Sant`Ippolito

Al’intervento del presbitero Andrea, durante il pontificato di papa Vigilio (537-555), è da attribuire la creazione della basilichetta ipogea mediante l’allargamento del precedente cubicolo nel quale il martire era stato sepolto. La tomba del martuire viene isolata dalla parete di roccia e racchiusa forse in un altare a blocco. Per la creazione della basilichetta si distrugge anche una galleria che correva accanto al cubicolo. La parte terminale della basilichetta ipogea diventa un vero e proprio presbiterio.Descrizione: L’oggetto del culto era la tomba del martire Ippolito, presbitero della chiesa di Roma, scrittore, scismatico e antipapa al tempo di Callisto e Ponziano (ma per il complesso problema relativo all’identificazione del personaggio si veda la discussione in Amore, cit. in bibliografia); il sepolcro del martire era probabilmente un loculo scavato nella parete di un cubicolo della catacomba (ricostruzione della varie fasi del santuario in Bertonière, citato in bibliogr.). Entrata in uso: tra l’anno 354 e l’anno 354 Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia Luogo: Altro
Raccolta di ex voto: No Ubicazione originaria del Santuario: Ex-voto potrebbero essere considerate l’iscrizione di Damaso, quella di Vigilio e i graffiti dei pellegrini (ICUR VII, 20166, 19949-44).

La più antica attestazione si riferisce alla menzione contenuta nel Martirologio Geronimiano; il termine indicato come quello dell’inizio dell’abbandono del santuario si riferisce alla fine del pontificato di Leone IV, per iniziativa del quale il corpo del martire sarebbe stato traslato nella chiesa urbana dei SS. Quattro Coronati. Secondo il racconto contenuto nella Passio Polichronii, attribuibile al VI secolo, Ippolito, un ufficiale della guardia palatina e carceriere di Lorenzo, sarebbe stato da questi convertito e per questo condannato anche lui al martirio; il suo corpo e quello dei suoi compagni sarebbero stati seppelliti dal presbitero Giustino in campo iuxta nimpham ad latus agri Verani, idibus Augusti. Diversa è la tradizione riportata da Prudenzio, secondo il quale Ippolito, un presbitero, sarebbe stato condannato ad essere trascinato da cavalli in corsa e dopo il martirio sarebbe stato seppellito a Porto. La tradizione secondo la quale Ippolito sarebbe stato condannato ad essere trascinato da cavalli viene riportata da Prudenzio, il quale trovava un riscontro visivo di questa tradizione nella pittura esistente sopra la tomba del martire. Il Liber Pontificalis attesta restauri eseguiti nella basilichetta dal papa Adriano I (772-795): et cymeterium beati Yppoliti martyris … noviter restauravit (LP I, p. 154). Leone IV (847-55) trasla il corpo di Ippolito nella chiesa dei Santi Quattro Coronati (LP II, pp. 115-116); il nome di Ippolito è tuttavia ricordato, prima di questa traslazione, in un’iscrizione conservata a S. Silvestro in Capite, datata al tempo di Paolo I (757-767). Reliquie dello stesso martire vennero donate al re dei Franchi Pipino e traslate nel monastero di S. Dénis a Parigi. Come per gli altri santuari martiriali del suburbio è ipotizzabile una giurisdione parrocchiale, cioè una dipendenza di qualche tipo da uno dei tituli romani; non si possiedono comunque dati certi su quale fosse il titulus urbano dal quale dipendeva il cimitero: in un’iscrizione datata al 489 si menziona l’acquisto di un sepolcro da un presbitero del titolo di S. Prassede (ICUR VII, 19991); in altre due iscrizioni (una della metà del V secolo -ICUR VII, 20157- e una dell’anno 528 -ICUR VII, 19994-) si fa riferimento a due personaggi sepolti in questo cimitero e appartenenti al titolo di S. Pudenziana.

Via di S. Ippolito, 56, 00162 Roma, Italy
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