Sant`Antonio abate

Anticamente sulla porta maggiore della chiesa, dalla parte interna, figurava un’iscrizione che forniva gli anni d’inizio e di fine costruzione dell’attuale edificio, il 1728 ed il 17333. La notizia è confermata da un’altra lapide della sagrestia, oggi scarsamente leggibile, nella quale si afferma che l’originario piccolo sacello fu ampliato e portato alle attuali dimensioni in seguito ai lavori condotti dal 1728 al 1733: il 17 febbraio di quell’anno mons. Cesare Rossi, vescovo di Montepeloso, consacrò la nuova chiesa. La facciata dell’attuale edificio si presenta molto sobria e pressoché priva di elementi decorativi significativi. A fianco della facciata si apre un altro ingresso ricavato in un corpo addossato al più antico, nel quale è collocata una navatella laterale. Il santuario è formato da una navata affiancata sulla destra, da una seconda navata molto più bassa della prima e modulata in due campate, che conserva due altari. Sulla sinistra dell’aula principale si aprono tre archivolti di cui uno utilizzato per un altare. La copertura dell’aula è a botte lunettata. Il presbiterio è leggermente sopraelevato ed è coperto da una volta a calotta. Sul lato destro del presbiterio si apre l’ingresso alla sacrestia coperta da una volta a padiglione lunettata. Al santuario è addossato un gruppo di edifici che configurano una struttura attrezzata per la residenza di una piccola comunità o di gruppi di pellegrini. Al piano terra si evidenzia l’esistenza di un gruppo di ambienti coperti a botte e dotati di ingresso autonomo. Al piano superiore una serie di piccoli vani sono distribuiti da spazi comuni e da due scale esterne di cui una coperta da un elegante loggiato. Un portale d’ingresso ad un ambiente del piano terra presenta un arco ogivale realizzato con inserti lapidei ben squadrati, che per questo nucleo dell’edificio, probabilmente il più antico, lascia ipotizzare una datazione tardomedievale.Descrizione: Statua in legno intagliato e dipinto, ritoccata con stucco, databile intorno ai primi decenni del secolo XVIII e restaurata più volte. Probabilmente, infatti, si tratta della stessa scultura che viene già citata in un verbale di santa visita del 17262. Il manufatto è attribuibile a ignote maestranze locali. Il Santo è raffigurato con fattezze molto rozze ed arcaiche: la sua mano destra è alzata nell’atto di benedire e la sinistra regge il bastone d’argento con la campanella. Ai suoi piedi è scolpito un maiale bianco e nero. Il capo del Santo è coronato da una grande aureola ed il volto da una lunga barba bianca. La statua veste una tunica bianca sottostante una pianeta rosso scuro abbellita con decorazioni dorate, e sulle spalle ha un manto ed una mantella marrone decorati con stelle. Il manufatto, sorretto da un piccolo piedistallo ligneo, è conservato in una nicchia sovrastante l’altare maggiore della chiesa. Una replica è costituita da una statua ad uso processionale conservata nella chiesa su un piedistallo di legno intagliato ed indorato recante l’epigrafe “A divozione dei Chrachesi. 1871”. Il manufatto, in legno dipinto, presenta una raffigurazione del Santo realizzata a mezzo busto: il suo capo è coronato da un’aureola, il volto da una barba bianca. La tunica è bianca ed è sottostante ad una lunga stola decorata da croci. Il mantello è nero bordato di giallo, la mantelletta stellata, marrone. La mano destra regge un libro chiuso e la sinistra un bastone con il manico avente l’andamento curvilineo del tau, ma intagliato a forma di cavallo secondo le tradizioni dei pastori della zona. Sul piedistallo è poggiato un cane in gesso che sembra provenire da una statua di S. Rocco, conservata nella medesima chiesa. Entrata in uso: tra l’anno 1680 e l’anno 1750 Immagine: Statua
Ubicazione originaria del Santuario: Appesi alle pareti interne del santuario. Note sulla raccolta: In un inventario stilato nel 1742 dal rettore don Nicolò Smacchia, si legge tra l’altro di «sedici cerei appesi alle mura entro la chiesa di libre dieci l’una», di torce, di ceri e di candele. Nel santuario si usa ancora oggi portare come ex voto oggetti d’oro e d’argento lavorato, vestitini da fraticello, abiti di Prima Comunione, trecce di capelli. Tipologia degli ex voto: Luminarie, Oggetti di oreficeria, Oggetti vari, Fotografie, Altro Conservazione attuale: Una piccola raccolta è conservata in parte nel santuario, in parte nella sacrestia adiacente.

In base alla storiografia locale, la chiesa sarebbe stata fondata tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. Particolarmente forte la rivalità fra i due centri di Grottole e di Grassano circa l’“appartenenza” del santuario: in molti canti popolari si ripete spesso che i grassanesi avrebbero tentato più volte di “portarsi” via il Santo. Accanto al santuario è anticamente attestato un ospedale. Nel verbale della santa visita effettuata nel 1726 dall’arcivescovo di Acerenza e Matera, mons. Giuseppe Maria Positano, si riferisce che il santuario aveva ottenuto dalla Santa Sede il privilegio di far lucrare ai suoi visitatori l’indulgenza plenaria per sette anni. Indulgenze plenarie furono concesse anche da Benedetto XIV, mentre mons. Cesare Rossi, vescovo di Montepeloso, quando nel mese di febbraio del 1733 inaugurò la nuova chiesa, concesse nuove indulgenze da lucrare in occasione della festa principale. La chiesa, con le fabbriche adiacenti, sarebbe originariamente appartenuta all’ordine dei canonici regolari di Sant’ Agostino di Sant’Antonio (conosciuto anche come ordine ospedaliero di S. Antonio abate o del Tau), e sarebbe stata una dipendenza della badia di S. Antonio abate di Napoli. Ed era proprio l’abate e generale percettore di quest’ultima, l’arcivescovo di Napoli, a nominare il rettore del santuario di Grottole.

75010 Grottole MT, Italy
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