San Ciriaco in Thermis

Come si è accennato, non conosciamo nei particolari l’articolazione architettonica del santuario, del quale sono state messe in luce soltanto alcune parti; nel 1873-74, sotto il padiglione SO del Ministero delle Finanze (e dunque nell’ambito del complesso termale dioclezianeo), si sono rinvenuti lacerti di un’abside, di muri e di quattro arcate; questi resti sono stati messi in relazione dal Krautheimer e Huelsen con il titulus Ciriaci, sulla base anche di un disegno degli Uffizi di Sangallo il Vecchio che mostrava l’esistenza di un oratorio in quel luogo, e della pianta del Du Perac. Altri studiosi (Armellini, de Rossi), invece, ritengono che la chiesa possa identificarsi con alcuni resti archeologici rinvenuti sotto il padiglione NO del Ministero (e , dunque, fuori delle Terme). La prima ipotesi sembra più parobabile, considerando che la chiesa era denominata in antico in Thermis; secondo la recente ipotesi di M. Cecchelli, questa duplicità di resti archeologici, all’interno e all’esterno del recinto delle Terme, andrebbe spiegata con l’esistenza di due organismi archietettonici separati, il titulus vero e proprio e il monastero di San Ciriaco, attestato già dal X secolo. Secondo la ricostruzione del Krautheimer, il titolo originario sarebbe stato un largo edificio, succesivamente rimaneggiato e trasformato in una piccola basilica a tre navate, con quattro arcate per parte e con annessa una cappella.Descrizione: Secondo la tradizione riportata negli Acta Marcelli (Acta Sanctorum, Ian., II, pp.369 ss.), la chiesa sarebbe stata edificata sulla casa del diacono Ciriaco. Questa tradizione, già affermata nel VI secolo, confondeva due personalità distinte: il Ciriaco fondatore del titolo urbano e il martire Ciriaco della via Ostiense. Entrata in uso: tra l’anno 500 e l’anno 599 Epifania: . Luogo: Altro
Raccolta di ex voto: No

Il titulus è menzionato nella lista dei partecipanti al sinodo romano del 499. L’edificio viene ancora nominato nel catalogo del 1492, ma alla fine della lista e tra le chiesa ormai in rovina (Huelsen, p. 71); il Panvinio sostiene che al suo tempo la chiesa era abbandonata, e che il titolo di San Ciriaco era stato trasferito da papa Sisto IV (1471-1484) alla chiesa dei Santi Quirico e Giulitta; infatti, nell’elenco dei cardinali titolari del 1555, i due titoli sono nominati insieme. Alcune descrizioni del secoli XVII e XVIII, indicano l’esistenza dei ruderi della basilica nella vigna dei monaci celestiniani, presso le terme di Diocleziano (Krautheimer, p. 115). Negli Acta Marcelli, si dice che l’imperatore Diocleziano donò ad alcuni cristiani che lavoravano per la costruzione delle Terme una piccola casa; il diacono Ciriaco, assimilato al conditor del titolo romano, avrebbe adibito questa casa per riunioni liturgiche cristiane. Dopo la morte di Diocleziano, l’imperatore Massimiano avrebbe condannato a morte Ciriaco con i suoi compagni, sepolti poi sulla via Ostiense. Questa leggenda, nata verso la fine del V secolo, doveva basarsi sul fatto che nella chiesa di San Ciriaco esistevano delle strutture assimilabili a quelle di una casa; inoltre, l’agiografo, doveva spiegare in questo modo, con una donazione imperiale, il fatto che la chiesa fossa stata edificata in un luogo pubblico. Ancora agli inizi del XVIII secolo, la tradizione della casa-memoriale del santo è conosciuta dal Piazza (Krautheimer, p. 115). La chiesa di San Ciriaco fu oggetto di restauri e donazioni da parte dei papi Adriano I, Leone III, Gregorio IV, Benedetto III. Nell’elenco delle chiese e abbazie romane di Giovanni Diacono e Pietro Mallio, la chiesa di San Ciriaco in Termas era sotto la giurisdizione del cardinale di Santa Maria Maggiore. Una bolla papale, probabilmente di Benedetto IX, attribuiva a Santa Agnese fuori le mura la giurisdizione della chiesa di San Ciriaco cum domibus, ortis et puteo (Huelsen, p. 245). Il santuario ebbe la dignità di titulus romano. Almeno dalla fine del X secolo alla chiesa era annesso un monastero; nel 1091, Urbano II (1081-1099) accolse la richiesta di San Brunone, fondatore dell’ordine dei Certosini, di utilizzare i ruderi delle terme di Diocleziano per una nuova fondazione monastica; il pontefice, affidò allora a questo ordine il monastero e la chiesa di San Ciriaco (Armellini-Cecchelli, p. 1017).Nel Catalogo di Torino, si dice che la chiesa era officiata da quattro frati ordinis Cartusiensis. Il titulus era affidato in origine al clero secolare; conosciamo alcuni nomi di questi presbiteri grazie agli atti dei sinodi romani del 499 e del 595.

Rione I Monti, Roma, Italy
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