Beata Vergine delle Grazie

Il pilastrino arboreo (formella su acero) fu sostituito tra il 1836 e il 1841 da un oratorio. In una scrittura privata datata 19 giugno 1837 si dice che la chiesa doveva avere misure canoniche ricavate dalla Bibbia e cioè. 15 metri di lunghezza, 6 di larghezza, 8 di altezza. I lavori iniziarono il 27 agosto del 1837. Il 23 maggio 1841 venne inaugurato l’altare e il selciato del presbiterio e venne portata in processione nell’oratorio la tavoletta. La nicchia che la ospita viene completata nel 1843.Descrizione: Formella in terracotta a bassorilievo (altezza cm.25 per cm.20 larghezza) che ritrae la Madonna con Bambino, risalente al XVII secolo. Originariamente la formella era appesa ad un acero. La Madonna viene ritratta a mezza figura con le mani incrociate sul petto gli occhi abbassati. La proprietà della tavoletta venne rivendicata da una tale Maria Montanini. La tavoletta venne portata in processione all’interno dell’oratorio il 23 maggio 1841. Entrata in uso: tra l’anno 1600 e l’anno 1699 Immagine: Altro


Eventi anteriori alla fondazione del santuario. Secondo la tradizione, l’immagine (una formella in terracotta a bassorilievo originariamente appesa ad un acero), più volte trasportata nella chiesa parrocchiale, sarebbe poi sempre stata ritrovata nella sua posizione originaria sull’acero. Si narra inoltre che il 2 giugno 1836, in occasione del Corpus Domini, si verificò che mentre un mazzo di fiori portato da un fedele disseccò velocemente, attorno al tronco dell’acero germogliò una pianta di fava, andando a formare una ghirlanda a corona dell’effige. Da quel momento si registra una tradizione di miracoli tra i quali si ricorda la guarigione (2 luglio 1836) di tal Antonio Fulgeri e la guarigione del bambino di tal Pietro Scaglioni. Dopo i prodigi del 1836, la devozione verso la tavoletta si intensificò (si ha notizia dell’interessamento del vescovo di Modena verso l’accaduto) portando alla erezione di un capitello su cui venne posta la tavoletta. Fu il primo passo verso la costruzione del santuario. A favore di questa iniziativa si schierarono la famiglia Corsini (proprietaria del terreno su cui era stata collocata l’immagine) e Maria Montanini che rivendicò la proprietà dell’immagine. Si costituì inoltre un comitato per l’erezione del santuario che ottenne il permesso di costruzione di un piccolo oratorio da mons.Adeodato Caleffi, vescovo di Modena. A sostegno dell’iniziativa si schierò anche un certo Pietro scaglioni che scrisse alle autorità religiose (lettera datata 7 agosto 1836) di aver ottenuto dall’immagine miracolosa la guarigione del figlio. All’erezione dell’edificio non fu estranea la speranza dei verichesi di trovare una forma di intercessione e protezione contro il dilagare del colera. Secondo la tradizione l’immagine, più volte trasportata nella chiesa parrocchiale, sarebbe poi sempre stata ritrovata nella sua posizione originaria sull’acero. Si narra inoltre che il 2 giugno 1836, in occasione del Corpus Domini, si verificò che mentre un mazzo di fiori portato da un fedele disseccò velocemente, attorno al tronco dell’acero germogliò una pianta di fava, andando a formare una ghirlanda a corona dell’effige. Da quel momento si registra una tradizione di miracoli tra i quali si ricorda la guarigione (2 luglio 1836) di tal Antonio Fulgeri e la guarigione del bambino di tal Pietro Scaglioni. All’erezione dell’edificio non fu estranea la speranza dei verichesi di trovare una forma di intercessione e protezione contro il dilagare del colera. La data indicata per l’entrata in vigore della prima parrocchia è quella relativa al documento più antico conservato. BIBLIOGRAFIA – I seguenti testi, già inseriti nel repertorio bibliografico in collegamento a santuari della diocesi di Modena, presentano riferimenti e bibliografia utili per la ricerca in corso: LIBRO – BALDELLI FRANCA, Gli archivi parrocchiali della provincia di Modena, 1994. (Il lavoro prende in esame tutte le parrocchie della diocesi Modena-Nonantola ricostruendone brevemente la storia e il patrimonio documentario. In particolare: Oratorio della Beata Vergine delle Grazie: p. 140) – LIBRO – SILINGARDI GIANCARLO, Santuari Mariani Modenesi, Modena 1979 (Oratorio della Beata Vergine delle Grazie: pp. 208-209) – LIBRO – MONTANARI GIANCARLO, Itinerari mariani, Modena 1991, (L’ autore prende in esame alcuni fra i principali oratori e santuari dedicati alla Vergine della diocesi di Modena-Nonantola fornendo notizie sulla storia, l’ arte, la devozione: Oratorio della Beata Vergine delle Grazie: I, 136-143) – ARTICOLO IN MISCELLANEA – PEZZOLI S., Repertorio generale dei santuari in Emilia Romagna, in Arte e santuari in Emilia Romagna, Cinisello Balsamo 1987 (Diocesi di Modena: Oratorio della Beata Vergine delle Grazie: p. 203) – LIBRO – LONGAGNANI, MANICARDI, SCHIFANI CORFINI , Le Case le Pietre le Storie. Itinerari nei comuni della provincia di Modena, Modena 1980 (Breve descrizione del contenuto: è una guida, a cura della Provincia di Modena, che prende in rassegna tutti i luoghi da visitare nei singoli comuni. All’ inizio sono proposti anche alcuni itinerari tematici, uno dei quali è proprio dedicato ai santuari. Oratorio della Beata Vergine delle Grazie: p. 255) – LIBRO – Amministrazione Provinciale di Modena. Istituto per i beni culturali dell’ Emilia Romagna, Insediamento storico e beni culturali. Il Frignano. Comuni di Fanano, Fiumalbo, Montecreto, Pievepelago, Riolunato, Sestola., Modena 1998 (Oratorio della Beata Vergine delle Grazie: vol.I, 67) – LIBRO – AA.VV I mille santuari Mariani d’ Italia illustrati, Roma 1960 (Oratorio della Beata Vergine delle Grazie) -. Nel 1845 Papa Gregorio XVI concesse un’indulgenza plenaria 6 volte l’anno in corrispondenza delle feste dedicate alla Vergine. Nel 1837 Giuseppe Corsini cedette gratuitamente il terreno su cui sorgeva l’acero all’arciprete di Verica, don Pellegrino Lotti, affinché vi potesse costruire un oratorio. Giuseppe Corsini fu l’originario proprietario del terreno su cui sorgeva l’acero della formella e successivamente il capitello. Nel 1837 Giuseppe Corsini cedette gratuitamente il terreno su cui sorgeva l’acero all’arciprete di Verica, don Pellegrino Lotti, affinché vi potesse costruire un oratorio.

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