occidentale; un torrione, destinato nel XV secolo alla residenza del cardinale abate; varie cappelle.Descrizione: Madonna col Bambino e due angeli, detta Madonna di Farfa, tavola del sec. XIII, ricoperta,nel XIX secolo, da una lamina di ottone sbalzato che lascia visibili solo i volti. Questa immagine è già ricordata dal cronista Gregorio di Catino, che la attibuisce a S. Luca evangelista. Le ossa apparterrebbero a diversi santi, anche non martiri (cfr. la scheda Tipologia del culto). Immagine: Icona Reliquia: Ossa
Raccolta di ex voto: No

La più antica testimonianza documentaria è datata all’anno 705 (Regesto di Farfa, II, doc. 1, p. 22), ma le fonti archeologiche sembrerebbero attestare la presenza di una comunità cristiana già nel VI secolo. Il santuario è tuttora in funzione (Abbazia di Santa Maria di Farfa). Secondo la tradizione riportata da Gregorio di Catino nella Constructio monasterii farfensis (pubblicata con il Chronicon Farfense: Balzani 1903, vol.I), intorno alla metà del V secolo d.C. Lorenzo Siro, monaco orientale, venne in Italia con sua sorella Susanna ed alcuni compagni. Si fermò a Roma, poi si recò in Umbria dove, secondo alcuni studiosi, tenne la cattedra vescovile di Spoleto; dopo aver rinunciato alla carica di vescovo, si ritirò in Sabina presso il Monte Acuziano, ove dedicò una chiesa alla Vergine e fondò un monastero, di cui fu il primo abate. L’abbazia viene riaperta nel 1921 ed affidata ad una comunità di Benedettini proveniente da San Paolo fuori le mura (Roma). Nel 1861 lo Stato italiano confisca l’abbazia di Santa Maria di Farfa ed i suoi beni. Bolla di papa Urbano IV che definisce la posizione giuridica del monastero di Farfa: l’abbazia con tutto il suo popolo ed il suo clero costituisce un’entità a sè rispetto alla curia episcopale sabina (nullius diocesis) ed è sottoposta direttamente alla Sede apostolica. La comunità farfense è libera nella scelta del proprio abate, che tuttavia dovrà essere confermato e consacrato dal Pontefice (Guiraud 1892). Nel 1400 viene istituita la commenda abbaziale, conferita a cardinali.Lo stato di nullius diocesis dura fino al 1841, anno in cui Farfa viene unita da papa Gregorio XVI alla diocesi di Sabina, con sede a Magliano. Secondo la tradizione, già nel corso del secolo VI, ad opera di Lorenzo Siro, si era organizzata una comunità monastica nel luogo dove sorse l’abbazia; fonti archeologiche sembrerebbero attestare la presenza di una comunità cristiana in quell’epoca (cfr. scheda Ciclo di vita). Nel 1921, dopo il periodo in cui il monastero venne confiscato dallo Stato italiano, la cura spirituale torna all’ordine benedettino. Nel periodo in cui i monaci Cassinesi ebbero la cura dell’abbazia, erano sottoposti ad un abate commendatario. Nel periodo in cui i monaci alemanni provenienti dal monastero di San Benedetto di Subiaco ebbero la cura dell’abbazia, erano sottoposti ad un abate commendatario. Dal 1400 al 1861 i monaci che curano il monastero sono sottoposti ad un abate commendatario. A seguito del concordato di Worms (1122), Farfa passa sotto la protezione papale, sancita nel 1262 dalla bolla di Urbano IV, che conferma all’abbazia lo stato di nullius dioecesis, sottoponendola direttamente alla giurisdizione pontificia. Dopo la sconfitta dei Longobardi da parte dei Franchi, il monastero passò sotto la diretta tutela di re Carlo (poi divenuto imperatore del Sacro Romano Impero), sancita dal celebre diploma del 775 (Regesto di Farfa, II, doc. 127), con cui venne concessa all’abbazia di Farfa l’esenzione da qualsiasi potere civile ed episcopale. Nel 705 il papa Giovanni VIII conferma con una sua bolla le concessioni del duca longobardo di Spoleto Faroaldo al Monastero di Farfa e ne stabilisce i privilegi (Regesto di Farfa, II, doc.2). Secondo la tradizione monastica, dopo la distruzione del primitivo complesso farfense da parte dei barbari invasori, sul finire del secolo VII l’abbazia rinacque ad opera di un gruppo di monaci guidati dall’abate Tommaso, proprio grazie alla munificenza ed alla protezione del duca di Spoleto.

Via del Monastero, 1, 02032 Farfa in Sabina RI, Italy
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