Santissima Trinità

Allo stato attuale, la chiesa appare completamente rimaneggiata: all’interno, le pareti, quasi del tutto spoglie, sono state tinteggiate di grigio; all’esterno, la facciata principale ha perduto la sua rappresentatività. Il portale, inquadrato da due colonne sormontate da un timpano spezzato, con un’edicola al suo interno, non viene più aperto da tempo e accesso alla chiesa è diventato il portale laterale sinistro. L’adiacente abitazione dei canonici è crollata del tutto e di essa permane solo una parete.Descrizione: L’oggetto di culto era costituito da un’edicola in pietra, con l’immagine della Santissima Trinità affrescata sulla parete cui era addossato l’altare. È difficile stabilire una datazione: l’affresco potrebbe risalire alla prima metà del Cinquecento, essendo attribuibile alla scuola di Cola dell’Amatrice, e l’edicola potrebbe essere coeva ad esso o di poco anteriore, anche se, attualmente, presenta decorazioni in stucco di epoca barocca. Immagine: Dipinto, Altro Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile

Il 1614 è l’anno in cui fu terminata l’edificazione del santuario che ebbe inizio intorno al 1612. Il suo abbandono fu dovuto, forse, a due cause concomitanti: da una parte, la cessazione dell’obbligo di residenza per i cappellani e, dall’altra, la drastica diminuzione dei fedeli. Attualmente, il santuario viene aperto per la Messa domenicale e per celebrare la festa della Santissima Trinità il 18 giugno. La leggenda di fondazione del santuario è desumibile dal Palma (Storia della città…, 1978). Egli narra soltanto che sul sito, dove ora sorge la chiesa, vi era un’edicola dedicata alla Santissima Trinità, affrescata sul muro cui era addossato l’altare. A molti di coloro che vi si recarono a pregare, Dio decise di dispensare grazie e miracoli e, ben presto, l’edicola divenne un santuario, costruito con le oblazioni dei fedeli e dei numerosi pellegrini. La prima giurisdizione fu vescovile ma anche dell’Università che, infatti, ogni anno aveva il compito di destinare al santuario dei cappellani. Nel 1661, dopo lunghe contese con il Vescovo, si stabilì di renderne perpetui quattro; essi, alternativamente, avrebbero risieduto nel santuario, divenuto, in tal modo, una cappellania residenziale. La cura spirituale del santuario era affidata a cappellani destinati annualmente dall’Università; quattro di loro, dal 1661, divennero perpetui. Essi dovevano celebrare la Messa nei giorni festivi ed amministrare il Sacramento della Penitenza. A tal fine, almeno due dovevano essere autorizzati alla Confessione: proposti in numero di quattro dal Capitolo, i più idonei venivano prescelti dal Vescovo. Il Preposto di Morge, che vantava pretese sul santuario, dal momento che esso sorgeva entro i limiti della sua parrocchia, allora in condizioni di decadenza, fu autorizzato a celebrare la Messa e ad ascoltare le confessioni qualora lo avesse ritenuto opportuno: in cambio, i cappellani gli avrebbero pagato la somma annua di dieci ducati. Il santuario fu edificato grazie all’elargizione di elemosine da parte dei pellegrini che si recavano a pregare all’edicola della Santissima Trinità. Divenute numerose, nel 1610 si nominò un “Depositario” delle oblazioni; nel 1613, si affidò l’amministrazione delle offerte raccolte e del santuario che si stava terminando a dodici cittadini, in accordo col Vescovo. Dopo la seconda metà del Seicento, l’amministrazione dei nuovi cespiti sopravvenuti fu unita a quella del Monte di Pietà, anch’essa subordinata all’Università. La gestione del Monte di Pietà fu affidata a dodici cittadini, insieme al Vescovo e al suo Vicario.

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