Madonna del Divino Amore

Descrizione: Affresco del XIV sec., attribuibile alla scuola del Cavallini, rappresentante la Vergine in trono con in braccio Gesù Bambino, entrambi sovrastati dalla colomba, simbolo dello Spirito Santo. Il dipinto era posto su una delle torri di cinta di Castel di Leva che, nel 1740, anno del miracolo di fondazione, era già diroccato. Entrata in uso: nell’anno 1745 Immagine: Dipinto
Tipologia degli ex voto: Tavolette o lamine con iscrizioni, Tavolette dipinte, Oggetti di oreficeria, Figurine antropomorfiche, Protesi vere o rappresentate, Oggetti vari, Fotografie, Altro Conservazione attuale: Sulle pareti e appesi alle volte.

La tradizione indica talora in un missionario talora in un pellegrino diretto a Roma nel 1740 il protagonista della leggenda di fondazione: l’uomo aggredito da cani feroci ebbe salva la vita dopo aver invocato l’icona della Madonna affrescata sulla torre dell’antica fortezza di Castel di Leva terreno di proprietà della Compagnia delle Vergini Miserabili di S. Caterina della Rosa. Il miracolo diede inizio ad un pellegrinaggio alla Immagine che fu tolta dall’antico muro e portata nella chiesa parrocchiale di Santa Maria ad Magos, posta nella tenuta detta la Falconiana di proprietà del Capitolo di San Giovanni. Sorse una controversia tra il Capitolo e la Compagnia sulla proprietà dell’icona diramata dalla Sacra Rota nel 1742-1743 che l’affidò a quest’ultima. Nel 1745 fu trasportata con solenne processione nel sito originario dove erano stata fatta costruire una cappella e una casa per il custode. Per l’occasione Benedetto XIV concedette un’indulgenza a coloro che avessero partecipato alla processione e stabilì che la festa doveva cadere il lunedì dopo la Pentecoste. In occasione dell’anno santo il 31 maggio del 1750 fu consacrata la nuova chiesa. Il primo centenario: alla fine dell’Ottocento i pellegrini si recavano il giorno della festa del Divino Amore per partecipare alle celebrazioni e ricevere una copia dell’Immagine miracolosa e prelevare l’olio posto nelle lampade che ardono davanti l’immagine. Alla fine del XVIII secolo si costituì a Roma la Confraternita del Divino Amore che ebbe sede nella chiesa dei SS. Simone e Giuda fino al 1798 in seguito alla soppressione della chiesa. Nel 1800 la congregazione si spostò a S. Stefano in Piscinula e quindi nella chiesadi S Cecilia e S. Biagio in Campo Marzio, della quale ottennero il possesso, nel vicolo dei Materazzari che cambiò nome in vicolo del Divino Amore. Un anno particolarmente significativo per lo sviluppo del culto fu il centenario nel 1840: il comitato organizzatore stimò che i pellegrini sarebbero decuplicati rispetto al normale flusso e venne ingrandita la chiesa con una costruzione provvisoria in legno. Per l’occasione furono impreziosite con gemme le corone che ornavano la Madonna e il Bambino. Fu inoltre innalzato un trono per il protettore del santuario che a quel tempo era mons. Fransoni. Scrive Giovanni de Conti Zamboni (p. 16) che “Per i venditori degli oggetti di divozione si allocarono banchetti per la china del colle”, tra gli oggetti vi era una immagine della Madonna fatta stampare per l’occasione. La strada che portava a Roma fu interamente rifatta e appianata. Le feste del centenario, iniziate il 5 giugno, durarono otto giorni e parte delle celebrazioni furono affidate al clero e al popolo dei Castelli Romani. A partire dagli anni Trenta sotto il rettorato di Umberto terenzi il santuario ebbe un nuovo impulso devozionale. Sotto il rettorato di Umberto Terenzi Il Terenzi fonda l’Opera della Madonna del Divino Amore e i due ordini dei Sacerdoti oblati interdiocesani e delle Figlie della Madonna del Divino Amore. Il 21 aprile 1931 si istituisce un servizio regolare di trasporti automobilistici tra il santuario e Roma. Venne quindi costruito un asilo e una stazione ferroviaria sulla linea Roma – Napoli. Intanto il Santuario diviene proprietà del Vicariato e l’8 dicembre del 1932 viene eretta parrocchia. Durante i bombardamenti dopo l’armistizio l’Immagine fu trasporta nella basilica di s. Lorenzo in Lucina e quindi nella più capiente chiesa di Sant’Ignazio. Papa Pio XII volle che la novena di Pentecoste e l’Ottavario seguente fossero celebrati per implorare da Maria la salvezza di Roma. Il 4 giugno del 1944 i romani fecere un voto solenne alla Madonna del Divino Amore “per la salvezza di Roma” e promisero di rinnovare il santuario di Castel di Leva. La sera stessa “come per miracolo” i tedeschi evacuarono la città. L’11 giugno lo stesso Pio XII si recò a S. Ignazio per una visita di ringraziamento proclamando la Madonna del Divino Amore “Salvatrice dell’Urbe”. Il 12 settembre di quell’anno l’Immagine fu riportata al Castel di Leva. Giovanni Paolo II elesse il santuario del Divino Amore per aprire l’anno mariano il 7 giugno 1987. Un pellegrino – o, secondo un’altra tradizione un sacerdote -, assalito da cani feroci, ebbe salva la vita dopo aver invocato la Madonna affrescata sulla torre dell’antica fortezza di Castel di Leva. Un mosaico, nella cripta del santuario, ricorda il primo miracolo del pellegrino salvato dai cani nel 1740 (v. Nicola Tommasini, Il Divino Amore. Storia…, p. 10). Indulgenza plenaria (1745) concessa da papa Benedetto XIV in occasione del trasferimento dell’immagine della Madonna dalla tenuta di Falcognana nella nuova chiesa di Castel di Leva. L’indulgenza fu concessa a tutti i partecipanti e a tutti quelli che visitarono l’immagine nei sette giorni successivi. Alla morte di Umberto Terenzi il card. Ugo Poletti affidò all’ordine la cura del santuario.

00134 Castel di Leva RM, Italy
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