Santi Primo e Feliciano

La Passio ricorda i martiri sepolti ad arcus intra arenarium e in arenario sepulta li ricorda anche il passo del Liber Pontificalis nel quale si parla della traslazione operata da papa Teodoro (Liber Pontificalis I, p. 332); tali espressioni, se riferite ad una situazione reale, indicherebbero che i martiri erano stati sepolti in un ambiente ipogeo. Di una basilica edificata nel corso del IV secolo sul luogo di sepoltura parla la Passio. Le rovine di una chiesa che il Bosio riteneva di poter identificare come quella di Primo e Feliciano esistevano ancora sulla via Nomentana, grosso modo nel punto indicato dalle fonti, ancora nel XVII secolo (Bosio, Roma Sotterranea, p. 416).Descrizione: Le tombe di Primo e Feliciano non sono state individuate. Nella Passio si dice che essi vennero sepolti in un arenarium situato al XIII miglio della Nomentana. I termini cronologici indicati vogliono indicare, convenzionalmente, il IV secolo. Entrata in uso: tra l’anno 313 e l’anno 399 Reliquia: Altra Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia Luogo: Altro
Raccolta di ex voto: No

La prima attestazione è quella del Martirologio Geronimiano (431-450), sebbene la Passio (vedi scheda: Leggenda di fondazione) faccia risalire la fondazione della chiesa al IV secolo. L’ultima notizia è contenuta in una visita pastorale della diocesi di Sabina del 1343; qui la chiesa è definita archipresbiterialis et dirupta. Nel 1737 il culto di Primo e Feliciano si celebra nella vicina chiesa di Santa Maria in Via, ciò che induce a ritenere che a quel tempo il santuario sorto sulla tomba del martire dovesse essere ormai abbandonato. E’ da notare come il santuario sorto sul luogo nel quale i due martiri avevano trovato sepoltura continuò ad essere frequentato anche dopo la traslazione dei loro corpi nella chiesa di Santo Stefano Rotondo, a Roma, effettuata dal pontefice Teodoro (642-649) (cfr. Liber Pontificalis I, p. 332: levate sunt corpora sanctorum martyrum Primi et Feliciani, qui erant in arenario sepulta …. Il pontefice Teodoro (642-649) trasferisce i corpi dei due martiri nella chiesa di Santo Stefano Rotondo, a Roma. Non si hanno documenti in proposito ma è presumibile che il santuario cadesse sotto la giurisdizione del vescovo della diocesi di appartenenza, come è attestato in altri casi. I termini cronologici indicati si riferiscono alla più antica attestazione dell’esistenza della diocesi di Nomentum, nota da una lettera scritta dal papa Innocenzo I a Decenzio vescovo di Gubbio.

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