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Sant`Angelo in Pescheria

Nella sua tipologia architettonica più antica la chiesa rappresenta il primo caso a Roma di una basilica con tre absidi. La chiesa, a pianta basilicale, è a tre navate divise da pilastri e presenta oggi un’abside semicircolare. La basilica è stata completamente restaurata due volte. Una prima serie di interventi si succedettero dal 1571, quando l’ultima campata della navata destra fu trasformata in una cappella dedicata a s. Andrea, al 1611 quando, su iniziativa del cardinal Peretti, furono allargate le finestre e, infine al 1618 quando fu edificata la cantoria dell’organo. Nel 1869-1870 papa Mastai provvide a un nuovo radicale restauro che portò, tra l’altro, alla riedificazione dell’abside e alla demoplizione dell’antica torre campanaria. nel 1928 è crollato il soffitto distruggendo parte della decorazione pittorica ad opera del Fontana (1827-1908). Da questa data il soffitto è a travature a vista.Descrizione: In fondo alla navata di sinistra si trova l’immagine della Madonna con il bambino detta anche Madonna delle Grazie. Autori del dipinto sono Belizo pictor presbiter e Bellushomo pictor, che hanno firmato il dipinto. L’immagine è una tela su tavola, di stile bizantino, della quale i restauri del secolo scorso hanno messo in evidenza l’alto valore pittorico. Secondo I. Toesca con la massima probabilità essa prese il posto di un’immagine più antica, (I Toesca, L’antica Madonna di Sant’Angelo in Pescheria, p. 4). Entrata in uso: tra l’anno 1000 e l’anno 1100 Immagine: Icona


Nella chiesa di Sant’Angelo in Pescheria è conservata l’icona della Madonna con il bambino dipinta con ogni probabilità tra l’XI e il XII secolo. Secondo I. Toesca che ha studiato l’icona essa potrebbe aver preso il posto di un’immagine più antica. La testimonianza sicura più antica della presenza in loco dell’immagine si trova nella visita apostolica del 1° settembre 1625: In capite navis quae est a cornu Evangelii, prima est cappella sub invocatione Sanctissimae Virginis, quae asseritur de juspatronatus D. Ducis Caesarini. Habet iconam unam cum imagine Beatissimae Virginis argentea corona, aliisque gemmis decorata, ampla coronide marmorea et columnis aeque marmoreis circumdatam, circam quam pendent nonnullae tabellae votivae tam argentae quam lignae. (Archivio Segreto Vaticano, Armadio VII, 111, c. 137). Un’epigrafe registrata dal così detto anonimo spagnolo, Francisco de Mena, in realtà portoghese, e riportata anche dal Forcella (Iscrizioni delle chiese di Roma, p. 402, n. 462), attesterebbe la presenza del dipinto nella chiesa almeno dal 1478. Tra la fine dell’VIII secolo e gli inizi del IX furono traslate nella chiesa le reliquie di s. Sinforosa e dei suoi figli, come attesta l’iscrizione in una lamina plumbea rinvenuta nel 1559. Il 20 maggio 1347 Cola di Rienzo dopo aver ascoltato a Sant’Angelo in Pescheria, nella vigilia della Pentecoste, trenta messe dello Spirito Santo, mosse in armi alla conquista del Campidoglio. Tra 1823 e 1847 il cardinal vicario Annibale della Genga, poi Leone XII, richiamò in vigore l’uso della predicazione agli ebrei che fissò al numero di cinque volte l’anno da tenersi nella chiesa di Sant’Angelo in pescheria. Tale usanza si mantenne per qualche anno fino a quando Pio IX non l’abolì. Soppressa la parrocchia, Pio X trasferì la Collegiata a San Lorenzo in Lucina da dove si trasferirono i Chierici regolari minori. La chiesa è diaconia cardinalizia. Accanto all’altare con l’icona si trova un’arma scolpita in marmo della nobile famiglia Cesarini che ebbe il patronato con ogni probabilità a partire dal cardinale Giuliano Cesarini che fu diacono della chiesa di Sant’Angelo in Pescheria.

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