Sant`Ippolito all`Isola Sacra

Quando papa Callisto II (1119-1124) unisce la sede di Santa Rufina e Seconda in Silva Candida a quella di Porto, la basilica di Sant’Ippolito, che ancora manteneva il titolo episcopale (anche se la residenza era ormai presso l’isola Tiberina), dovette essere restaurata. Pertinente a questa fase è la torre campanaria.Descrizione: Presunte ossa del martire sistemate nel IX sec. in un sarcofago strigilato, posto sotto l’altare maggiore. In realtà le ossa, rinvenute nello scavo degli anni ’70, risultano di più individui, ma un’epigrafe (+ Hic requi/escit bea/tus Ypoli/tus mar(tyr)), attesta l’autenticità delle reliquie. Sotto il sarcofago è stato individuato un preesistente deposito di ossa probabilmente pertinente ai lavori di sistemazione generale della basilica eseguiti nel VI sec.. Reliquia: Ossa
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile

Un’iscrizione voluta da papa Damaso (366-384) fa riferimento alla costruzione di una basilica dedicata ad Ippolito dal vescovo Eraclida. Essa è da considerare la più antica attestazione di vita del santuario e tale datazione è supportata da ritrovamenti architettonici e scultorei. Il 1256 è assunto come terminus post quem per fissare l’abbandono del santuario. In quell’anno, la presenza di un arciprete è indizio che la chiesa era ancora officiata, anche se non si può verificare il suo ruolo come santuario. Quale leggenda di fondazione è stata considerata la passio che risponde all’esigenza di conoscere con dovizia di particolari le figure dei santi venerati. Spesso compilate molto tempo dopo gli avvenimenti narrati (con topoi letterari e aggiunte dovute alla pietas), le passiones non hanno valore storico ma attestano un culto già radicato e riportano con buona fedeltà il relativo luogo di venerazione dei santi all’epoca della loro compilazione. In particolare, per Sant’Ippolito si creò una leggenda nel VI sec., che lo presenta come vescovo e scrittore di Porto. Le notizie della passio Hippolyti-Nonni, ripetute dagli itineraria di VII sec., passarono anche nel Martirologio Romano. (Cfr. Amore, in Bibliotheca Sanctorum, vol. VII, coll. 873-875). Ante 891 il vescovo di Porto, il futuro papa Formoso, trasporta le reliquie di Sant’Ippolito (insieme a quelle dei martiri Ercolano e Taurino), nella chiesa di S. Giovanni Calibita all’isola Tiberina, dove stabilisce la residenza episcopale. Nel 1463 Enea Silvio Piccolomini vide la chiesa senza tetto ma con le pareti (oggi crollate) ancora in piedi e la torre romanica senza campane. Ante 1585 papa Gregorio XIII trasforma il campanile in torre di avvistamento. Gli Stefaneschi che si fregiarono l’onore di avere partecipato alla battaglia del Garigliano del 916 contro i saraceni, compaiono proprietari in Porto e nelle saline a partire dal X sec.. Nel XII sec. curarono la sistemazione dell’altare maggiore sotto il quale posero i resti del ciborio di IX sec., ormai divenuto reliquia, sulle colonne del quale apposero il loro stemma familiare.

Isola Sacra, 00121 Rome, Metropolitan City of Rome, Italy
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