Raccolta di ex voto: No
L’inizio della vita del santuario va posto intorno alla metà del V secolo: a questa epoca risale, infatti, sia la notizia della morte di Ottato, vescovo africano di Vescera (che alcuni pensano morto a Roma e sepolto a Callisto, altri morto in Africa e traslato a Roma), sia la pittura della cripta di S. Cecilia che li raffigura entrambi, secondo una lettura recente di F. Bisconti (Il lucernario di S. Cecilia. Recenti restauri e nuove acquisizioni nella cripta callistiana di S. Cecilia, Rivista di Archeologia Cristiana 73, 1998, pp. 307-339). L’abbandono del santuario si deve al trasporto precoce delle reliquie nella chiesa di San Silvestro in Capite per volere di Paolo I (757-767). Stranamente un’altro prelevamento di reliquie di Ottato da Callisto è attribuito anche a Pasquale I (Liber Pontificalis II, p. 64), che le fece riporre con le spoglie degli altri martiri a Santa Prassede. Ottato è rappresentato anche nelle pitture altomedievali della cripta di papa Cornelio (cfr.), prova della particolare devozione che il vescovo riscuoteva nel complesso callistiano. Negli scavi dell’Ottocento nella cripta dei papi vennero alla luce alcuni frammenti dell’epitaffio di questo personaggio, il quale ebbe anche una relazione epistolare con il vescovo di Ippona Agostino a proposito della generazione delle anime (Valentini – Zucchetti, II, p. 149, n. 1).
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