Santa Maria Maggiore

La struttura paleocristiana della basilica di Sisto III si è conservata nell’insieme intatta fino ai nostri giorni; a tre navate preceduta da un quadriportico (oggi distrutto), presentava diverse strutture annesse. Vi era connesso un oratorio denominato camera presepis, sulla cui primitiva collocazione ancor oggi si indaga. L’oratorio non deve essere collegato alle reliquie di Betlemme, quanto piuttosto alla devozione alla Madre di Dio. Per il servizio liturgico alla basilica, sotto il pontificato di papa Simplicio (468-483) venne costruita la chiesa di Sant’Andrea poi divenuta monastero; sotto Simmaco (498-514) si aggiunse l’oratorio dei Santi Cosma e Damiano; sotto Gregorio II (715-731) la casa di riposo-monastero di Sant’Andrea cata Barbara. Il campanile venne costruito nel XII secolo, probabilmente durante il pontificato di Callisto II (1119-1124). Si veda per la moltitudine di notizie: AAVV, Santa Maria Maggiore, 1988.Descrizione: Tavola di cm 117 per 79, dipinta su fondo dorato, rappresentante la Theotokos con bambino. Un’antica tradizione la vuole dipita dall’evangelista Luca. Originariamente essa era conservata nel tabernacolo nella navata maggiore; si deve a Paolo V la costruzione di una cappella all’interno della chiesa atta a custodirla. La datazione comunemente accettata è quella riferentesi al 1100-1200; Alcuni fanno risalire il dipinto al V secolo, mentre altri, tra cui il Cecchelli, la considerano di età carolingia. Essa viene generalmente indicata come, Madonna salus populi romani. Entrata in uso: tra l’anno 1100 e l’anno 1299 Immagine: Icona Descrizione: Fin dalla seconda metà del XII secolo si conservano nella chiesa delle reliquie della culla e dei primi panni che avrebbero avvolto il Cristo appena nato. Reliquie che sarebbero pervenute a Roma durante il pontificato del Papa di origine palestinese Teodoro (642-649); una tradizione meno seguita le vuole nella Basilica dai tempi di papa Liberio (352-366). Tali reliquie, oggi custodite nella cappella del Presepe (dove si trova il presepe di Arnolfo di Cambio, eseguito alla fine del XIII secolo), sono venerate nella chiesa insieme alla Theotokos; per alcuni rappresentano il vero oggetto di culto della chiesa, che spesso venne chiamata Santa Maria ad Presepe. Le reliquie sono custodite in una cassetta di legno ricoperta d’argento dal cardinal Giacomo Colonna alla fine del XIII secolo. Entrata in uso: tra l’anno 1100 e l’anno 1199 Reliquia: Oggetti specifici
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile

Il santuario data dal pontificato di papa Sisto III (432-440). La prima testimonianza letteraria della leggenda (di cui fa menzione anche una bolla di Niccolò IV dell’11 agosto del 1288), si trova nel codice 1794 dell’università di Bologna, che contiene il Liber epilogorum in gesta sanctorum e il Liber miraculorum B.V.M (circa 1245) di Bartolomeo da Trento.La leggenda racconta di Giovanni, patrizio romano, e di sua moglie, che non avendo figli desideravano offrire i loro beni alla Madonna che pregavano devotamente perchè li illuminasse sulla destinazione da dare alla loro proprietà. Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 358 la Madonna apparve loro dicendo che avrebbe voluto una chiesa laddove fosse nevicato. Si recarono dal pontefice Liborio che aveva avuto la stessa apparizione della Madonna e si seppe che la neve era caduta sul colle Esquilino. Si recarono là con il pontefice che disegnò il tracciato della futura chiesa, la Basilica della Madonna della Neve (ad Nives secondo l’antico breviarium romanum). Questo racconto è riprtato da frate Bartolomeo da Trento, morto tra il 1250 e il 1255; il contenuto non si riscontra altrove prima dell’anno 1000 e per iscritto solo nella bolla del papa Niccolò IV del 1288. Data l’esistenza di mote chiese dedicate alla Madonna della Neve, il racconto non è stato cancellato dal sacro officio riformato da Benedetto XIV noostante il suo carattere leggendario. La leggenda può trovare fondamento nell’abitudine di cospargere il pavimento con petali di rose bianche attestata da S. Paolino da Nola così come nel XII secolo il pavimento del Pantheon veniva cosparso di petali di rose rosse in onore di Santa Maria ad Martyres. Un’altra tradizione vuole che in quella zona abitasse il centurione Cornelius, il primo romano battezzato da S. Pietro, le cui vesti, nel lavacro del Battesimo divennero bianche come la neve. ICCD – MNATP, Mariotti. Si veda: AAVV, Santa Maria Maggiore, 1988. Alla fine del secolo XIII si registrano le prime manifestazioni della devozione a San Girolamo, a seguito della composizione di un testo agiografico scritto da un chierico della basilica con l’intento di attestare la presenza del corpo dell’eremita di Betlemme sotto l’altare maggiore. Il 17 settembre del 1395, Bonifacio IX concede alla basilica, per la festa della traslazione del corpo di san Girolamo nella basilica (9 maggio), la stessa indulgenza di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Il 26 gennaio del 1459, Pio II concede delle indulgenze speciali ai devoti del santo sempre da lucrarsi nel giorno della traslazione. Il 1° giugno del 1464, la festa viene trasferita alla vigilia dell’Ascenzione a motivo del fatto che in quei giorni vi era una maggiore affluenza di fedeli nella città. Il corpo e la tomba di San Girolamo non sono stati mai trovati nella basilica. Indulgenze particolari vennero concesse alla chiesa a partire dalla sua fondazione. Da una guida per pellegrini contenuta nel codice Vaticanus Reginensis 520 scritta nel 1364, veniamo a sapere che presso l’altare maggiore della Basilica si acquistava, in qualunque giorno dell’anno, l’indulgenza di 48 anni. In occasione della consacrazione della chiesa, 4 anni e la remissione della terza parte dei peccati. Innocenzo IV (1243-1254) e Niccolò IV(1288-1292), concessero indulgenze a quanti avessero provveduto con i loro beni ai lavori di restauro della basilica. Oggi la chiesa fa parte delle quattro basiliche giubilari, dove al cadere di ogni anno santo è possibile lucrare l’indulgenza plenaria, passando sotto la Porta Santa, recitando le orazioni per il Papa e ascoltando la messa, durante la quale è necessario fare la comunione. Prima della creazione nell’XI secolo di un capitolo canonicale preposto alla cura della basilica, essa era affidata alle comunità religiose che dimoravano nei monasteri nati per la cura della basilica tra il V e l’VIII secolo (vedi scheda 20).

Piazza di S. Maria Maggiore, 42, 00100 Roma, Italy
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