Santi Crisanto e Daria

Secondo la passio dei due santi, essi vennero sepolti in arenario; probabilmente si intendeva un luogo all’interno della catacomba. Gregorio di Tours racconta che dopo la pace della chiesa si costruì un muro munito di una fenestella che divideva la tomba dei due santi dal cumulo di ossa che appartenevano ai martiri anonimi sepolti vivi dall’imperatore Numeriano all’interno del santuario. Damaso, sempre secondo Gregorio, munì la finestrella di una transenna e sopra vi pose un’iscrizione commemorativa (probabilmente in onore di qusti martiri anonimi). Dal racconto di Gregorio, inoltre, si deduce che questo luogo di culto doveva essere costituito da una chiesetta semipogea. Il dato è confermato dagli Itinerari altomedievali che parlano di ecclesia.Descrizione: L’oggetto del culto era la tomba dei due martiri, non identificata, che si trovava nel cimitero di Trasone. Probabilmente si trattava in origine di due tombe semplici nella catacomba, che vennero poi inglobate in una basilichetta semipogea, ricordata in particolare da Gregorio di Tours (538-594), De gloria martyrum, I, 38, e dagli Itinerari altomedievali che parlano di una ecclesia. Nella passio dei due martiri, la cui prima redazione è anteriore alla fine del VI secolo, la tomba è indicata in arenario, cioé in una delle antiche gallerie delle cave di arenaria che venivano spesso sfruttate nell’escavazione delle catacombe. Questo dato non è del tutto attendibile, anche se è stata verificata la presenza di simili gallerie anche nell’ambito del cimitero di Trasone (cfr. Giovanni Battista de Rossi, Scoperte nell’arenaria tra i cimiteri di Trasone e dei Giordani sulla via Salaria Nuova, in Bullattino di Archeologia Cristiana, II, 4, 1873, pp. 5-21). Riguardo l’entrata in uso dell’oggetto, le date sottoindicate si riferiscono al papato di Damaso, che ornò i sepolcri, ma sicuramente il culto presso le tombe doveva essere più antico; nella passio si pone il maririo dei due all’epoca di Numeriano (283-284) e si dice che già a quel tempo la tomba era visitata da molti cristiani. All’interno del santuario era anche ubicato il culto di un numero imprecisato di martiri anonimi, esistente almeno dall’epoca di Damaso che compose un carme in loro onore (cfr. infra). Si trattava, secondo la tradizione riportata dalla passio e ripresa da Gregorio di Tours, dei fedeli recatisi subito dopo la morte dei due martiri a pregare sulle loro tombe i quali vennero rinchiusi da Numeriano all’interno del santuario e fatti morire vivi. Il cumulo delle loro ossa fu ritrovato dopo la pace della chiesa ancora all’interno del santuario e lasciato intatto; venne costruita solo una parete che divideva le spoglie dei martiri anonimi dalle tombe di Crisanto e Daria. Questi martiri non hanno vera credibilità storica, anche se è certo che almeno all’epoca di Damaso i fedeli che si recavano nel santuario dovevano vedere queste sepolture e tributare loro un culto. Gli Itinerari altomedievali sono discordi nel localizzare altri martiri nello stesso santuario: Ilaria, Mauro, Giasone e i settanta soldati di cui si parla nella passio di Crisanto e Daria, ma è probabile che questi santuari fossero nelle vicinanze e non proprio nella chiesetta ipogea (Vedi Santuari di San Saturnino e di Sant’Ilaria). Entrata in uso: tra l’anno 366 e l’anno 384 Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia
Raccolta di ex voto: No Ubicazione originaria del Santuario: In senso più lato, possono essere considerati ex voto il carme posto da papa Damaso presso la tomba dei due santi e anche l’iscrizione apposta nel VI secolo nello stesso luogo, dopo i drammatici eventi delle guerre gotiche che comportarono anche la distruzione di diverse memorie martiriali nel suburbio romano. Le iscrizioni sono note solamente dalle sillogi altomedioevali.
Evidentemente al santuario dovevano essere legate tradizioni di miracoli se nel 590 papa Pelagio I decise di distribuire reliquie ex contactu (brandea) ai molti pellegrini che accorrevano il giorno della festa dei santi. A miracoli accenna anche il testo della passio, ma non è dato sapere molto di più in proposito.
Riguardo la fase più antica di vita del santuario, le due date indicate si riferiscono rispettivamente all’inizio del pontificato di Damaso, che compose un carme che ricordava alcuni martiri deposti insieme a quelli eponimi del santuario e ilpontificato di Paolo I che traslò le reliquie nella chiesa di San Silvestro in Capite, come è ricordato nell’iscrizione con la laista delle reliquie conservata nella chiesa. Per ciò che concerne l’abbandono, la data del 795 si riferisce alla fine del pontificato di Adriano I, il quale resturò il santuario. Secondo la passio Chrysanti et Dariae, databile nella prima redazione al VI secolo e comprendente la narraione del martirio di altri personaggi della via Salaria, i due furono arrestati, torturati e condotti sulla Salaria al tempo di Numeriano (283-284), gettati in una fossa e sepolti vivi sotto un cumulo di terra e sassi. La passio è pubblicata in Acta Sanctorum, Octobris, XI, Bruxelles 1864, pp. 437-495. Le epigrafi metriche che commemoravano sul posto i martiri eponimi e gli altri fedeli martirizzati nel santuario, sono note solamente dalle sillogi altomedievali. Dal Liber Pontificalis, sappiamo che papa Adriano I (772-795) restaurò (renovavit) il santuario (L.P. I, p. 509). La giurisdizione parrocchiale non è esplicitamente documentata, ma la si può dedurre dal fatto che il santuario, situato all’interno di una catacomba comunitaria, doveva dipendere da un titulus urbano.

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