Santa Maria di Loreto

La piccola chiesa, a navata unica, si caratterizza all’esterno per la sua facciata che, di dimensioni più piccole rispetto al resto della struttura, sembra essere stata addossata all’edificio successivamente. Tale facciata è inquadrata lateralmente da due lesene di ordine ionico che sorreggono un timpano a fascia dal movimento ondulato: questo si estende per tutta la lunghezza del prospetto ed è coronato da un cornicione leggermente aggettante coperto da coppi. Per il resto, la facciata è piuttosto semplice, costituita da un portale architravato affiancato da due finestre quadrate con cornici in pietra. In corrispondenza di queste, nella parte superiore, si aprono altre due finestre, ma di forma ovale. Al centro campeggia un piccolo affresco, inquadrato anch’esso da una cornice ovale, che raffigurea la traslazione della Casa Santa di Nazareth, trasportata in volo dagli angeli a Loreto.Immagine: Statua
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile

Il santuario, sorto agli inizi del XVIII secolo, è ancora frequentato dagli abitanti di Pacentro, ma il culto per la Madonna di Loreto ha perso ormai gran parte della sua importanza. Secondo la tradizione locale, la chiesa fu edificata in seguito all’apparizione della Madonna di Loreto sul Colle Ardinghi, in località Pietra Spaccata, dove ha inizio la corsa: Ella manifestò il desiderio di avere lì il Suo santuario, per evitare ai devoti, già spossati dai periodici spostamenti con le greggi, un più lungo tragitto verso Loreto. Cfr. AA. VV., Pacentro. La corsa degli zingari…, 1986. Molteplici sono le tradizioni locali relative all’origine della corsa degli zingari. Secondo una di queste, la corsa ha un’origine laica, potendosi riconnettere con il reclutamento di giovani valorosi e coraggiosi da parte di Giacomo Caldora, alla metà del Quattrocento: il vincitore della corsa veniva arruolato nell’esercito del Condottiero. Un’altra tradizione, invece, mette in connessione diretta la corsa con il santuario: in località Pietra Spaccata, ad un pastorello apparve la Madonna proveniente dall’Illiria (Dalmazia): il ragazzo corse subito a portare la notizia all’abitato. Da Pietra Spaccata, precipitandosi giù per il monte, giunse al fiume Vella e dopo averlo guadato, refrigerandosi, percorse in un baleno la ripida salita del colle del santuario, pervenendo alla chiesa dove era custodita l’immagine della Madonna di Loreto. Un’ultima leggenda sull’origine della corsa racconta che anticamente la statua della Madonna di Loreto si trovava in un paese sopra Pacentro, chiamato Rocca in Geberti. Gli abitanti di tale paese, non si sa per quale motivo, non vedevano di buon occhio gli abitanti di S. Alberto, paese che sorgeva più a valle, nei pressi del Colle Ardinghi, e, per far loro dispetto, intorbidavano continuamente le acque del torrente che portava loro l’acqua. Nottetempo, gli abitanti di S. Alberto, esasperati, avvelenarono le acque che servivano la Rocca e l’intera popolazione morì. La Madonna di Loreto, inorridita da tale atrocità, scappò via dall’abitato e si rifugiò a Pietra Spaccata, in una piccola grotta. Successivamente fu portata a Pacentro, ma si racconta che Ella, per ben due volte, tornò nella grotta. Per onorare la Vergine e commemorare la tragedia, prese dunque piede la tradizione della corsa degli zingari. Al di là delle leggende, dato certo è che a Pacentro il culto per la Madonna di Loreto è antecedente alla costruzione della chiesa a Lei dedicata: è stato anche ipotizzato che la corsa sia coeva alla chiesa e costituisca una forma particolare di voto, capace di sostituire i disagi e lo sforzo fisico, causato un tempo dal lungo percorso per raggiungere il Santuario di Loreto nelle Marche. Per quanto riguarda i poteri taumaturgici della Madonna di Loreto, esistono due versioni della leggenda, secondo cui la Vergine protegge le partorienti in difficoltà che si rivolgono a Lei: in base all’una, il marito della donna partoriente, per ottenere una grazia, deve andare nel santuario e toccare le vesti che ricoprono la statua della Madonna di Loreto; in base all’altra, il marito deve tirare con i denti la corda della campana della chiesa a Lei dedicata. Dalle visite pastorali e dai resoconti sui beni appartenenti all’Università di Pacentro, risulta che essa godeva del diritto di patronato sulla chiesa della Madonna di Loreto: il luogo di culto era governato e amministrato per mezzo di Procuratori, che ogni anno venivano eletti in pubblico parlamento. La chiesa, però, era mantenuta anche dalle elemosine dei fedeli.

67030 Pacentro, Province of L’Aquila, Italy