Crocifisso del Buon Gesù

La chiesa è costituta da una navata unica terminante con un’abside poligonale a cinque lati; l’aula rettangolare presenta una copertura lignea sorretta da sei archi trasversali, l’abside è coperta da una volta a spicchi sorretta da costoloni poggianti su colonnine pensili.Descrizione: La statua lignea, risalente all’ultimo quarto del XV secolo e probabilmente opera di un artista tedesco,rappresenta, quasi a grandezza naturale, Cristo ancora vivo (gli occhi sono socchiusi), anatomicamente abbastanza definito e in un atteggiamento di contenuta sofferenza, senza esasperate tensioni drammatiche. Immagine: Statua


Nel 1489 si trova documentata per la prima volta a Piediluco la confraternita del ‘Buon Gesù’, che potrebbe essere connessa alla presenza della statua lignea da sempre identificata con questa denominazione. L’esame stilistico conferma questa datazione all’ultimo quarto del XV secolo. Il crocifisso ligneo di Piediluco, custodito ‘ab immemorabili’ (fin dal suo leggendario arrivo nel paese) nella chiesa di San Francesco, costituisce un’ulteriore testimonianza in territorio umbro della ‘adozione’ di tale tipo di immagine di culto nelle chiese francescane. La diffusione di immagini sacre ‘mobili’, caratterizzate da uno stile fortemente patetico (volto a sottolineare l’umanità del Cristo), era funzionale alla ricerca di una forte comunicazione con i fedeli, comunicazione che doveva passare anche attraverso il contatto ‘fisico’ con il mondo sacro. La devozione popolare ha da sempre dedicato una particolare attenzione al crocifisso di Piediluco e tale attaccamento si è espresso nei secoli attraverso una vasta gamma di interessanti ‘rituali’ in cui la vicinanza, il contatto con la statua, il suo ‘spostamento’ sacro –la processione- hanno costituito il momento focale della comunione col divino. Il culto per l’immagine del crocifisso sembra essersi accresciuto soprattutto dal momento in cui, dopo la soppressione dei conventi francescani minori disposta da Innocenzo X nel 1652, la chiesa di San Francesco divenne sede del clero secolare e il crocifisso venne presentato ai fedeli come espressione di tutta la Comunità religiosa e non soltanto di una parte di essa (i francescani). La devozione per tale immagine è tutt’oggi viva, anche se l’impossibilità di toccare e spostare il crocifisso, decisa dalle autorità in seguito al recente restauro, vanno ad intaccare il plurisecolare rapporto di contiguità fisica instaurata fra statua e cittadini. La leggenda vuole che il Crocifisso, proveniente da Terni e diretto verso Rieti (una variante della tradizione inverte origine e destinazione) si trovasse in viaggio su di un carro trainato da due cavalli. Gli animali, giunti davanti alla chiesa di San Francesco, si rifiutarono di proseguire e nulla valse a smuoverli. Gli abitanti del borgo interpretarono questa ostinazione soprannaturale come un segno divino e dopo tre giorni la statua lignea venne definitivamente accolta nella chiesa di San Francesco. Prima degli anni sessanta, quando si decise di sottoporre a restauro il crocifisso logorato e brunito da secoli di esposizione e di contatto con i fedeli, la sacra immagine era mantenuta fisicamente vicina ai devoti, che potevano impetrarne la protezione attraverso un concreto rapporto, portandola in processione, toccandola e baciandola. Dopo il restauro, che restituì alla popolazione una statua recuperata nei suoi colori originari, il legame fra piedilucani e Buon Gesù andò progressivamente affievolendosi: sia le tinte originarie non rispondevano più all’idea che si era ormai sedimentata nell’immaginario di quella collettività, sia il divieto di portare in processione il protettore impediva ormai di consumare un rito tanto antico quanto determinante per consolidarne la devozione. Il Crocifisso risulta essersi trovato nella chiesa francescana fin dalle origini e durante le processioni cittadine veniva portato dai membri dell’ordine. Dopo il 1652 quando vennero soppressi i piccoli conventi francescani, la chiesa di San Francesco venne occupata dal clero secolare che rilanciò il culto del crocifisso, assumendolo come ‘rappresentante-protettore’ centrale di tutta la comunità, non più appartente ad una porzione di essa (il clero regolare). Sul finire del XV secolo, data che combacerebbe con la datazione attribuita alla statua, è documentata l’esistenza a Piediluco di una confraternita detta ‘del Buon Gesù’, plausibilmente incaricata della cura del Crocifisso. Non vi sono documenti che testimonino o permettano di ricavare il/i committenti della statua lignea (la leggenda di fondazione non fornisce indizi in proposito): fra le ipotesi formulate si parla di un possibile legame della statua e della confraternità del Buon Gesù con gli echi della predicazione di San Bernardino, che la tradizione vuole abbia soggiornato anche a Piediluco.

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