Cappella del Santo Anello nel Duomo di Perugia

Descrizione: Anello in onice o calcedonio di color verde-bluastro, trasparente e con le pareti di grosso spessore risalente all’epoca tardo romana. Entrata in uso: tra l’anno 1473 e l’anno 1488 Reliquia: Altra
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile Note sulla raccolta: In Perugia non sono attestati ex voto relativi al S. Anello. L’unico che può esser considerato come tale è una corona di argento dorato sparsa di rubini e diamanti donata da Ippolito della Corgna nel 1716.

Il culto perugino del S. Anello è strettamente legato alla presenza della reliquia in città. La reliquia fu infatti rubata dalla città di Chiusi che la custodiva fin dal IX secolo, anche se un’altra tradizione la vuole in città fin dal III secolo quando quivi fu portata da Roma dalla nobildonna romana Mustiola, poi santa. Tra la metà e la fine del XIX secolo vi fu una flessione devozionale nei confronti della reliquia conseguente alla progressiva laicizzazione della vita quotidiana, ma la creazione attorno al cimelio di un alone storico restituì forza ed impulsi al culto del S. Anello. Ampia bibliografia sia per la costruzione della chiesa di S. Mustiola a Chiusi che per l’erezione della Compagnia del S. Anello e cappella di S. Giuseppe che ospita ora la reliquia. Mustiola, santa che secondo una delle tradizioni avrebbe per prima avuto la reliquia era venerata fin dal XIII secolo in Perugia prima, quindi, dell’arrivo dell’anello, ma non come tramite del cimelio. La rivelazione della santa come la Scopritrice della reliquia avviene in Perugia nel 1857 grazie allo studio di A. Rossi promosso dalla Confraternita per far luce sulle vicende storiche dell’anello sponsale della Vergine. In realtà studi approfonditi condotti intorno agli anni ’50 hanno evidenziato che la popolazione ebraica del I sec. A.C./D.C. non aveva alcuna consuetudine a scambiarsi questo pegno durante il matrimonio. L’analisi storica più accreditata condotta su questo anello lo definisce anello sigillo maschile risalente al primo secolo D.C.. Tradizioni strettamente locali evidenziano devozioni particolari nel corso dei secoli. 1640: il Cardinal Baldeschi vieta di toccare il S.S. anello con corone, gioielli, candele, anelli soprattutto di donne di malaffare. 1644: il Vescovo Monaldi continua la tradizione introdotta da De Torres di cantare le litanie ogni sabato con annessa indulgenza. 1988: riprendono le ostensioni interrotte a causa dei lavori di restauro. Intervento di Sisto IV (1471-1485) a placare la diatriba tra Chiusi e Perugia per il possesso della reliquia. Il Papa si pronunciò in favore di Perugia. In molti studi è espressamente indicato che per chi visita la reliquia non vi è sconto di pena. C’è da segnalare comunque che l’ostensione più frequentata era quella del 7 agosto inserita nel percorso dell’indulgenza del perdono di Assisi. Il Vescovo De Torres (1624-1634) aveva introdotto la consuetudine del canto delle litanie ogni sabato con annessa indulgenza. Questa usanza fu poi ripresa da Mons. Monaldi (1643-1658). Durante l’ingresso solenne dell’anello in cattedrale i priori consegnarono la reliquia al Vescovo. La cura della preziosa reliquia fu affidata dal Vescovo alla Confraternita dello Sposo di Maria nata proprio con questo scopo, sull’onda della predicazione di Bernardini da Feltre. La Confraternita si fece carico di ricorrenti iniziative economiche tendenti a vivificare il culto dell’anello. Commissionò opere d’arte per la Cappella, come ad esempio lo sposalizio della Vergine del Perugino (1500-1503) collocato originariamente sull’altare della Cappella ma sottratto in età napoleonica ed oggi a Caen, ed opere di ricerca storica sull’autenticità e veridicità della reliquia.

Perugia, Italy
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